Dieci anni di Charta Oecumenica

I rappresentanti delle Chiese cristiane europee di varie denominazioni si sono dati appuntamento a Friburgo per celebrare la ricorrenza
charta oecumenica
«Riteniamo gli obiettivi e gli impegni della Charta Oecumenica decisamente attuali e invitiamo i fedeli delle Chiese che sono in Italia a farli propri di tutto cuore, tornando a meditare questo importante documento». È quanto si legge in un messaggio scritto dai rappresentanti delle Chiese cristiane in Italia in occasione del decimo anniversario del documento ecumenico europeo.

 

Dieci anni fa a Strasburgo, con un solenne atto commemorativo, il cardinale Miloslav Vlk e il metropolita Jérémie (Kaligiorgis), firmarono la Charta Oecumenica. Un documento importante alla cui elaborazione si arrivò dopo anni di incontri e stesure. Fu un progetto coraggioso e ardito alla cui realizzazione hanno collaborato le Chiese cristiane della varie denominazioni. L’idea nacque per la prima volta alla seconda Assemblea ecumenica europea di Graz (Austria) nel 1997. Solo dopo quattro anni – il 22 aprile del 2001 – si arrivò finalmente alla firma conclusiva e il testo fu presentato anche al Consiglio d’Europa. C’era aria di solennità e di festa, la consapevolezza di aver raggiunto un traguardo importante per la storia delle Chiese cristiane in Europa.

 

La Charta rappresenta in qualche modo una bussola che aiuta ad orientare la presenza e l’azione dei cristiani nel continente europeo. Merita davvero di essere letta con attenzione perché delinea paragrafo per paragrafo l’impegno per il diritto della libertà religiosa; il ripudio del nazionalismo e del razzismo; l’azione delle Chiese per la riconciliazione dei popoli e delle culture; lo speciale rapporto che lega i cristiani agli ebrei, fino a sottolineare in modo chiaro ed inequivocabile l’importanza del dialogo con l’islam e le altre religioni.

 

Negli anni a seguire il testo ha avuto una capillare diffusione sul territorio. È stato tradotto in una trentina di lingue, compreso l’arabo e l’armeno, e si sono organizzati incontri locali per l’approfondimento e la presentazione delle sue linee principali.

 

Il silenzio di questi ultimissimi anni non hanno assopito l’interesse per il documento. Il testo ha inciso in modo sotterraneo ma costante nella vita delle istituzioni europee, grazie alle persone che non hanno cessato in questi anni di prendere sul serio gli impegni solennemente assunti. Il 12 aprile scorso l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha citato ampiamente la Charta Oecumenica in una raccomandazione su "La dimensione religiosa del dialogo interculturale". Segno che anche l’Europa istituzionale vede nel testo una dichiarazione esemplare per dire l’impegno comune dei cristiani nel promuovere i valori che sono alla base della costruzione europea.

 

Per celebrare la ricorrenza, i due organismi che hanno redatto il testo dieci anni fa – il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) e la Conferenza della Chiese europee (Kek) – si sono dati appuntamento il 9 maggio scorso a Friburgo per "fare memoria" del passato e soprattutto per volgere lo sguardo al futuro del movimento ecumenico europeo. Le Chiese avvertono oggi l’urgenza (parlano addirittura di «imperativo morale») di procedere sul cammino di unità e comunione nel continente europeo, per rispondere – è stato detto – alla «enorme sete di Dio» che si avverte oggi nel mondo.

 

In Italia non sono molto le iniziative ufficiali che vedono le Chiese cristiane esporsi all’opinione pubblica insieme. Lo hanno fatto qualche giorno fa e lo hanno fatto per la Charta Oecumenica. Sono notizie che danno gioia perchè contribuiscono a dare ossigeno nuovo all’ecumenismo italiano. E in un messaggio alla nazione, così le Chiese scrivono: «Le difficoltà del presente non debbono indurci alla rassegnazione o al pessimismo, che si rivelerebbero mancanza di fiducia nella potenza dello Spirito Santo. La Charta Oecumenica rappresenta una bussola in un tempo in cui “la Parola del Signore è rara e le visioni non sono frequenti”, è un programma ancora valido che può orientare il nostro impegno comune e la nostra attesa».

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