Dalla tavola alla strada

Retroscena del 93° Giro d'italia. Manuel Belletti commenta la nona tappa di un team affiatato e vincente
Belletti ciclista

9° tappa Frosinone – Cava dei Tirreni 187km di Manuel Belletti

Il vincitore è Matthew Goss (HTC – Columbia). Ciao a tutti! Oggi vi racconto qualche curiosità su come noi corridori ci prepariamo ad affrontare una tappa del Giro. Questa mattina la sveglia è suonata alle ore 9. Prima della gara di solito si fa una bella colazione seguita da pasta o riso, il tutto 3 ore e mezza prima del via. Io personalmente non riesco a mangiare pasta o riso la mattina quindi devo ripiegare su una colazione molto abbondante a base di cereali, pane e marmellata. Quando la gara è particolarmente lunga aggiungo qualche fetta di prosciutto e delle uova sode. Dopo il "pranzo di giornata" si parte per raggiungere il luogo di partenza della tappa un’ora prima del via ufficiale.

 

Anche oggi il tempo non ci ha risparmiati! Negli ultimi 70 km la pioggia è caduta direi in maniera esagerata. Le strade nel finale in certi punti sembravano dei veri e propri laghi e come avete potuto vedere dalle immagini a volte le pozzanghere arrivavano addirittura alle caviglie! Nonostante tutto è stata una tappa abbastanza regolare,  con la solita fuga di giornata che poi abbiamo ripreso nel finale, dove anche oggi non sono mancati i frazionamenti del gruppo. Gli ultimi 4 km erano in leggera salita e per me è stato un arrivo tosto. Avevo battezzato la ruota di Pozzato perché sapevo che era un arrivo adatto a lui ma, le mie gambe erano molto “dure” così negli ultimi 500 metri ho perso posizioni e ho detto addio ad un possibile risultato di tappa finendo 15°.
A livello di team abbiamo raccolto un bel quinto posto con il mio compagno Canuti che nel tentativo di aiutarmi si è ritrovato nelle posizioni migliori del gruppo all’arrivo.

Domani ci aspetterà una tappa molto lunga di ben 230 km e spero di raccogliere quello che non ho raccolto oggi, magari iniziando lo sprint da una posizione migliore. Saluti a tutti.


 

8° tappa Chianciano Terme – Monte Terminillo di 189km. Di Manuel Belletti

 

Vince Chris Sorensen(Saxo Bank), fuggitivo di giornata, al secondo posto Simone Stortoni (Colnago-Csf Inox)

Per me oggi doveva essere una tappa fra virgolette tranquilla, infatti il mio compito assieme ai miei compagni era di tenere davanti il nostro leader Pozzovivo all’imbocco della salita finale per poi arrivare al traguardo faticando il meno possibile. Questo infatti è quello che abbiamo fatto, ma non è stata diciamo la tappa che mi aspettavo, siamo partiti come si dice in gergo "a tutta" e non sono mancati i frazionamenti del gruppo lungo tutta la tappa.
Io ho vissuto l’ultima salita "in gruppetto" con altre "ruote veloci" cercando di salvare la gamba per le tappe adatte a me con arrivi in volata come quella di domani…
A livello di team abbiamo raccolto un importantissimo secondo posto con Stortoni che faceva parte della fuga di giornata, e buoni segnali di ripresa con Pozzovivo che ha tenuto le ruote dei migliori in salita.

MAGLIA ROSA: Alexander Vinokourov (Astana)

MAGLIA ROSSA: Cadel Evans (BmC)

MAGLIA VERDE: Matthew Lloyd (Omega Pharma – Lotto)

MAGLIA BIANCA: Richie Porte (Saxo Bank)

Manuel Belletti è nato a Cesena il 14 ottobre del 1985. Da dilettante, vestendo la maglia dell’U.C.Trevigiani Dynamon, si è confermato come uno dei giovani più promettenti del panorama italiano grazie ai numerosi successi di rilievo nazionale e internazionale. E’ professionista dal 2008. Tra i “grandi” un’unica vittoria e una serie infinita di piazzamenti nei primi dieci. In questo Giro d’Italia è arrivato 4° nella tappa di Marina di Carrara, veste la maglia della Colnago-Csf Inox.

 

7°tappa la Carrara – Montalcino di 215km Ci piace il fango…

 

Roba d’altri tempi signori, pedalare sulle strade sterrate appiccicose di fango, bagnate dalla pioggia e dall’entusiasmo dei tifosi. Rivedi le immagini in bianco e nero della 7°tappa la Carrara – Montalcino di 215km e per un istante ti sembra di tornare a rivivere quei vecchi film d’epoca sbiaditi dove l’immagine non era molto stabile, dove i ciclisti ciondolavano e sbuffavano. Era l’epoca di Luigi Ganna, Costante Girardengo, Learco Guerra, Alfredo Binda. Tutti nomi simboli di un ciclismo epico ed eroico che toccava i limiti del disumano. Al Giro si facevano tappe di anche 450km, l’asfalto era un sogno, il cambio sulla bici iniziava a diventare realtà, per fortuna. Si stava in sella anche per 18 ore consecutive mangiando uova, zabaione e arraffando l’acqua alle fontane di paese. In quel ciclismo eroico si era tutti contro tutti “La corsa è corsa, pietà l’è morta” era la legge non scritta in quei tempi. Se la maglia rosa rimaneva attardata era l’occasione buona per attaccare e per guadagnare posizioni in classifica.

