Dopo, dentro e oltre Caravaggio

Esposizione-evento nella Chiesa monumentale di San Francesco a Gualdo Tadino, dedicata a Luciano Ventrone, dal titolo “Meraviglia ed Estasi”

È l’arte del pittore romano, classe 1942, in mostra a Gualdo Tadino fino al 28 ottobre. Una rassegna organizzata da Vittorio Sgarbi per far rivedere un artista che nasce dal realismo lombardo caravaggesco ma anche da quello di un Crivelli e di  un Maestro da Gualdo del secolo XV.

E, dopo aver attraversato il Merisi, non l’oltrepassa semplicemente, ma lo reinterpreta  attraverso  sè stesso. È una pittura di Nature morte che sono vivissime, forti sino all’arroganza, rivestite di luci che non sono son più quelle secentesche – la luce come dono di Dio – ma sono le luminosità attuali, quelle delle nostre città che non conoscono il buio come pure le nostre case, filtrate dai neon e dalle lampade.

Colori succosi, mai gelidi, sempre carnali. Squillano come una parata barocca, anzi iperbarocca aggressiva. Il Bacco del 2006 rimanda certo alla Canestra caravaggesca ma l’umore è così cambiato. Nessun senso di metafora o di dissoluzione, anzi la bellezza dei chicchi d’uva stimolante, dialogante con noi,ma fino ad un certo punto.

È, infatti, un dialogo che si fa monologo  della natura stessa, nelle stagioni, nei suoi fiori e frutti che  si impongono come la massima fioritura della vita. Penso al Vaso  di crisantemi intitolato Fragilità (2013-2017), a quel lavoro squisito che è Accordi naturali (2012): un gruppo di fiori che esplodono dal vaso come certe tele secentesche che grondano vita.  In una società, la nostra, che teme la morte, la esorcizza riempiendoci i giorni di ogni pubblicità che svapora l’anima, le luci di Ventrone si pongono come squarci di un presente che non vorrebbe  morire mai, eppure ha il senso, nascosto,della caducità. Perchè tutto passa, perciò è bene prendere la vita nel momento più splendido.

Si capirà allora lo stupendo spaccato del melograno aperto che per il pittore diventa un Mosaico, quasi un terremoto visivo in miniatura. O, in particolare, lo struggente Autunno a Sant’Elia (1999), olio su tela di lino. Un incanto poetico pieno di nostalgia. Dal buio ci arriva la sinfonia silenziosa dei colori autunnali sì, ma gonfi di una luce che fa dire all’osservatore: la vita non può morire.  Di fronte ad una natura così bella anche nel suo sfiorire. Meditazione, meraviglia e davvero estasi.

Sacra, in senso lato, come è la natura.

 

Luciano Ventrone.  Gualdo Tadino, Chiesa monumentale di San Francesco (catalogo Carlo Cambi editore)

 

 

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