De Toni è il nuovo sindaco di Udine
Alla fine la battaglia non è stata poi così all’ultimo voto come alcuni avevano pronosticato: Alberto Felice De Toni, candidato del centrosinistra, del (ormai ex) Terzo Polo e di una serie di liste civiche che si erano pronunciate a suo sostegno per il ballottaggio, è il nuovo sindaco di Udine con il 52,85 % dei voti. Vale a dire 18.500 preferenze, 2mila in più del sindaco uscente Pietro Fontanini – candidato in quota Lega del centrodestra – che si è fermato al 47,5 per cento con 16.500 preferenze. Non si sono fatte attendere, manco a dirlo, le ironie sul fatto che lui invece al ballottaggio aveva vinto contro Vincenzo Martines per appena 280 voti. Non gli è riuscito dunque il bis a Palazzo d’Aronco, nonostante fosse lui in vantaggio al primo turno – con il 46,25 % e oltre 19 mila voti, contro il 39,7 % e i 16.700 voti di De Toni.
C’è chi ha parlato di ribaltone, ma in realtà è una parola piuttosto grossa. Va infatti precisato che De Toni aveva, come già anticipato, ottenuto al secondo turno il sostegno del candidato civico Ivano Marchiol, che portava così potenzialmente in dote il suo 9 per cento e i suoi 3900 voti: e infatti De Toni ha incrementato di quasi 2 mila unità le preferenze ottenute al ballottaggio. Fontanini non ha viceversa raggiunto un accordo con l’altro candidato civico, Stefano Salmè, che ha apertamente invitato i suoi (circa 2 mila voti) all’astensione: invito colto fin troppo bene anche da una platea assai più larga, se contiamo che l’affluenza è scesa al ballottaggio di ben 10 punti percentuali, dal 54 al 44 %.
Parliamo di oltre 8 mila elettori in più che hanno scelto di non recarsi alle urne, fattore che ha colpito più il sindaco uscente – che ha perso quasi 3 mila voti – che lo sfidante – a cui sono mancati “solo” un migliaio di voti, se prendiamo per buona l’ipotesi di fantapolitica che tutti gli elettori di Marchiol sarebbero stati disposti a votare per lui. Rimane appunto il fatto che, in una città di poco meno di 100 mila abitanti di cui oltre 80 mila elettori – il che la dice lunga anche sull’età media degli udinesi – sono stati solo 35 mila a far sentire la propria voce in questo secondo turno: cosa che da un lato apre le porte alla tanto consueta quanto sterile considerazione secondo cui il nuovo sindaco gode di fatto del consenso di una parte minoritaria dei cittadini, dall’altro riporta una volta di più all’onore delle cronache il tema della disaffezione alla politica. Da notare anche che Udine è l’unico capoluogo con un sindaco di centrosinistra in una regione che vota massicciamente a destra, e capoluogo in cui anche alle ultime Regionali presidente uscente, il leghista Massimiliano Fedriga, è uscito largamente vincitore: una conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che a livello locale hanno più peso i singoli candidati che le appartenenze politiche.
«Udine ha scelto di cambiare – sono state le prime parole dell’ex rettore dell’ateneo cittadino e nuovo sindaco, il secondo (dopo Furio Honsell) ad aver fatto il salto da Palazzo Florio a Palazzo d’Aronco (sedi, rispettivamente, del Rettorato e del Comune) – . Prima di qualsiasi altro commento non posso non ringraziare fin da subito i cittadini e le cittadine che hanno voluto dare fiducia al nostro progetto civico. Un risultato che premia tutte le fatiche che i nostri candidati e le nostre candidate hanno impiegato per raccontare la Udine che vogliamo. Una Udine più bella, viva, attrattiva. In una parola più felice». «Il vento è cambiato – ha continuato De Toni – e la convergenza con Marchiol, che ringrazio assieme alla sua squadra, per la fiducia, è stata quasi naturale e non è casuale che le due coalizioni, la mia e quella di Marchiol, siano guidate da due candidati civici [anche De Toni, pur avendo il Pd come primo partito a suo sostegno, non ne è iscritto ed è un candidato civico, ndr]. Un segnale cittadine e cittadini ci hanno voluto dare e di cui terremo conto per il futuro».
Pietro Fontanini, da parte sua, ha concesso la vittoria all’avversario; soffermandosi in particolare sul tema dell’astensione al secondo turno e di come questo l’abbia penalizzato. Ma anche su come la sua amministrazione abbia lasciato un bilancio a suo dire in ordine, e diverse opere già finanziate che auspica vengano realizzate.
Congratulazioni sono giunte anche dalla segretaria del Pd, Elly Schlein, dal presidente regionale Massimiliano Fedriga, e dal candidato di centrosinistra uscito sconfitto dalle elezioni regionali, Massimo Moretuzzo.
De Toni ha assicurato che si metterà subito al lavoro per nominare gli assessori; opera in cui il nodo principale è il sostegno ottenuto da Marchiol che, pur non essendosi tradotto in un apparentamento formale delle liste al ballottaggio, significa comunque la volontà di essere poi rappresentati in Giunta. Il Pd dal canto suo, in quanto partito più votato, secondo le indiscrezioni che da tempo circolano avrebbe già “opzionato” il posto da vicesindaco per Alessandro Venanzi, “recordman” di preferenze (oltre mille), nonché “candidato naturale” dei dem qualora fossero stati loro e non una lista civica ad esprimere il sindaco (soluzione a cui si era giunti per arrivare ad una coalizione più larga). I prossimi giorni saranno quindi dedicati a formare la squadra.
Ma chi è Albero Felice De Toni? Nato nel 1955 a Curtarolo (Padova), è professore ordinario di ingegneria economico-gestionale presso l’Università degli Studi di Udine, direttore scientifico di CUOA Business School e presidente del comitato ordinatore della Scuola superiore ad ordinamento speciale della difesa. È stato rettore dell’Università di Udine dal 2013 al 2019. Dal 2015 al 2018 è stato segretario generale della Conferenza nazionale dei rettori delle Università italiane, mentre dal febbraio 2019 al maggio 2021 è stato presidente della Fondazione CRUI. In politica è stato iscritto alla Margherita, ma attualmente non è come dicevamo iscritto al Pd e si è presentato come candidato civico. I punti salienti del suo programma riguardano la transizione energetica, la pianificazione e riqualificazione urbana con un nuovo Prg e la lotta al consumo di suolo, la mobilità sostenibile, la gestione innovativa dei rifiuti, l’innovazione ed internazinalizzazione delle attività economiche, dell’università e della sua ricerca, il sostegno al terziario avanzato, il potenziamento dei servizi educativi e culturali.
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