Diario dalla Siria/9
La giornata è stata caratterizzata da bombardamenti o cannonate e colpi di mortaio ricorrenti, già iniziati nella notte. Si cammina per strada alzando ogni tanto lo sguardo quando i colpi sono più forti, ma si capisce che la gente ormai vi è abituata. In cuor mio ogni volta che li avverto non posso non pensare alle persone che ne subiranno le conseguenze, a qualsiasi parte appartengano, e pregare per loro.
I taxi stamani non si fermavano facilmente, alla fine uno si è accostato e mi ha chiesto, sentendo la direzione, ben 150 lire siriane! Ma come? Dico, ieri erano cento, l’altro ieri 50… si spazientisce: non c’è benzina, non la trova! Si avvicina un altro cliente che va nella stessa direzione, alla fine ci accordiamo: sale anche lui, paga 50, io e la mia amica cento. In taxi, il cliente apre il giornale El Teshreen e comincia a leggere «…Il Ministro ha dichiarato che fra alcuni giorni la distribuzione della benzina sarà regolare». Si guardano e commentano: «Cosa vorrà dire: qualche giorno?»
Scendiamo a Bab Sharki. Appena inoltrate nella via dritta ecco che vediamo a una cinquantina di metri da noi un folto gruppo di persone attorno a un camion, si sente una grande animazione e qualche grida. Avanzando ci accorgiamo che si tratta di un camion che sta fornendo bombole di gas a prezzo regolare. Alcuni soldati controllano la distribuzione, mentre alcune donne ai lati aspettano il loro turno, con un carrello sul quale c’è la bombola vuota.
C’è dignità e quel velo di tristezza profonda che si coglie sui volti sempre, a qualsiasi ora. Al mercato nero le bombole si trovano a 1.500-2 mila lire (il prezzo ufficiale è di 500), niente in confronto ad Aleppo, dove raggiungono e superano a volte le 5000! Segno della mancanza di controllo da parte dello Stato che non riesce a evitare il mercato nero o, come alcuni dicono, lo favorisce attraverso gente senza coscienza. Quella retta (di coscienza) sembra diventare sempre più rara eppure in cuor mio non posso non credere alla bontà di questo popolo…
Ieri ho parlato per telefono con una famiglia di Aleppo, molto provata. Cercano di restare in città a tutti i costi, anche se solo il marito lavora ancora un po’ nel suo negozio di ottica, ma la vita è faticosissima. Come tanti cristiani, del resto, sono prigionieri nella loro città da cui non osano muoversi, giacché la peculiarità di Aleppo rispetto alle altre grandi città siriane è che tutti i villaggi circostanti sono sunniti e ormai purtroppo si fa attenzione a questa distinzione confessionale. E poi le strade sono pericolose e l’aeroporto è ancora chiuso.
Ogni giorno, mi racconta la mia amica, è una fortuna poter trovare il pane e i bidoni d’acqua ed é una bella faticaportarli a casa, su al terzo piano! L’elettricità è sempre razionata al massimo anche se ci sono a volte spiragli di miglioramento. «Ho detto alle mie due bambine l’altro giorno che d’ora in poi nel thè si mette solo un cucchiaino di zucchero, poi vedremo…».