Dalla sanità all’avidità

L’inchiesta giudiziaria sui presunti crimini compiuti nella casa di cura Santa Rita di Milano è ancora in corso. Lì si eseguivano interventi chirurgici per ottenere cospicui rimborsi, senza reali esigenze cliniche. Chi lavora in questo settore sa che l’episodio è solo la punta di un iceberg. Altre degenerazioni vanno prendendo piede in Cina, Brasile, Thailandia, Ucraina. Si tratta di cliniche della speranza, dove s’iniettano cellule staminali per tutte le malattie, specialmente le più incurabili, ma anche per la calvizie, senza preliminari valutazioni bioetiche o sperimentazioni che ne dimostrino l’efficacia. Il fenomeno è in tale espansione che esperti occidentali del settore stanno preparando un manuale divulgativo per arginare questa truffa da 20 mila euro a ciclo di cura. Non tutto è così. Lo sappiamo bene. Potremmo citare numerosi esempi di sanità virtuosa e comportamenti persino eroici di medici ed infermieri. Se il mondo della salute ha raggiunto traguardi impensabili soltanto pochi anni fa nella cura dei tumori, delle cardiopatie, delle malattie infettive, lo dobbiamo a scoperte realizzate con l’ausilio di tecnologie e di farmaci che hanno richiesto cospicuo impiego di denaro. Ma, costretta da esigenze di mercato, la medicina sta subendo una trasformazione che non giova al malato e al medico. Il progressivo declino del rapporto medico-malato, essenza dell’arte medica, è uno dei motivi che genera, nonostante i successi conseguiti nella diagnostica e nella terapia, insoddisfazione nel mondo della sanità. Proprio per la scomparsa di una vera relazione tra chi cura e chi è curato, da tempo, autorità scientifiche, universitarie ed ospedaliere chiedono, inascoltate, una tecnologia sempre più attenta nell’osservazione del malato, per una conoscenza della malattia attraverso il sapere biologico, facendo tesoro della relazione medico-paziente. A ben poco servono i macchinari se trasformano il medico in un inconsapevole promotore finanziario delle industrie produttrici o farmaceutiche. È evidente allora la necessità di un radicale cambiamento. Limitandoci all’aspetto economico, per non parlare di quello etico, dobbiamo riconoscere che, se l’economia collettivistica ha fallito, il liberismo porta ad un consumismo disumanizzante anche nel settore della salute. Solo nella logica di un’economia solidale, il paziente potrà tornare al centro della sanità.

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