Detenuto e laureato grazie a Second Chance

Oltre 120 tra college e università americane offrono ai giovani nelle prigioni Usa una seconda possibilità. Città Nuova aderisce alla Giornata nazionale dell’informazione costruttiva #Gnic2022
Foto di Marko Lovric da Pixabay

Da New York. Le sbarre sono state per Clyde la sua casa peroltre  26 anni. Il 26 maggio 2021 Clyde si è laureato alla Wesleyan University in filosofia, partecipando alla seduta accademica da uomo libero. Il giorno prima era stato rilasciato dal Cheshire Correctional Institute nel Connecticut, dove ha fondato T.R.U.E (acronimo inglese per Verità, Rispetto, Comprensione ed Elevarsi), un’unita carceraria speciale che aiuta i giovani adulti a diventare leader attraverso lo studio. Il giudice del Connecticut che lo ha rilasciato ha premiato la sua determinazione nello studio ma anche la scelta di creare nuove opportunità per altri compagni che lui ostinatamente chiama “fratelli che vogliono cambiare il mondo”.

«Date loro gli strumenti, date loro lo spazio e permettete loro di costruire relazioni. Se vengono messi nelle giuste situazioni e condizioni e hanno il giusto supporto potranno produrre cose nuove, possono creare nuovi progetti che favoriscono la giustizia». La convinzione di Clyde è contagiosa. Parla da ex detenuto e parla da afroamericano e sa quante opportunità gli sono state sottratte dalle gang con cui si sentiva protetto e che avevano scelto di esercitare il monopolio della violenza per offrire opportunità a chi non aveva altre scelte se non la strada.

«Le persone che hanno toccato il fondo hanno bisogno di opportunità perché abbiamo tante cose dentro di noi che hanno bisogno di uscire», spiega Clyde che quando è stato arrestato per traffico di droga leggeva autori afroamericani.  «Ho iniziato a pensare a come i neri, dalla schiavitù, ogni volta che ci veniva permesso di improvvisare, creavamo qualcosa di bello, giusto?», e fa riferimento alla musica, ai gospel, al blues, al jazz, ma anche alla letteratura e alla poesia.

«C’è qualcosa di bello nel nostro trauma e nel nostro dolore. Se siamo supportati e ci viene permesso di prosperare negli spazi giusti, nel modo giusto, credo che possiamo rendere il mondo un posto diverso», continua questo uomo reso libero anche dallo studio della filosofia che ha offerto parole e conoscenza alle sue terribili esperienze, ma anche a quella brama di cambiamento che lo aveva spinto ad aderire ad una gang.

Clyde è uno dei 7.000 studenti che grazie al Second Chance Pell Experiment, un programma di istruzione sponsorizzato dal dipartimento dell’Istruzione degli Stati Uniti ha acquisito un titolo di studio universitario in uno dei 120 college che hanno aderito all’iniziativa, dando la possibilità di trasformare le sbarre e le celle in banchi e aule di speranza e di futuro.

Il 27 aprile scorso altre 73 tra università e college hanno deciso di aderire a questo programma, che come dice il nome, Second Chance, offre una seconda possibilità alle persone detenute. Il Vera Institute of Justice, di Brooklyn, ha rilevato che quasi la metà di tutte le persone che partecipano a programmi di istruzione superiore hanno meno probabilità di tornare in prigione rispetto a coloro che non partecipano.

Dal 2015, anno di istituzione del programma 2.000 studenti hanno ricevuto una forma di istruzione di qualità e per ogni dollaro versato a Second Chance, almeno 5 dollari sono stati risparmiati nel mantenimento di una persona in carcere.

«L’istruzione universitaria mi ha davvero dato la capacità di guardare indietro alle mie esperienze e trovare un linguaggio per capirle e affrontarle», spiega Clyde. «Non avere la capacità di articolare la tua realtà è un motivo per cui si diventa pericolosi perché non hai la lingua, non hai la pedagogia, non hai la capacità di spiegare queste complessità che hai dentro e poi non hai persone che ti dicono che si può trovare valore nel trauma e nel dolore. Non bisogna lasciare che il trauma e il dolore siano solo negativi».

Clyde ha saputo trovare il positivo dentro una prigione e ora cammina davanti alla stazione di polizia, non più in fuga ma da uno che si occupa di alloggi e assistenza per altri “fratelli” tornati nella comunità e incita chi ha ancora la cella per casa, a studiare e liberare la complessità e l’improvvisazione, la sua seconda chance.

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