Dichiarazione d’amore
«Con le nostre figlie abbiamo l’abitudine di scambiarci lettere o disegni. La più grande scrive già correttamente, la più piccola sta ancora imparando ed esprime le sue idee dipingendo o disegnando. Ci scambiamo le nostre missive in modo romantico o avventuroso.
«A volte troviamo una lettera sopra o sotto il cuscino, a volte mi aspetta appoggiata alla tazza del caffè pomeridiano o fissata con la calamita sul ripiano metallico della cucina, altre volte è scritta direttamente sul ripiano del mobile col pennarello. È bellissimo!
«Impariamo ad esprimere il nostro affetto in modo creativo, ci scambiamo dichiarazioni d’affetto con le modalità più fantasiose. Le preferenze vanno a descrizioni della mamma molto gratificanti: nei loro disegni ho sempre gli occhi verdi, perché sono una rarità (ma anche perché a volte i miei occhi sono davvero un po' verdi…), una folta capigliatura, un vestito da principessa se non addirittura da sposa, scarpe con tacchi altissimi, bellissimi gioielli e, in mano, dei fiori.
«Intorno alla mia immagine fluttuano un cuore rosso, un sole splendente e mille fiori colorati.
«Disegnano tutto quello che mi vorrebbero regalare se ne avessero la possibilità: mi sono stati già donati, così, splendidi gioielli d’oro e pietre preziose multicolori, svariate torte, vassoi di dolci, grembiuli e ciabatte, cerchietti per capelli e cappelli, borsette, un cavallo e persino una casa.
«Le lettere di solito sono avvolte in buste piene di sigilli, francobolli e colla: a volte non si riesce neppure a separare il foglio scritto dalla busta! Imparano, così, a scrivere gli indirizzi in modo corretto su vere buste postali e che una comunicazione privata e confidenziale. La persona cui è indirizzata può tenere il contenuto della lettera per sé oppure comunicare agli altri le parti che ritiene opportuno far conoscere.
«Ieri ho ricevuto una delle più commoventi dichiarazioni d’affetto da mia figlia minore. Premetto che poco prima mi era arrivata, tramite la nostra posta domestica, una lettera della figlia maggiore che avevo letto ad alta voce, lodandone la bella grafia e apprezzandone il contenuto spiritoso, contenta del fatto che mia figlia mostrasse doti poetiche.
«La più piccola si era visibilmente rattristata, dispiaciuta di non saper ancora scrivere tutte le lettere in corsivo in modo da poter comporre anche lei un vero e proprio messaggio scritto.
«Avevo cercato di consolarla dicendo che conosceva già tante lettere dell’alfabeto e le avevo spiegato che poteva tranquillamente disegnare invece di scrivere. Dopo un po' si era seduta alla sua scrivania mentre io andavo a preparare la cena, avevano suonato alla porta, qualcuno aveva chiesto qualcosa, avevo ascoltato la radio, le ragazze avevano apparecchiato…
«Quando tutti ci siamo seduti a tavola per cenare, vicino al mio piatto ho trovato una lettera. La busta era ancora umida di colla ed era indirizzata, con un certo sussiego, alla mamma (sic!) da adelka. Era anche affrancata. Ho aperto la lettera incuriosita. Per un po' non ho capito, poi mi è venuto in mente il nostro colloquio del pomeriggio e la sua tristezza per non saper ancora scrivere.
«Ecco cosa vi era rappresentato: un vaso pieno di palle rosse – probabilmente rose, i miei fiori preferiti –, un grande cuore rosso e, in mezzo al foglio, un’unica parola scritta in corsivo con mano infantile e incerta, ma con evidente cura e impegno: “cane”».
Hana Pinkerovna, Cosa sussurra Dio alle mamme, (Città Nuova, pp. 108, € 8,50)