De Donatis: Per i cristiani la politica sia servizio
«Che cosa possiamo fare come credenti in questa società in evoluzione? In un’epoca che muta rapidissimamente e che sta vivendo – come afferma il nostro vescovo, papa Francesco – una situazione che la denota come un’epoca di cambiamenti, abbiamo la missione di riscoprire tutti insieme la vocazione della comunità cristiana a servire l’uomo e a parlare della vita dell’uomo. E la comunità cristiana in questo senso, fa un’opera di azione politica, perché la politica è un discorso sull’uomo e sulla vita nella società, e lo fa a partire dall’insegnamento di Cristo sull’amore fraterno». L’arcivescovo Angelo De Donatis, vicario generale del papa per la diocesi di Roma, descrive a Palazzo del Laterarno, quale deve essere il compito dei cristiani nell’impegno quotidiano, al servizio della collettività.
«70 anni fa entrava in vigore la nostra Costituzione, sorgente della nostra vita democratica. E allora – sottolinea il vicario di Francesco – dobbiamo essere onorati di averla ricevuta come carta di riferimento, di impegno per la vita del nostro Paese, e possiamo riconoscere che quella carta è il frutto di un paziente, sottile lavoro di mediazione e di dialogo tra le diverse culture politiche presenti nel tessuto sociale italiano».
Un confronto, una mediazione, utili ancor più oggi, con le elezioni politiche alle porte e un confronto politico che si trasforma spesso in scontro. Diventa quindi ancora più prezioso ricordare (inteso come “riportare al cuore”) nell’oggi le parole pronunciate 70 anni fa da Alcide De Gasperi, primo presidente del Consiglio della Repubblica italiana e fondatore della Democrazia cristiana. Nella prima delle tre letture teologiche organizzate dalla diocesi romana sul tema dei padri dell’Europa (lo statista italiano, il tedesco Konrad Adenauer e il francese Robert Schuman), il vicario del papa ha ricordato le parole di De Gasperi quando diceva che:
«Al senso di uguaglianza di fronte alla legge, al senso della dignità della persona umana, il cristianesimo apporta un ulteriore impulso, il più forte: l’amore che dal punto di vista sociale si chiama fraternità ed esige spirito di sacrificio a vantaggio della comunità».
Questo amore, ha aggiunto l’arcivescovo, «caratterizza la presenza del cristiano nella società come diaconia quotidiana, come impegno storico che deriva dalla sua vita evangelica, nello sforzo che ogni giorno possiamo compiere, quello di condurre ogni dibattito politico verso il raggiungimento dell’equità, della giustizia, del rispetto, della dignità e dei valori insopprimibili della vita umana. I credenti potranno dialogare e confrontarsi a partire dagli insegnamenti del Vangelo per mettersi al servizio di questa prospettiva».
Eccellenza, De Gasperi diceva che senza amore, inteso come fraternità sociale, non può esserci democrazia. Una dichiarazione, come lei ha ricordato, attuale anche oggi…
È fondamentale, certo, perché è una diaconia, questa dell’amore messo a disposizione della democrazia e quindi della vita della comunità. Senza questo si perde l’anima del servizio inteso nel vero senso della parola.
Lei ha parlato della necessità di un sacrificio a favore del bene comune…
Sì, è una parola che usa proprio Alcide De Gasperi…
Ha ancora senso parlare di sacrificio in questo momento storico, in cui sembra prevalere l’interesse individuale?
Se al centro c’è veramente il bene comune, questo si può realizzare grazie al sacrificio, grazie all’offerta di sé, altrimenti c’è solo l’autoreferezialità e la ricerca del proprio interesse….
Per una democrazia compiuta, ci sarebbe bisogno anche di una “democrazia economica”. Ci sarebbe bisogno quindi di provvedimenti a favore di chi è meno abbiente?
Qui siamo su un tema delicatissimo, è chiaro, ma è fondamentale anche questo per una vera democrazia. Mi è piaciuta molto la sottolineatura che ha fatto nel corso della serata il vescovo di Faenza Modigliana Mario Toso (già segretario del Pontificio consiglio della Giustizia e della pace, ndr): è vero che non possiamo immaginare una democrazia compiuta senza democrazia economica, altrimenti si costruisce su un fondamento che non regge.