Dialogo al femminile
Abbadia San Salvatore, alle pendici del Monte Amiata, era città rossa (percentuali bulgare alle elezioni per il partito comunista), ma anche nera (per le lavorazioni inquinanti del mercurio) e ovviamente verde (castagneti, prati e vette muschiate). Oggi non è più così rossa e così nera, dopo il crollo del Pci e la chiusura delle miniere. Ma è più verde, il colore della natura, della vita, della speranza. È anche il verde della associazione “Osa” – che ostinatamente, caparbiamente direi, cerca di impedire che il rosso e il nero diventino solo memoria – e il colore sociale dell’associazione “Il dono” di Siena, dedita al volontariato. “Caterina Benincasa e Chiara Lubich. Dottrine al confronto”, e non “Dottrine a confronto”. Errore di sintassi o scelta voluta per il sottotitolo delle tre giornate organizzate dalle due associazioni? Scelta. “Una dottrina eccelsa come quella di Caterina, approvata e comprovata”, come spiega il teologo Vandeleene, non viene confrontata con “la dottrina ancora in via di elaborazione, anche se già prorompente ed efficace” di Chiara Lubich, ma giunge “al” dialogo,necessario e affascinante, al di là dei secoli. Prima provocazione, dunque, questa di una preposizione articolata che vuole “accorciare” la storia. Accanto alla provocazione dell’altra, identica preposizione del titolo del convegno: “Dialogo al femminile”. Dialogo, parola abusata e bistrattata, in questi tempi attraversati da venti di guerra e da scomuniche reciproche. Dialogo troppo spesso “maschile”, stantio, istituzionalizzato, gestito da posizioni arroccate e perciò stesso indifendibili in un reciproco approccio. Dialogo “al” femminile, cioè fresco, libero da sovrastrutture, da posizioni immobili, ma non per questo esposto alla Caporetto del momento. Terza provocazione, gustosissima questa: il meeting di Abbadia San Salvatore è organizzato da un “gruppo di dialogo” vicino ai Focolari, che conta al suo interno persone che hanno o che non hanno convinzioni religiose. Da qui il confronto che gli studiosi definirebbero diacronico (cioè tenendo conto dei secoli) o sincronico (cioè facendone a meno) tra due spiritualità-dottrine di matrice chiaramente femminile. Dottrine svincolate, in certo modo, dalle tradizioni agiografiche, per portarle in un campo “laico” da tutti accettabile: non santa Caterina ma Caterina Benincasa; non Chiara, come si dice normalmente, ma Chiara Lubich. Un confronto-dialogo a più voci, talune di uomini e donne di comprovata fede cattolica, altre “laiche”. Tutte, in ogni caso, unite dal minimo comune denominatore (o, perché no, dal massimo comune multiplo) dell’ascolto, dello sforzo di comprensione e accoglienza reciproche, del presupposto dell’innocenza dell’interlocutore. Ha detto Luciana Scalacci, della associazione “Osa” e del gruppo di dialogo dei Focolari, introducendo i lavori: “Il dialogo è l’incontro tra persone, che nello sforzo di accogliere pienamente la ricchezza- diversità dell’altro, si pongono in un atteggiamento di libero ascolto, per contribuire alla salvaguardia dei valori di ciascuna cultura e dell’identità di ogni persona”. Caterina è apparsa così donna attualissima per l’intraprendenza politica, per la forte vocazione comunitaria dei suoi seguaci, i caterinati. Come è stato detto, “è spirituale vigìlia e preparazione all’azione tra gli uomini “. Mentre Chiara è oggi colei che forse più di ogni altra figura pubblica incarna il dialogo stesso, sotto le sue forme più varie, da quello ecumenico all’interreligioso, dall’intraecclesiale all’extraecclesiale. Nel dibattito conclusivo – alla presenza tra gli altri dell’on. Rosy Bindi, del vicesindaco di Siena, Carlo Rossi, e di don Luca Bonari, teologo – è emersa una grande verità, necessaria perché il dialogo non sia solo confronto: si deve cominciare da chi sta vicino, per giungere a una reciprocità effettiva, in cui chi ha convinzioni religiose arricchisca chi ha una posizione laica, e viceversa. La donna, lungi dall’essere antagonista dell’uomo, può tuttavia offrire alla società intera qualcosa di specifico, essenzialmente dialogico. Non a caso la conclusione non prevista del convegno è stato l’intervento di una biologa, esperta del dialogo tra la madre e il nascituro. Dialogo tra diversi che dà la vita, che sa morire a sé stesso, che crea sintonia. Novità e provocazioni Dal 4 al 6 ottobre, ad Abbadia San Salvatore e dintorni, si è tenuto il convegno “Dialogo al femminile. Caterina Benincasa e Chiara Lubich: dottrine al confronto”, organizzato dalle associazioni “Osa” e “Il dono”. La sessione dedicata a Caterina è stata animata dal prof. Roberto Berzanti, laico, che ha dipinto la santa senese come una provocatrice, una rivoluzionaria, una turbatrice dell’ordine costituito, grazie alle sue ardite puntate profetiche, dal religioso al politico. Il domenicano padre Alfredo Scarciglia, ha tratteggiato da parte sua le note fondamentali di una spiritualità attenta all’uomo nella sua complessità e a Dio nella sua grandezza. La sessione dedicata alla Lubich, invece, ha visto l’intervento del teologo belga Michel Vandeleene, che ha presentato la novità di una spiritualità effettivamente collettiva. Pietro Taiti ha quindi provocato l’uditorio, cercando, da laico, di capire perché una persona senza convinzioni religiose possa dirsi seguace di una personalità della chiesa. Visite ai luoghi caterinati e due spettacoli teatrali hanno completato il programma.”Specchi” ha mostrato come il dialogo nasca dall’accettazione del “diverso da sé”, in questo caso il portatore di handicap. Mentre Paola Lombardi, nella meravigliosa abbaziale di San Salvatore, ha presentato una toccante lettura di testi cateriniani. Il convegno è stato organizzato in collaborazione con il Centro del dialogo tra persone di convinzioni diverse dei Focolari, con le associazioni “Caterinati”, “Spartaco Lucarini” e “Igino Giordani”, e col patrocinio dei comuni di Siena, Piancastagnaio, Abbadia San Salvatore, Castiglione d’Orcia, Radicofani, la Provincia di Siena e la Comunità montana dell’Amiata senese. Sponsor ufficiale è stato il Monte dei Paschi di Siena.