David Garrett, un nuovo Paganini?
L’ha interpretato non solo nei suoi concerti funambolici, ma addirittura sullo schermo, il divino e diabolico Niccolò. Parliamo ovviamente di Paganini, il celeberrimo violinista ligure, star del concertismo, insieme a Liszt, nell’Europa della prima metà dell’Ottocento. David Garrett è infatti stato Il violinista del diavolo, così recita il titolo del film, mica male, facilmente reperibile.
Lui, David, 36 anni, biondo e alto tedesco di Aquisgrana – ormai molto americanizzato –, enfant prodige che a 13 anni firma un contratto esclusivo con la Deutsche Grammophon, è l’astro dell’archetto. Lo sa, gli piace e piace alla gente che va in delirio per lui. Anche perché il nostro non si accontenta del classico: il suo cd Garrett vs Paganini nel 2014 ha ottenuto il terzo Echo Klassic, una sorta di Nobel del disco, ha suonato con i Wiener, la London Philarmonic, la Filarmonica Russa e nel 2018 sarà alla Scala diretto da Chailly. Garret viaggia nel terreno della “contaminazione”, ossia dell’approccio-miscela tra i generi musicali, producendo un cd rock come Nothing Else Matters dei Metallica, che ha sbalordito il mondo. Del resto, l’abbigliamento è una fusione di classico – giacca e pantaloni neri –, e di contemporaneo: anelli al dito, coda di cavallo, posa divistica.
Perciò è stato curioso vederlo dal vivo per la stagione estiva dell’Accademia romana di Santa Cecilia, in una cavea stracolma di gente che fotografava, riprendeva – anche se non si potrebbe –, commentava, interrompeva con applausi, scambiava l’acuto del violino per la fine del brano – in Italia la scarsa cultura musicale e civica non manca di farsi notare –, eccetera.
Detto questo, bisogna ammettere che Garrett è bravissimo, superbamente bravo. Gli si perdonano i languori, i tempi rubati per far gustare le note, ma l’accordo con la brava direttrice messicana Alondra de la Parra funziona, e il difficilissimo e popolare Concerto di Tchaikowsky, fila che è un piacere. Garrett infatti non è solo un prodigio tecnico e un'icona mediatica come Lang Lang, ma ha un’anima, romantica: lo si sente e lo trasmette sia in Tchaikowsky sia in Paganini, concesso come bis con il Carnevale di Venezia.
Un nuovo Paganini? Come bravura, certo, come genio non si direbbe, ma come capacità di trascinare, commuovere, questo sì. Garrett ha un’anima. La fa cantare con il violino, ed è una meraviglia. Un vero e nuovo romanticismo del XXI secolo.
(Nella foto, di Dove Bongartz da Wikipedia, il musicista tedesco in un concerto a Stoccarda)