Decluttering, ovvero far fagotto
“Clutter” in inglese significa intralcio. Sbarazziamoci del superfluo.
Anno nuovo, fagotto nuovo. Non si usava, una volta, a fine anno, gettare dalla finestra tutto ciò che ingombrava la casa ed era inutile? A parte gli eccessi, il trapasso da un anno all’altro segna un momento di passaggio in cui può essere utile ripensare a ciò che nell’esperienza dei Focolari viene chiamato il “fagotto”. In inglese, con un termine alla moda, viene definito decluttering che significa «togliere ciò che ingombra».
Fare il fagotto significa, nell’idea originale di Chiara Lubich, passare in rassegna tutto ciò che in casa è superfluo: vestiti, libri, scarpe, oggetti e dare a chi ne ha più bisogno. Chiara e le sue prime compagne depositavano su un vecchio lenzuolo tutto ciò che trovavano in casa che poteva essere dato ad altri, alzavano i quattro lembi e facevano un bel nodo. Il fagotto era così pronto per essere distribuito a parenti, amici, poveri.
Questa pratica, cominciata solo per amore del Vangelo ha, ormai, un fondamento scientifico anche nella civiltà dei consumi. Si sa, infatti, che si usa, in media, solo il 20 per cento di ciò che si possiede, il restante 80 per cento costituisce solo «pezzi da museo» completamente inutili.
Alcuni consigli pratici per applicare il decluttering. Eliminate dalla vostra mente alcuni pensieri come se fossero di diamante inscalfibile, tipo: «Non si sa mai, potrebbe tornare utile». «Lo lascio in cantina». «È un caro ricordo», «Mi è costato una cifra».
Poi, perlustrate la casa e raccogliete tutto ciò che non serve in un contenitore. Secondo il sito soluzionidicasa.it si può dividere il materiale raccolto in tre sezioni: “da vendere”, “ da regalare”, “da tenere”. Per dare via tutto esistono varie possibilità: tramite associazioni tipo Caritas, la rete fagotto su http://retefagottoroma.xoom.it/, di cui abbiamo già parlato nel libro Con stile (Città Nuova).
Originale è organizzare uno swap party, una festa in cui, con la forma del baratto, si scambiano oggetti e vestiti. È divertente e utile. In più crea rapporti con le persone: beni relazionali e durevoli.
Perché il benessere, come ben sappiamo, non coincide con l’abbondanza e donare il superfluo è rigenerativo. Liberare la casa o l’ufficio di tante cose inutili apre più spazio alla felicità e fa sentire più leggeri. In tutti i sensi.