Diario dalla Siria /5

I cristiani si riuniscono per la Settimana di preghiera. Molti partono spaventati dall'insicurezza, dalla precarietà e dalla fame.  In risposta a un appello degli amici di Aleppo, ci si mette in viaggio per portare del pane
Siriani in partenza

«Ieri sera ci siamo recate anche noi nella Chiesa greco-ortodossa della Croce per la preghiera per l’unità dei cristiani. Un buon servizio di sicurezza nelle strade adiacenti per proteggere i fedeli e i vescovi  cattolici e ortodossi lì riuniti. Ci salutano con gioia e sorpresa, sono contenti di saperci qui.

«Sono molti però quelli che pensano di partire e anche Salma ce l’ha comunicato l’altra sera, venendoci a salutare. Raggiungerà fra poche settimane negli Emirati Arabi la sorella, che vive lì col marito da anni. Il lavoro scarseggia e la sicurezza anche, perciò i genitori sono più tranquilli di saperla fuori Paese. Vuole continuare anche lì ad essere portavoce di amore e di unità. Resteremo in contatto il più possibile, ognuna si sente responsabile in prima persona del messaggio evangelico ricevuto. È l’amore che manca nel mondo e la guerra in corso ci fa capire quanto necessaria sia un’invasione d’amore, che ne penetri ogni realtà. La visita non si protrae tardi nella serata. Anche oggi c’è stato un attentato, non molto distante, nel quartiere di Maha.

«Pascal e Murad sono da una settimana a Kfarbo, in prossimità di Hama e presto dovrebbero raggiungere Aleppo. Portano con loro trenta pacchetti di pane, raccolti tra gli amici di questa città per portarli a chi da settimane combatte con la fame. Si divide il cibo con chi non ha nulla e si sperimenta che la provvidenza interviene sempre al momento giusto».

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