I danni dei super incendi
Ormai c’è chi non parla più di «incendi», ma di «super incendi», per dire quel che sta accadendo nei boschi del pianeta, dovuti anche alle alte temperature estive che si stanno registrando negli ultimi anni. L’organizzazione ecologista World Wildlife Fund (Wwf), con un rapporto pubblicato agli inizi di luglio, si è mostrata preoccupata per «i rischi derivati dai nuovi “super incendi”, di propagazione rapida, conseguenza delle ondate di calore e della siccità che hanno colpito l’Europa». Tra i fattori che contribuiscono all’incremento degli incendi boschivi, quest’organizzazione punta anche sullo spopolamento delle zone rurali e l’urbanizzazione caotica. Oltre 1.400 incendi sono stati segnalati in Europa nei primi sei mesi dell’anno. Preoccupante, certo, il numero di vittime umane che causano gli incendi forestali. Chi non ricorda i grossi incendi negli ultimi due anni nel Sud Europa, con numerosi morti in Grecia, Portogallo e Spagna? A questo proposito la Wwf dice che «l’attuale politica di lotta agli incendi, basata esclusivamente su un avanzato sistema di estinzione, è obsoleta e inefficace nel combattere i superincendi». Preoccupante anche che non accade solo nel Sud Europa, ma nelle regioni del Nord, più umide e meno calde, con incendi ogni volta più frequenti. Uno degli ultimi, nei dintorni di Lubtheen, località nel Nord della Germania, vicino ad Amburgo, dove circa 500 persone hanno dovuto essere evacuate. In media, 300 mila ettari bruciano ogni anno in Europa.
Le conseguenze però degli incendi forestali non si fermano alle vittime umane e alle perdite materiali, vanno molto aldilà. Secondo le recenti dichiarazioni di Clare Nullis, portavoce dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm), i grossi incendi senza precedenti nell’Artico nel mese di giugno hanno emesso una quantità di anidride carbonica (CO2) equivalente a quella di un Paese come la Svezia in un anno. Con i dati del sistema europeo di osservazione della Terra (Copernicus) in mano, tra gli oltre 100 incendi registrati nell’Artico, dalla Siberia fino a Alaska, alcuni di loro hanno bruciato una superficie equivalente a 100 mila campi da calcio. Gli effetti in queste regioni normalmente «bianche» sono disastrosi e amplificano il riscaldamento globale. Quando uno strato di fuliggine nera copre la neve bianca, assorbe il calore della luce solare e aumenta così il rischio che lo strato di permafrost si sciolga e rilasci il metano nell’atmosfera, peggiorando così l’effetto serra.
Davanti questo brutto panorama, l’Omm ha lanciato un sistema di allerta e consulenza per gli incendi boschivi e l’inquinamento da fumo per sviluppare, attuare e armonizzare le previsioni d’incendi in tutto il mondo, fornendo un quadro più chiaro degli incendi e dei relativi impatti e rischi globali.