Diario dalla Siria/52

La settimana santa a Damasco è cominciata con colpi di mortaio sparati sui quartieri cristiani. Uno degli ordigni è caduto nel cortile di una scuola uccidendo un bambino e ferendone 50. Ieri una preghiera organizzata da tutte le Chiese ad un anno dal rapimento dei due vescovi. Il racconto di un testimone
In Siria continuano i bombardamenti

«Mi preparo per andare al momento di preghiera comune a tutte le Chiese cristiane per ricordare il vescovo siro-ortodosso di Aleppo, Youhanna Ibrahim, e quello greco-ortodosso, Boulos al-Yazij. Oggi è trascorso un anno dal loro rapimento e non si ha nessuna notizia. Tanti credono che siano stati assassinati e che l’esercito ribelle non voglia confessarlo. Ma forse neppure i cristiani vogliono confessarlo a loro stessi e continuano con fede a sperare.

«La settimana santa è cominciata in modo tragico a Damasco. Lunedì scorso alle 7.45 ben centocinquanta colpi di mortaio sono caduti sui quartieri cristiani, colpendo anche le scuole. Una delle bombe è caduta nel cortile dell’istituto armeno cattolico, mentre i bambini in fila si preparavano ad entrare in classe. Un dramma che ha ferito l’intera città: un bambino è morto e cinquanta sono rimasti feriti in modo grave. Una bimba che si preparava alla prima comunione ha perso le gambe. Tra gli operatori della Caritas recatisi in ospedale c’è anche una nostra giovane amica. Nel reparto, in mezzo a quei bambini dilaniati dalle ferite, il perché di quest’assurdità non è solo un grido, è un urlo straziante, perché a pagare il prezzo di questa guerra assurda sono i più piccoli, gli innocenti. "Gesù sulla croce era innocente – commenta –, eppure Dio ha permesso questo dolore per un disegno più grande. Continuo ad aggrapparmi alla fede, perché non abbiamo altro". Eppure la gente prova a riconquistare la normalità, a non lasciare all’orrore l’ultima parola.

«Sia la domenica della Palme, che giovedì santo, ci si è vestiti a festa, si è andati alle cerimonie sfidando il pericolo. Sì, la vita qui è una sfida costante alla morte. Una strada vicino casa è stata bombardata. Per un’ora c’erano solo il deserto e le macerie, poi tutti sono tornati ad uscire per vivere. Sempre la domenica delle Palme un bombardamento, stavolta vicino al patriarcato latino che ha subito danni seri, ha lasciato interi quartieri senza Internet. Eppure non ci si arrende: per i cristiani questi restano i giorni più belli e festosi dell’anno e tali devono rimanere anche in questa guerra assurda, anche se non ci si lava perché manca l’acqua, i vestiti sono i più curati.

«Il mondo sembra aver dimenticato la Siria se non per l’annuncio delle prossime elezioni presidenziali del 3 giugno che fanno temere una recrudescenza delle violenze da parte dei ribelli, che intanto hanno perso Maloula ma continuano con i loro incendi e saccheggi, anche di quelle icone dichiarate patrimonio dell’Unesco. Il papa invece non dimentica. Sa che questa terra senza i cristiani diventerà ancora più povera e insicura».

Marian, 22 aprile 2014

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