Diario dalla Siria /3

I missili caduti sulla facoltà di architettura di Aleppo hanno provocato una strage. Il raccconto dei testimoni. Morti vari studenti e anche alcune suore che si trovavano nei paraggi. Continuano le testimonianze dei siriani per rompere il muro di indifferenza sulla loro sorte
Aleppo - Siria

«Visitiamo la casetta in tipico stile arabo che farà da alloggio temporaneo, ci sembra proprio adatta, i muri spogli e un po’ scrostati dicono la realtà del Paese e il bisogno che sentiamo nell’anima di vivere nell’essenziale. Ci ricordano anche la Natività da poco passata: una grotta povera, che nasconde però un grande divino mistero che ha cambiato la storia. Con due dei giovani che ci hanno raggiunti finiti gli esami all’università e con padre Victor cominciamo ad aprire armadi, a spostare mobili e con sorpresa vediamo che ci sono anche i tappeti e le tende, che con questo freddo saranno utilissimi. Davvero manca poco  per poter rendere la casa abitabile. Lenzuola, coperte, piatti verranno, ne siamo certe, dalla comunione dei beni che subito si attiva. I nostri ospiti già hanno tirato fuori dagli armadi bicchieri in più, posate ancora nel loro involucro di plastica, terrine, piatti … Dico loro, commossa: “Ma sono troppo belli!”. Mi guardano sorpresi, come a dire: Niente è troppo bello per una casa che è anche nostra!

Rientriamo dalla messa ed ecco la notizia terribile della strage all’università di architettura ad Aleppo, a causa di due missili caduti su di essa e nei posti adiacenti, dove si trovano fra il resto tanti rifugiati. Cerchiamo subito di contattare Hilda, una nostra amica che insegna lì, e due giovani che studiano lì. Le loro voci sono ancora emozionate ma chiare. Parlano di scene indicibili. Mays si è buttata dietro un’auto, ha visto volare per aria corpi, ha udito le urla delle madri in cerca dei loro figli. Hilda mi racconta: «Oggi era il primo giorno di esami, il campanello aveva già suonato e stavamo ritirando i testi. Un allievo ci supplica di dargli ancora qualche minuto, era arrivato terribilmente in ritardo a causa delle strade interrotte. I colleghi non vogliono, alla fine però riesco a convincerli”. Passano almeno cinque minuti, l’allievo consegna il suo esame, scendiamo nel cortile per dirigerci all’uscita. Vedo sulla mia testa passare prima un razzo, poi l’altro! Sarei stata esattamente nel luogo dove sono caduti. Ritrovo l’auto col tetto sfondato, i vetri frantumati. Ma siamo salvi, per un atto di amore verso uno studente».

C’è invece chi la morte l’ha incontrata in quello stesso frangente dopo una vita spesa per amore di Dio e dei fratelli. Suor Rima, una delle due suore dorotee rimaste in città e che conosciamo bene. Si erano da poco lasciate con l’altra suora con l'impegno di rivedersi a pranzo. Al mattino avevano fatto meditazione insieme e offerto la loro giornata e sofferenze a Dio per la pace. Di suor Rima dal momento della deflagrazione non si sa più nulla. Si sta ancora cercando il suo corpo negli ospedali. Una rata preziosa per la pace.

Questi fatti sono frequenti in varie parti del Paese, da mesi. Lasciano nell’animo lo sgomento. Continuiamo a ripeterci di restare nell'attimo presente. Non c’è altro».

Gio

Vedi gli altri diari:

http://www.cittanuova.it/c/425033/Diario_dalla_Siria1.html

http://www.cittanuova.it/c/425064/Diario_dalla_Siria_2.html

I più letti della settimana

Ti amo come sono stato amato

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons