Desirée, non possiamo restare indifferenti!

Una riflessione dal quartiere San Lorenzo a Roma, teatro del tragico fatto di cronaca che ha colpito una giovanissima ragazza, violentata da più persone e poi uccisa. Dalla violenza sulle donne alla tolleranza della criminalità in un quartiere ancora vivo, pieno di esperienze civiche.

Quanto accaduto a Desirée porta a riflettere sull’educazione e sui modelli che proponiamo alle nuove generazioni per tre ordini di ragioni. Innanzitutto si tratta di un ennesimo caso di femminicidio. Il neologismo non piace molto, ma sappiamo che nominare significa anche dare vita e rilevanza alle cose. E questo è importante perché in Italia viene uccisa una donna ogni due giorni. Si tratta di un vero e proprio bollettino di guerra. Non possiamo far finta di nulla. Gli abusi e la violenza verso le donne sono un fatto che dobbiamo fermare al più presto: ci parlano di una società che è in crisi nel rapporto tra i generi e in cui l’identità maschile è in tensione tra il machismo e patriarcalismo e il nuovo ruolo delle donne.

Non importa che si tratti di uomini italiani o stranieri. Questo è problema che ci attraversa tutti. Dobbiamo quindi urgentemente agire contro la violenza, ma anche ripensare all’educazione di genere che diamo in famiglia, a scuola e nel tempo libero ai nostri figli.

In secondo luogo questa violenza ci parla di come viviamo le nostre città e i nostri quartieri. San Lorenzo non è una periferia di Roma, è una zona centrale posta vicino alla Stazione Termini e all’area universitaria. Quartiere storico bombardato nel 1943, dapprima popolare, ora ha subito un processo di gentrificazione (borghesizzazione, ndr), diventando il cuore della movida degli studenti universitari. E si sa, dove ci sono giovani, le mafie trovano anche un mercato fiorente per la droga.

Io vivo a San Lorenzo e come donna posso convintamente affermare che non mi sono mai sentita insicura, persino parcheggiando l’auto nella stessa via dove è avvenuto l’omicidio. San Lorenzo è un quartiere vivo, pieno di esperienze civiche e vecchi abitanti che ti fanno sentire come in un paese.

Però so bene che, all’interno del quartiere, esistono aree franche dove non solo lo spaccio è a cielo aperto, ma dove ogni genere di crimine e traffico avviene senza alcun controllo. Di fatto quindi sono sempre esistite delle no-legal zones (zone illegali, ndr) tollerate dagli abitanti e dalle amministrazioni.

Questo a Roma esiste dappertutto. Una scritta sui muri dice “Fa più male l’indifferenza che la violenza”‘. Penso che questo sia un motto che ognuno di noi deve prendere per sé. La violenza va fermamente condannata, ma crescere nell’indifferenza non è segno di tolleranza, porta inevitabilmente alla violenza. È stato così anche nel caso di Desirèe e, noi abitanti, dobbiamo farci un esame di coscienza e dare un segnale alle nuove generazioni: la legalità non è indifferente. Si coltiva insieme nelle comunità e non ha colore.

Vi è infine una riflessione politica. La contrapposizione che si è creata su questo increscioso fatto di cronaca è segno di un degrado a cui ci stiamo man mano abituando. La visita di Salvini è stata letta come un segno di opportunismo. Quello che però possiamo chiederci, trattandosi di una figura istituzionale, è come far sì che l’opportunismo possa diventare un’opportunità perché davvero tragedie del genere non succedano mai più.

Sulla questione vedi anche qui

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons