Davide e Abisag un amore per sempre
Davide diventò vecchio. Molto vecchio per l’epoca, dato che si moriva giovani, specialmente se si era guerrieri. Aveva combattuto tante battaglie, sconfitto tanti nemici, superato tanti guai con la sua famiglia. Ora poteva godersi in pace gli ultimi anni di vita. Era ricco, potente, adorato dalla sua gente. E nonostante gli sbagli, il suo cuore era ancora innamorato di Dio come in gioventù. Aveva però un piccolo problema. Quando andava a dormire, un freddo tenace gli penetrava nelle ossa e non riusciva a scaldarsi, per quanto lo coprissero di coperte pesanti. I suoi ministri, che ben lo conoscevano, intuirono subito quale poteva essere il rimedio adatto al loro amato re.
Conoscevano bene la sua spiccata sensibilità per la bellezza femminile che non s’era affatto affievolita con l’imbianchirsi dei capelli, con l’approfondirsi delle rughe sul viso, con l’indebolimento dei suoi muscoli potenti. Non pensarono di affidarlo alle cure delle mogli e concubine, che pur aveva. Ma gli anni erano passati anche per loro. Conoscevano i gusti di Davide. «Si cerchi una vergine giovane, che lo assista, lo curi e dorma con lui; così il re nostro signore si riscalderà».
Trovarono una ragazza bellissima, Abisag. Quando entrò a corte fece voltare il capo ai figli di Davide, ai funzionari regi, ai passanti che stavano di fronte alla reggia. Aveva un corpo perfetto, formoso, ed era pure dolcissima. Il vecchio re Davide apprezzò molto la scelta dei suoi ministri. Abisag si dedicò a Davide con dedizione.
Dopo pochissimo tempo il re si rese conto che quella deliziosa, fresca fanciulla sapeva leggere al volo i suoi pensieri, riusciva ad anticipare ogni suo desiderio come nessuna mai (o se n’era ormai dimenticato?). Quando le mogli venivano a trovarlo e lo vedevano così beato, capivano che non avrebbe mai mancato loro di rispetto, ma le cose erano ormai cambiate. Provavano una leggera invidia per Abisag, una certa tristezza s’insediava nei loro cuori. Abisag era solare, ogni gesto che compiva era leggero.
Davide amava quella sua lievità, amava i cibi che gli preparava, le tisane che gli somministrava, persino le erbe medicinali che riusciva a fargli deglutire. Anche Abisag aveva la sua ricompensa: sì, Davide era vecchio, ma c’era uomo come lui in tutta Israele? Era pur sempre splendido. Di notte lui amava sentire il corpo di lei sopra il suo, nudo e sontuoso. E sentiva un grande, benefico calore invadergli il corpo, ma ormai era vecchio e non si unì a lei. Mentre stava tra le sue braccia, però, ringraziava per quest’ultimo regalo che la vita gli aveva fatto.
Ringraziava anche per gli altri regali, e Dio lo sapeva. Ma Davide voleva ringraziarlo a voce, Dio, e di lì a poco l’avrebbe fatto, quando sarebbe stato con lui faccia a faccia. Quando gli avrebbe cantato i salmi accompagnandosi con la cetra. E guardandolo negli occhi.
Da Michele Genisio, Quando fioriscono i melograni, l’amore ai tempi della Bibbia (Città Nuova, 2014)