Dieci princìpi per una novità
Il nostro approfondimento sulla nuova evangelizzazione, in vista del prossimo Sinodo dei vescovi, continua con la pubblicazione di una conversazione del 24 febbraio 2002. Ne riportiamo la prima parte. Come mai alla parola evangelizzazione è stato aggiunto l’aggettivo nuova? Lo ha fatto Giovanni Paolo II nel 1983. Durante gli anni seguenti, poi, ha formulato dei princìpi, delle caratteristiche di questa nuova evangelizzazione. Intanto occorre dire che, fin dai primi decenni del Novecento, aveva in certo modo pronunciato questa parola nuova lo Spirito Santo, quando ha iniziato a mandare sulla terra – come fa di tempo in tempo – carismi particolari, per una rievangelizzazione della cristianità, che ne aveva bisogno, ed una più estesa evangelizzazione dell’umanità, dando origine così a vive e vibranti nuove forme associative, come i movimenti, appunto, e le comunità ecclesiali. I princìpi e le caratteristiche più importanti della nuova evangelizzazione annunciata dal Santo Padre sono una decina: l’evangelizzazione deve essere nuova nel suo ardore; nuova nei suoi metodi; nuova nelle sue espressioni. Il primo annuncio che deve fare è: L’uomo è amato da Dio. Essa è destinata alla formazione di comunità ecclesiali mature. Per la nuova evangelizzazione occorre prima evangelizzare sé stessi. La Parola del Vangelo che metterà in rilievo sarà l’amore. Dovrà far attuare il Comandamento nuovo di Gesù. Non la si potrà realizzare senza puntare sulla santità. Per una nuova evangelizzazione necessiterà naturalmente anche la Parola detta. Come si sa, le Parole di Gesù: Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura segnano la nascita dell’evangelizzazione. Esse erano dirette ai suoi apostoli, ai loro successori ed a quanti avrebbero collaborato con loro. E per venti secoli è stato così. Tutti i cristiani, e non solo, sono a conoscenza di missionari vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e qualche laico che, lasciando patria, casa, famiglia, lavoro, studi…, hanno adempiuto, lungo i secoli, questo comando. E a tutti è noto quale tipo di vita essi abbiano scelto per compiere tale missione; e quale esistenza, spesso eroica, abbiano condotto e conducano, ancor oggi, per annunciare il Vangelo alle genti. Evangelizzazione questa che, pensiamo, continuerà. Tuttavia oggi la Chiesa, per bocca del papa, afferma la necessità di una nuova. Anzi, parlando ai vescovi del Celam in Haiti, già il 9 marzo ’83, il Santo Padre precisava: Nuova nel suo ardore . E sarà tale se, man mano che procede, cresce, in chi la promuove, l’unione con Dio. L’evangelizzare gli altri, i prossimi, il mondo, ha da portare, dunque, un aumento dell’unione con Dio in chi la opera? Può apparire nuovo quest’accostamento, ma non è così. Emerge infatti dalla Scrittura e dall’esperienza del nostro movimento, che – come afferma Paolo nell’inno alla carità – nulla vale se non è animato dall’amore al prossimo: nemmeno quindi l’evangelizzazione. Poiché, però, vi è uno stretto legame fra l’amore al prossimo e l’amore a Dio, più cresce l’uno, più aumenta l’altro e viceversa. Noi portiamo sempre l’esempio della pianticella: più cresce la sua radichetta, più s’alza il fusticino. E più s’allunga quest’ultimo – per il contributo dell’ossigeno, ad esempio -, più s’affonda la radichetta. Ecco, quindi, la possibilità per tutta la Chiesa di un’evangelizzazione nuova che fa crescere l’unione con Dio, l’ardore nei cuori. Secondo principio: quest’evangelizzazione deve essere nuova nei metodi. Lo ha detto il Santo Padre nel 1988, in un’omelia a Salto, in Uruguay. Nuova nei metodi significa che, questa volta, sarà attuata non solo da persone speciali, come sarebbero gli ecclesiastici o i religiosi, ma dall’intero popolo di Dio. Vanno mobilitati, dunque, tutti i fedeli. Ed anche qui: non è forse così per il nostro movimento, come per tutti gli altri in genere? Lo Spirito Santo, nel caso nostro, ha scelto sin dall’inizio proprio laici, o meglio laiche, per suscitare questa realtà ecclesiale, che è strumento di evangelizzazione. E tuttora il nostro movimento, anche se comprende tutti gli stati di vita, dai bambini ai vescovi, è costituito prevalentemente da laici. È anche qui, dunque, il popolo che evangelizza e lo fa da quasi sessant’anni. Ora però questo metodo deve diventare prassi per tutta la Chiesa.