Dario, alla scoperta del Diamante nascosto
Dario è cresciuto in Puglia, ultimo di cinque fratelli, in una di quelle famiglie dove i figli respirano fin da subito l’amore che unisce i genitori che, per loro, non si risparmiano in niente.
La sua vita scorreva così, semplicemente felice, finché una tragica e fulminea malattia non si portò via il padre, lasciando il resto della famiglia nel dolore che, invece di avvicinarli, cominciò a separarli.
«Da quel momento, ho assistito al rapido smembramento della mia famiglia. Io non capivo cosa stesse succedendo a casa e intorno a me, sentivo soltanto che il dolore aveva tolto lo spazio all’amore. Per sopravvivere, avrei dovuto trovare altri modi per sentirmi amato ed essere felice» racconta Dario.
Quando ha circa dieci anni, Dario scopre il mondo della pornografia: «È stato un incontro affascinante, misterioso, che mi lasciava ogni volta con un grande senso di piacere ma anche di inquietudine. Sapevo che quel “finto amore” non sarebbe mai stato abbastanza, che il mio cuore non si sarebbe riempito mai, ma, allo stesso tempo, non riuscivo a dire di no, proprio perché era molto di più che una dipendenza: non ero più in grado di relazionarmi con gli altri perché il mio rapporto era completamente e costantemente condizionato dal nudo».
Mentre la pornografia si mangia tutto, compresa la stima di sé, Dario impara a dividere la sua vita in tante parallele: di giorno, il bravo ragazzo a scuola, al catechismo, a casa; di notte un dipendente da internet, dalla televisione, dalla pornografia.
«Per tanti la pornografia è qualcosa di normale, uno scherzo, un gioco,» mette in guardia Dario «invece, è capace di distruggere un uomo nel profondo, inquinando la sua mente con immagini che mai dimenticherà e che lo condizioneranno in ogni relazione; strappandogli via il tempo che la compulsione richiede: ore, intere nottate, giorni. Illudendolo che quel tipo di relazioni siano da prendere come esempio per la vita, abbassando l’amore al livello di uno scambio “usa e getta” di corpi».
Dario cerca di soddisfare il suo desiderio d’amore anche sfruttando il suo talento per il canto e la musica: «Per cercare di essere sempre più felice, volevo andare via di casa, girare il mondo, sognavo che il mio nome fosse stampato dappertutto, che tutti mi conoscessero e apprezzassero!».
Trascorrono così otto anni, in cui il dolore cresce, mai completamente anestetizzato dalla pornografia o dalla carriera artistica, e inizia a farsi sentire, incontenibile: attacchi di panico, depressione, pensieri ossessivi di suicidio. «Nelle mie notti insonni, pregavo Dio di liberarmi da questa oppressione, dal vuoto che avvertivo dentro, chiedendogli di darmi pace. In quei giorni così drammatici, avevo deciso che l’avrei fatta finita…».
Mentre affonda in quell’abisso, inaspettatamente, sua madre gli propone di partecipare ad un incontro di preghiera ad Assisi. Un po’ incerto, Dario accetta.
«Proprio lì, grazie al semplice abbraccio di una persona che non ho mai più rivisto, ho avvertito dentro di me un fuoco. Proprio questo fuoco è stato la mia prima, forte esperienza di Dio. Ho sentito all’istante la certezza che la mia vita non sarebbe più stata la stessa e che l’amore che cercavo era in realtà proprio Dio, un Dio in carne ed ossa, un Dio vivo, che si fa toccare, che si fa abbracciare» racconta.
Nella gioia incontenibile di quei giorni, Dario vorrebbe fare qualcosa di grande: portare quell’abbraccio di amore a tanti; vivere il Vangelo alla lettera. Così, dopo la maturità, parte per fare un’esperienza in una delle comunità di Nuovi Orizzonti, realtà che aveva scoperto grazie al web: «Lì, il Vangelo ha scavato profondamente dentro di me, e mi ha fatto comprendere che dovevo lavorare sodo per liberarmi dalle dipendenze che per anni mi avevano reso schiavo».
Così, grazie ad un cammino psicologico, tanti amici presenti nei momenti di bisogno e, non ultima, una palestra fatta di preghiera costante, il diamante nascosto è emerso dal fango.
«Ad un certo punto di questo cammino, stupendo ma faticosissimo, mi è anche stato fatto un dono immenso: Irene, la donna che oggi è mia moglie. Il fidanzamento con lei è stato un periodo di conoscenza, di lotta, di fatica, ma soprattutto di grande bellezza.
Non ero più un bambino ferito che aveva bisogno di elemosinare amore, ma un uomo che poteva prendersi finalmente cura di un’altra creatura. Devo tanto a lei che ha saputo accogliermi e, soprattutto, aspettarmi nei momenti in cui soffrivo troppo, in cui mi sentivo ancora ferito dalla vita, dalla mia famiglia di origine e dalle mie scelte sbagliate».
Così, oltre il “vissero felici e contenti”, è cominciata per Dario e Irene una nuova avventura, umanissima e entusiasmante: costruire la loro nuova famiglia, una famiglia fondata sul Vangelo.