Difendere il dialogo
Ci si chiede di amare o detestare questo o quel paese, questo o quel popolo...
Ma siamo in tanti ad avvertire anche troppo bene le nostre somiglianze con l’umanità intera per accettare una scelta del genere.
Il modo giusto per voler bene al popolo russo, riconoscendo quel che non ha mai cessato di essere, quel lievito del mondo di cui parlano Tolstoj e Gorkij, non è augurargli imprese degne di una grande potenza: è fare in modo di risparmiargli, dopo tutte le prove passate, un nuovo terribile tributo di sangue. E la stessa cosa vale per il popolo americano e l’infelice Europa. È questo il tipo di verità elementare da non dimenticare mai.
Sì oggi vanno combattuti la paura e il silenzio, e con essi la separazione delle persone e delle anime che quelli comportano. Mentre vanno difesi il dialogo e la comunicazione universale e reciproca tra gli uomini.
La subalternità, l’ingiustizia e la menzogna sono i flagelli che ostacolano la comunicazione e impediscono il dialogo. Ecco perché dobbiamo respingerle.
Sennonché quei flagelli sono oggi la sostanza stessa della storia e, pertanto, molti li considerano dei mali necessari. E’ vero, infatti, che non possiamo sfuggire dalla storia, dato che ci siamo dentro fino al collo, ma è anche vero che possiamo cercare di lottare, dentro la storia, per preservare quel fattore umano che sembra non appartenerle.
Albert Camus Questa lotta vi riguarda. Corrispondenze per “Combat” 1944-1947 . Bompiani
(dal blog In cammino di Pasquale Lubrano)