Dialogo tra gli uomini (Evangelii gaudium 250-254)

Il progetto di papa Francesco vuole coinvolgere tutti – società, culture, scienze, chi crede e chi non ha un riferimento religioso –, nel cammino verso la Verità.
Persone in dialogo

«L’evangelizzazione implica anche un cammino di dialogo». Con questa frase, posta all’inizio del capitolo relativo, papa Francesco chiarisce quanto il dialogo sia parte fondamentale del suo progetto-Chiesa. Non si tratta, tuttavia, di una semplice questione ecclesiale. Deve diventare un progetto culturale articolato capace di diventare una tipica forma d’incontro.

È, dunque, una prospettiva a largo respiro, che si snoda su tre livelli: «il dialogo con gli Stati, con la società – che comprende il dialogo con le culture e le scienze – e quello con altri credenti che non fanno parte della Chiesa» (238). Papa Bergoglio attualizza, qui, l’intuizione di Paolo VI, che in Ecclesiam Suam e, poi, in Evangelii Nuntiandi, aveva proposto un dialogo a cerchi concentrici con tutti gli uomini.

Il progetto-dialogo della Chiesa di papa Francesco è uno dei punti di continuità con i suoi predecessori. Si pone, infatti, in quel pellegrinaggio verso la pace, iniziato da Giovanni Paolo II ad Assisi, che Benedetto XVI aveva proseguito coinvolgendo tutti, anche coloro che non hanno un riferimento religioso, nel cammino verso la Verità. L’atteggiamento richiesto è, dunque, di una grande apertura «per raccogliere quello che lo Spirito ha seminato in loro come un dono anche per noi» (246).

Dialogare non è un optional, ma un «dovere per i cristiani come per le altre comunità religiose». Apertura significa, tuttavia, «mantenersi fermi nelle proprie convinzioni più profonde, con un’identità chiara e gioiosa, ma aperto a comprendere quelle dell’altro» e «sapendo che il dialogo può arricchire ognuno». Apertura, dunque, ma anche formazione solida e tenacia.

Roberto Catalano

docente all’Istituto universitario Sophia

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