 

Sulle strade di questo Giro sembra proprio di essere tornato a quei vecchi tempi. Perché la maglia rosa Vincenzo Nibali è vittima di una caduta e trascina con sé il suo compagno Valerio Agnoli in maglia bianca e Michele Scarponi. Davanti la corsa esplode, si è vicini al primo tratto sterrato. Vinokourov prima esita un pochetto poi non ci pensa due volte prende a pestare sui pedali e incita i compagni di fuga a tenere alta l’andatura. Dietro Ivan Basso, capitano della Liquigas, aspetta Nibali e insieme organizzano l’inseguimento per perdere meno tempo possibile. Il resto è pura cronaca, una lotta tra gli “eroici” del ciclismo di oggi: Evans, Cunego, Pinotti, Arroyo e appunto Vinokourov. Evans vince a Montalcino e mostra i colori dell’iride inzaccherati di fango.

 

Nel Giro d’Italia del 1976 il nostro Felice Gimondi in maglia rosa cadde lungo la tappa che arrivò a Verona. Il gruppo lo aspettò. Il giorno seguente successe di nuovo, solo che le conseguenze sembrarono più gravi, il gruppo “fotocopia” la sua reazione. Così cadde anche De Muynk, diretto rivale di Gimondi per la rosa. E il gruppo lo aspettò. Nella tappa di Bergamo il belga cadde di nuovo e si ferì seriamente. E il gruppo lo aspettò. Fu  Gimondi stesso ad andare ad incoraggiarlo! Di solito funziona così nel ciclismo di oggi. Ma, a Montalcino si è consumata una giornata d’altri tempi. Una giornata eroica!

 

 

5°tappa Novara – Novi Ligure 168km

 

Sulle strade di Coppi lo squalo rimane a bocca asciutta

Vista dall’alto la corsa sembra riassumere la legge naturale del più forte. A tre chilometri dall’arrivo tre corridori, i fuggitivi di giornata, fendono l’aria con le loro biciclette quasi ad essere un branco di pesciolini che nuotano velocemente nel mare per sfuggire allo squalo di turno: il gruppo compatto che minaccioso e indomabile “nuota” a tripla velocità con l’acquolina in bocca perché ha fame di vittoria. I denti affilati dei velocisti pronti per divorare la preda contro l’orgoglio, la grinta e la voglia di non piegarsi alle leggi della natura di chi non molla e cerca di dare tutto e di più pur di conquistare una vittoria dal sapore intenso. Perché, come nella vita, le cose che ci fanno sudare, soffrire e penare poi dentro ci regalano qualcosa di più.

Arashiro, Pineau, Fouchard, un giapponese e due francesi che in vista dell’arrivo svuotano le tasche della maglietta da tutti i panini e i rifornimenti avanzati, quasi a volerli regalare come dei cimeli al pubblico sul bordo della strada. Scaramanzia, desiderio di sentirsi più leggeri senza nulla addosso che può dare impiccio, piccoli gesti che fanno parte della storia e della naturalezza di questo sport. La raccolta differenziata non esiste in queste corse d’alto livello, peccato che i milioni di cicloamatori nel nostro paese, volendo imitare i professionisti, si esibiscano in lanci della borraccia o della cartina nelle manifestazioni dilettantistiche non competitive della domenica…

 

Nove volte su dieci, se la tappa è per velocisti, il gruppo fa bene i calcoli e si mangia sempre i pesciolini in fuga. Stavolta, a Novi Ligure vince Jerome Pineau (Quick Step – Innergetic), secondo Fouchard, sul gradino più basso del podio Arashiro. Uno solo conquista lo spumante, il bacio delle miss e intasca i soldi della vittoria. Tutti e tre possono essere orgogliosi di aver ribaltato i dogmi che governano la teoria dell’evoluzione !

 

MAGLIA ROSA: Vincenzo Nibali (Liquigas – Doimo)

MAGLIA ROSSA (classifica a punti): Tyler Farrar (Garmin – Transistor)

MAGLIA VERDE (gran premio della montagna): Paul Voss (Team Milram)

MAGLIA BIANCA (miglior giovane): Valerio Agnoli (Liquigas – Doimo)

4° tappa Savigliano-Cuneo cronosquadre km 33

 

Se per qualcuno il ciclismo è e rimane uno sport puramente individuale disegnato da due gambe scolpite che spingono sui pedali di una bicicletta beh… si sbaglia di grosso. Andatelo a dire ai nove “vagoni” del treno della Liquigas – Doimo che ha divorato l’asfalto lungo le strade della 4°tappa del Giro d’Italia, una cronometro a squadre di trentatre chilometri da Savigliano a Cuneo, funestati da un tempo inclemente e truffaldino.

