Destituiti altri due vescovi cileni

Data la gravità degli errori commessi e delle accuse formulate nei confronti dei presuli, parlare di accettazione della rinuncia sarebbe un eufemismo. Continua l’opera di pulizia intrapresa dal papa

I cambiamenti nel seno della Chiesa cattolica cilena avanzano come la lama di un bisturi in un intervento chirurgico. La settimana scorsa il papa ha proceduto ad accettare la “rinuncia” di altri due vescovi. Si tratta di mons. Alejandro Goic, vescovo di Rancagua, a un centinaio di chilometri da Santiago, e di Horacio Valenzuela, della diocesi di Talca, nel sud del Cile.

Sebbene formalmente si tratti della “accettazione” di rinunce presentate da tutti i membri dell’episcopato cileno poco più di un mese fa, sarebbe più esatto parlare di “destituzioni” dato che le circostanze nelle quali avviene la sostituzione dei due prelati sono gravi per entrambi. Goic lascia la sede vescovile travolto dallo scandalo sul quale ancora si indaga, relativo a una quindicina di sacerdoti dediti a una serie impressionante di pratiche immorali, di carattere sessuale, avendo addirittura formato un gruppo conosciuto come “La famiglia”.

Oltre a mantenere relazioni sessuali con persone adulte, si indaga se siano stati commessi reati contro minorenni. Uno dei sacerdoti ha già ammesso di aver mandato foto sue indecenti a un minorenne. Il vescovo dimesso ha chiesto pubblicamente scusa per non essere andato a fondo nella questione e non aver tenuto conto della consistenza delle denunce presentate a suo tempo.

Grave anche la situazione del vescovo Valenzuela, a suo tempo membro del gruppo di sacerdoti “formati” da Fernando Karadima, prete condannato dalla giustizia ecclesiastica per gravi delitti di abuso di minorenni, pratiche immorali ed abuso di potere. Valenzuela è stato accusato di essere a conoscenza dei gravi atti commessi da Karadima e di averli taciuti, come pure ha fatto Juan Barros, vescovo di Osorno, già destituito dal papa. Anche nel suo caso, da tempo un gruppo di laici della diocesi aveva realizzato proteste per la presenza nella Chiesa locale di questo vescovo che aveva difeso a suo tempo strenuamente la figura di Karadima, considerando le accuse schiaccianti contro di lui una “persecuzione” incitata da gruppi di sinistra e massonici il cui obiettivo era quello di screditare la Chiesa.

Argomenti, questi, sostenuti a suo tempo anche dal vescovo di Linares, Tomislav Koljiatic, scioltisi come neve al sole davanti ai dati raccolti dagli inviati papali in Cile, monsignor Charles Scicluna e dal sacerdote Jordi Bertomeu, che hanno confermato quello che il papa Francesco ha definito una cultura «dell’abuso e del favoreggiamento», rivelando inoltre il calvario sofferto dalle vittima di Karadima, accusati di essere nemici della Chiesa e la serie di omissioni e di ostruzioni applicate da vari presuli nei confronti della verità e della giustizia. Il portavoce di uno dei gruppi di laici della diocesi di Valenzuela, ha fatto sapere del sollievo provocato dalla notizia, segnalando di essersi sentiti minacciati dal presule, il quale avrebbe loro detto: «State attenti che non succeda niente ai vostri figli».

La destituzione di Goic e Valenzuela fa seguito a quella – già indicata – di Juan Barros e dei vescovi delle diocesi di Puerto Montt, Cristian Caro, e di Valparaiso, Gonzalo Duarte. Anche nei confronti di quest’ultimo pendono durissime accuse per aver taciuto e minimizzato denunce di abusi di minorenni da parte di sacerdoti della diocesi e gravi atti di immoralità all’interno del seminario.

Bergoglio per il momento ha nominato degli amministratori apostolici nelle diocesi dei vescovi destituiti in attesa di nuove decisioni. Ma ci si aspetta che l’opera di pulizia del Vaticano continui. In queste settimane sono varie le denunce, le indagini promosse dalla giustizia civile ed anche le espulsioni di sacerdoti e religiosi avvolti da gravi scandali di tipo sessuale, che rilevano una prassi gravemente estesa contraria al celibato sacerdotale, quando non è causa di un reato. In questo clima, sono sempre più numerose le testimonianze di laici, sacerdoti e religiosi di condotte che non sono coerenti, né con la morale sessuale della Chiesa né col celibato sacerdotale.

Il che pone la questione del criterio di discernimento e di valutazione delle vocazioni sacerdotali e dei requisiti necessari per svolgere tale funzione. Una problematica, come si vede bene, che supera le frontiere cilene per proiettarsi come una riflessione sul ruolo del sacerdote nella comunità e che, probabilmente, avrà bisogno di scelte coraggiose. Cominciando dal preferire la qualità dei sacerdoti alla quantità.

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