Date e vi sarà dato
“Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo” (Lc 6,38).
“C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo …”:(1) così l’evangelista Luca introduce il lungo discorso di Gesù, che si snoda attraverso l’annuncio delle beatitudini, delle esigenze del Regno di Dio e delle promesse del Padre ai suoi figli.
Gesù annuncia liberamente il suo messaggio a uomini e donne, di diversi popoli e culture, accorsi per ascoltarlo; è un messaggio universale, rivolto a tutti e che tutti possono accogliere per realizzarsi come persone, create da Dio Amore a Sua immagine.
“Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo”.
Gesù rivela la novità del Vangelo: il Padre ama ogni suo figlio personalmente di amore “traboccante” e gli dona la capacità di allargare il cuore ai fratelli con sempre maggiore generosità. Sono parole pressanti ed esigenti: dare del nostro; beni materiali, ma anche accoglienza, misericordia, perdono, con larghezza, ad imitazione di Dio.
L’immagine della ricompensa abbondante versata nella veste ripiegata, ci fa comprendere che la misura dell’amore di Dio per noi è senza misura e che le sue promesse si realizzano oltre le nostre aspettative, mentre ci libera dall’ansia dei nostri calcoli e dei nostri calendari, dalla delusione di non ricevere dagli altri secondo la nostra misura.
“Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo”.
A proposito di questo invito di Gesù, Chiara Lubich ha scritto: «Ti è mai capitato di ricevere da un amico un dono e di sentire la necessità di contraccambiare? […] Se succede a te così, puoi immaginare a Dio, a Dio che è Amore. Egli ricambia sempre ogni dono che noi facciamo ai nostri prossimi in nome suo […] Dio non si comporta così per arricchirti o per arricchirci. Lo fa perché […] più abbiamo, più possiamo dare; perché – da veri amministratori dei beni di Dio – facciamo circolare ogni cosa nella comunità che ci circonda […]. Certamente Gesù pensava in primo luogo alla ricompensa che avremo in Paradiso, ma quanto avviene su questa terra ne è già il preludio e la garanzia» (2) .
“Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo”.
Ma cosa potrebbe accadere se ci impegnassimo a praticare questo amore insieme, con tanti altri uomini e donne? Sarebbe certamente il germe per una rivoluzione sociale.
Racconta Jesùs, dalla Spagna: «Mia moglie ed io lavoriamo nella consulenza e nella formazione. Ci siamo appassionati ai principi dell’Economia di comunione (3) e abbiamo voluto imparare a guardare l’altro: i dipendenti, con la valutazione dei salari e le alternative a ovvi licenziamenti; i fornitori, rispettando i prezzi, i pagamenti, i rapporti a lungo termine; la concorrenza, con corsi congiunti e offrendo il nostro Know How, i clienti, con consigli dati in coscienza, anche rinunciando al nostro tornaconto. La fiducia che si è generata ci ha salvato poi nella crisi del 2008.
Successivamente, attraverso la ONG “Levántate y Anda” (Alzati e cammina), abbiamo incontrato un insegnante di spagnolo in Costa d’Avorio. Voleva migliorare le condizioni di vita del suo villaggio con una sala parto. Abbiamo studiato il progetto e offerto la somma necessaria. Non ci credeva. Ho dovuto spiegargli che erano gli utili dell’azienda. Oggi la sala parto “Fraternità”, costruita da musulmani e cristiani, è il simbolo della convivenza. Negli ultimi anni i profitti della azienda si sono moltiplicati per dieci. Con altre aziende EdC abbiamo creato il Commercio Internazionale di Comunione e insieme a imprenditori congolesi abbiamo investito in una nuova società che trasporta cibo da Kinshasa a villaggi lontani».