Dèi e uomini con furore

Avincere, questa volta, nella cavea del Teatro greco di Siracusa, è lo scenario naturale. Non più ingombranti scenografie a coprirne la vista, ma un prolungamento dei ruderi con pochi altri elementi. Perché in questo luogo, prima ancora dei versi, il vero spettacolo è l’armoniosa commistione fra pietre, alberi e cielo. L’ha compreso bene – assecondato dalla fedele scenografa Margherita Palli – Luca Ronconi, il regista delle grandi macchine sceniche, il quale firma i tre allestimenti coprodotti dall’Inda e dal Piccolo di Milano. All’austerità della scena si lega un disegno unitario: un filo rosso – fra i tanti possibili – che unisce il Prometeo incatenato di Eschilo, le Baccanti di Euripide e le Rane di Aristofane, formando una trilogia dove i protagonisti principali sono dèi e semidèi piuttosto che gli uomini. Nella prima tragedia quest’ultimi risultano assenti. Sono, però, i destinatari del dono del fuoco, ossia della civilizzazione, da parte del Titano ridotto in schiavitù per aver osato trasgredire i decreti di Zeus schierandosi dalla parte degli umani. Ma la razionalità ad essi elargita si scontra, nelle Baccanti, con la negazione della dimensione sacra. Il giovane sovrano Pènteo, colpevole di non aver riconosciuto l’origine divina del vendicativo Dioniso, con un inganno da questi ordito, verrà sbranato dalla furia della sua stessa madre Agave, che, ignara, lo scambia per un leone. Col mea culpa finale degli umani superstiti. Nel caos imperante di una città corrotta e senza più valori, con le Rane si giunge infine alla desacralizzazione comica. Un Dioniso questa volta sbruffone e grasso scenderà nell’Ade a cercarvi Eschilo ed Euripide per riportarne in vita, dopo un’accesa gara, solamente uno nella speranza di dare un segnale d’allarme contro l’imbarbarimento della vita politica. Convinto che la poesia possa guidare i concittadini al bene. È un disegno registico col quale Ronconi mostra il progressivo contrasto tra umano e divino; e la necessità, in ultimo, della dimensione sacra in un mondo disincantato e urbanizzato. E con un richiamo alla città di oggi, giungono, in apertura delle Baccanti, rumori di traffico e di civiltà metropolitana; materializzata, nelle Rane, da carcasse d’auto; mentre nel Prometeo, sono due gigantesche gru a portare in volo il dio Ermes giunto ad ammansire l’eroe in catene. Scaturirà invece da piccole piscine d’acqua il coro delle Oceanine: prese da compas- sione, verranno ad ascoltare i lamenti e i vanti del prigioniero. Prometeo sbuca a sua volta dalla testa di un’imponente statua di titano accasciato. Sporgendosi sull’orlo di un precipizio, Franco Branciaroli è impegnato in una immobilità fisica, ma non della parola. I suoi variegati toni non restituiscono però del tutto la sofferenza del ribelle perdente ma non domato, né la dignità del profeta disarmato. È strepitosa, invece, la versatilità interpretativa di Massimo Popolizio, due volte nei panni di Dioniso: spietato nelle Baccanti, e gradasso nella satira contro i politici delle Rane. Qui, con l’accento romanesco, è di irresistibile comicità nel dirigere il buffo torneo di versi fra i due tragediografi (i bravissimi Riccardo Bini e Giovanni Crippa) intenti pure a pesare le loro parodie, malignità personali e stravaganti frasi, sui piatti di una bilancia. Encomiabile tutta la folta troupe di attori ronconiani, alcuni dei quali impegnati in doppi ruoli. Da Galatea Ranzi (un’Agave ferina e poi umana) a Luciano Virgilio, a Werner Bentivegna, Massimo De Francovich, Luciano Roman; alla rana cabarettistica di Annamaria Guarnieri, e alla furente prova di Laura Marinoni. Agenda Siracusa Sarà Bob Wilson, nello spazio inedito dell’Orecchio di Dionisio, ad inaugurare il 26/6 il nuovo “Ortigia Festival – Passaggi 2002”, con una delle sue conferenze-spettacolo: Imitazione di Prometeo di Robert Lowell. Nello stesso luogo (il 10/7), Isabelle Huppert racconta L’infanzia di Nathalie Serraute, e Fiona Shaw Terra desolata di T.S. Eliot, il13. Il Teatro greco ospita Philip Glass in Philip on film (il 5 6), e la prima nazionale di Pentesilea di H. von Kleist diretta da Peter Stein, con Maddalena Crippa. Infine al Tempio di Apollo la sezione Scenari siciliani (dal 3 al 16). Spoleto La sezione Danza del “Festival dei due Mondi” propone il Nederlands Dans Theater delgrande coreografo Jìri Kilìan (dal 28 al 30/6); il flamenco “contaminato” di Rafael Amargo (dal 4 al 7/7), e la parata di stelle del Gala di Danza in piazza del Duomo (5 e 6) con ballerini affermati e talenti emergenti della scena internazionale. Roma Con la coreografia di Fabrizio Monteverde, debutta al Sistina (dal 26/6 al 5/7) Giulietta e Romeo per il Balletto di Roma. Protagonisti Monica Perego, dal ’97 principal dancer dell’English National Ballet, e Raffaele Paganini (nella foto). Monteverdi elimina le parti descrittive e pantomimiche previste nella partitura di Prokofiev, per descrivere le inquietudini e i timori che accompagnano l’ingresso dei due ragazzi nella vita adulta.

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