Destra e sinistra dopo Grillo

Le consultazioni di Bersani si sono imbattute nell'assoluta contrarietà dei rappresentanti grillini alla fiducia ad un esecutivo guidato dal leader  Pd. Due domande al politologo Alberto Lo Presti a proposito del Movimento 5 Stelle
Beppe Grillo Movimento 5 stelle

Il Movimento 5 Stelle e le sue scelte anche durante le consultazioni che dovrebbero avviare la costituzione di un governo, a lungo ritardata e ora quanto mai urgente delineano scelte e orientamenti che suscitano analisi e dibattiti. Rivolgiamo due domande al professor Alberto Lo Presi, docente di Teoria politica all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano.

Il M5S risponde ad una esigenza di novità fuori dalle coalizioni della cosiddetta della seconda Repubblica. Si può ravvisare una forte componente di ribellione alle èlite? Quali scenari si possono aprire?

«Di sicuro il voto a Grillo coincide con la volontà di superare gli schemi consueti delle geografie parlamentari. Ora, però, che M5S è in Parlamento, si potrà vedere quali geografie nuove potrà scrivere. Siccome gli strumenti sono quelli di sempre (strategie, alleanze, convergenze), tutto può accadere. Anche che con i “grillini” possa andare in onda il peggio della politica: una palude disponibile al voto in funzione di finalità e interessi manifesti o latenti. La scarsa democrazia interna al M5S non aiuta alcuna previsione».

La dichiarazione di andare oltre la destra e la sinistra viene ripetuta da più parti, dalla lista civica di Monti ai 5 Stelle, ma davvero questa distinzione è, oggi, così fuori luogo?

«Una volta destra e sinistra erano due prospettive identificate con sicurezza. Per la destra bastava leggere Spengler, per la sinistra Marx: si otteneva un orizzonte etico, un programma politico, un'idea di azione trasformante la storia. Oggi, sono due etichette che contengono pacchetti di valori, non esclusivi, a volte intercambiabili. Esempi di pacchetti di valori: impresa, meno Stato, libertà individuali (la destra); lavoro, parità, diritti sociali (la sinistra). Si tratta, dunque, di etichette mobili, non rigide, indicative. Non a caso, la mobilità elettorale (cioè la migrazione dei dati da una compagine all'altra) è oggi possibile come non lo è mai stato in passato. E le recenti elezioni lo hanno dimostrato».

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