 

Compattezza, forza, lucidità, spirito di squadra sono state le caratteristiche del convoglio verde- blu trainato da due carismatiche locomotive che rispondono al nome di Ivan Basso e Vincenzo Nibali che scendendo dalla sua veloce bicicletta in quel di Cuneo ha potuto abbracciare la maglia rosa, il sogno di una vita. Quel simbolo del primato che per un corridore italiano sta al di sopra di tutto anche della fama e della gloria che il Tour de France ti può incollare addosso.

 

Nibali gongola incredulo, perché lui al Giro non ci doveva essere, era in Sicilia, nella sua terra d’origine che si gustava il riposo e qualche buona granita dopo le fatiche delle classiche del Belgio. Ma, il destino evidentemente riservava al corridore di Messina qualcosa di speciale. “Oggi abbiamo fatto una grande corsa, tutti i miei compagni sono stati eccezionali – Questa vittoria è merito di tutto lo staff della squadra dai direttori sportivi, che ci seguono da quest’inverno pensando a questo momento, fino ai meccanici che hanno saputo consigliarci la posizione più aerodinamica”. Tradotto in un altro linguaggio vuol dire: “Noi non molliamo, nella nostra squadra ognuno diventa fondamentale e siamo coscienti del fatto che grandi mete si possono raggiungere solo insieme”.

 

 

3° tappa Amsterdam – Middelburg 209km di Filippo Pozzato

"Oggi è stata una tappa difficile. Un po’ per le cadute un po’ per il vento che ha creato ancor più nervosismo. Sono rimasto coinvolto in una caduta anche oggi, ma fortunatamente senza nessuna conseguenza. E devo dire che il ginocchio mi ha fatto meno male del previsto e quindi, visto che domani c’é anche il giorno di riposo, spero di recuperare bene e di poter essere competitivo già dalla cronometro a squadre di mercoledì. A parte le ambizioni personali, voglio cercare di aiutare il più possibile Karpets che farà classifica e anche oggi ha dimostrato di esserci, essendo l’unico di noi che é arrivato con il primo gruppetto. Stasera Vladimir é 11 a 18" e se riusciamo a fare un buona crono a squadre potrebbe guadagnare altre posizioni. Per quanto riguarda me direi che posso cercare di fare bene all’arrivo di Massa Carrara e Montalcino"

 

 

2° tappa Amsterdam-Utrecht 209km di Filippo Pozzato

 

 “Oggi non è stata una gran giornata. Il nervosismo nelle battute finali della tappa e la classifica ancora così corta ha creato indirettamente una serie di cadute. Tra le quali la mia. Non ho potuto fare altro che cercare di andare giù nel miglior modo possibile. Ho picchiato il ginocchio destro e poi la spalla. Subito ho temuto il peggio poi sono risalito in bici e ho continuato, anche se dolorante, fino al traguardo. Ora mi sento più tranquillo perché la situazione non sembra così grave. Il medico della squadra mi ha visitato e disinfettato. Sembra una “normale” botta. Spero solo non si gonfi troppo questa notte. Certo avrei preferito un inizio diverso per questo Giro d’Italia, ma purtroppo le cadute fanno parte dei rischi del mio mestiere”.

 

1° tappa Amsterdam-Amsterdam (cronometro individuale) 8,4km di Filippo Pozzato

“Finalmente siamo partiti. I giorni che precedono il via di un grande Giro sono sempre molto lunghi e non passano mai. Oggi la cronometro che abbiamo affrontato era molto tecnica e le strade mezze bagnate non hanno certo agevolato la performance. Per quanto mi riguarda posso dire di essere partito bene, ma negli ultimi quattro chilometri mi sono appesantito e non più trovato il colpo di pedale giusto. Oggi la frequenza di pedalata, visto i continui rilanci, era fondamentale e se la perdevi era molto difficile fare un tempo importante. Per ovviare a questo problema avevo scelto di montare anche una moltiplica con meno denti per essere più reattivo, ma non ha prodotto gli effetti desiderati. Comunque sono ad una trentina di secondi dal leader Wiggins e nei primi dieci giorni ci sono ancora diverse possibilità per poter fare bene. Speriamo che la Dea bendata sia dalla mia parte”.


Filippo Pozzato, classe 1981, vanta un palmares di oltre quaranta vittorie tra i professionisti tra cui spiccano la vittoria nella classifica finale della Tirreno-Adriatico, una tappa alla Vuelta di Spagna, due tappe al Tour de France, una Milano-Sanremo e il campionato italiano. E’ uno degli uomini di punta della nazionale italiana. Per Città nuova le pagine di diario del 93°Giro d’Italia.
 

 
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