Diario dalla Siria/ 62

La tregua stipulata il 30 aprile non vale per Aleppo dove i bombardamenti si susseguono senza tregua su scuole, ospedali, giardini pubblici provocando nuovi morti e feriti. Ecco cosa ci riferiscono i testimoni, che propongono al mondo un time out per la pace  
Aleppo sotto i bombardamenti

Riceviamo e pubblichiamo una testimonianza direttamente da Aleppo, in questi giorni al centro di cruenti bombardamenti nonostante la dichiarazione di una tregua.

“Agli amici che in varie parti del mondo mi chiedono come stiamo nella nobile città di Aleppo rispondo che stiamo bene, un bene che viene dalla speranza cristiana perché la fede della gente è davvero provata col fuoco perché ogni barlume di speranza che ravvisiamo o potrebbe accendersi viene subito spento e soffocato dall‘inferno di bombe che bruciano e uccidono costantemente.
L’opposizione al governo di Assad sostenuta da Usa, Paesi arabi e Turchia si è ritirata dal tavolo di dialogo aperto Ginevra, dichiarando apertamente la loro intenzione di riprendere la guerra soprattutto nella zona di Aleppo e la reazione del governo a questa risposta non è stata da meno. La tregua di fatto è diventata un nuovo campo di battaglia per attaccare le postazioni governative sempre più deboli ma non incapaci di reazione e questo mentre all’esercito ribelle continuano ad arrivare armi dal confine: nelle ultime settimane alcuni osservatori internazionali parlano di 3000 tonnellate di bombe e munizioni.
L’utilizzo è sotto gli occhi di tutti: attacchi e bombardamenti sui quartieri di Aleppo sotto il controllo del governo con una semina di morti soprattutto tra i bambini, i primi a farne le spese. L’altro giorno sono stati presi di mira scuole e asili e oggi è toccato all’università bombardata proprio nell’ora d’uscita degli allievi per ferire e uccidere la gente.
Una scuola per bambini sordi promossa da famiglie vicine al Movimento dei focolari ha raccolto anche i suoi feriti: una bambina e una mamma sono state colpite alle gambe mentre uscivano dall’edificio e si è scampata la tragedia per poco poiché il proiettile di cannone è caduto a pochi metri di distanza.  Il papa di un altro studente che le ha viste in mezzo a quell’ inferno ha avvisato i responsabili della scuola e i soccorritori che le hanno portate in ospedale dove due interventi le hanno salvate. Stanno meglio ma la conta dei morti di quel pomeriggio non è stata breve.
I bombardamenti hanno mirato anche ai giardini pubblici dove la gente va a prendere un po’ d’aria o i ragazzi vanno a giocare come se avessero come unica intenzione quella di far male alla gente che cerca di vivere una vita “quasi normale”.
C’ è molta rabbia in tutti perché ci si sente abbandonati mentre il silenzio da parte degli organismi internazionali è sempre più assordante e l’Occidente imputa quest’escalation di violenza solo ad una parte mentre qui è il fuoco incrociato a mietere vittime.  Oggi la situazione è più calma e la gente ha ripreso ad uscire ma solo per le cose necessarie.  Le scuole sono state aperte ma tutti si ritirano presto, sperando che ogni giorno sia quello giusto che sigli la parola fine.

 

Ci vorrebbero libri per raccontare i tantissimi gesti e le storie di solidarietà che rivelano le qualità di un popolo ferito nella sua dignità ma che non si arrende.  Siamo impotenti di fronte a tutto questo ma ogni giorno ci alziamo con la fede che non siamo soli e che tanti con noi credono in una vita migliore e in una sperata oasi di Pace, mentre la nostra preghiera a Dio si innalza forte e fiduciosa, perché cambi non solo i cuori di chi combatte ma anche le decisioni ai tavoli delle trattative. Ogni giorno alle 12 ci fermiamo per un minuto di preghiera e di silenzio per la pace: un time out che invitiamo a fare con noi impegnandoci ad essere operatori di pace ovunque”.

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