Dalla Russia con fuoco
All’Accademia nazionale di santa Cecilia di Roma le esibizioni di Kissin (nella foto), Repin e Temirkanov. Tre grandi artisti che hanno emozionato gli spettatori
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Non capita spesso d’incontrare, in una ventina di giorni, tre grandi musicisti. Oggi, in cui le star mediatiche della classica “vendono”, ma sono di piccola anima.
Kissin non dimostra i quarant’anni, con la sua faccia da ragazzo. Ma è così maturo da affrontare il Liszt dello Studio trascendentale n. 9 e la Sonata in si minore con una disciplina, un furore ed una poesia prodigiosi. Sotto le sue dita, il piano è il mondo romantico, fuoco allo stato puro.
Temirkanov sfiora la settantina. Ha l’energia di un giovane trascinatore dell’orchestra: sotto le sue mani, essa si piega – anche fisicamente – nella Sinfonia Eroica beethoveniana. Sembra di udirla per la prima volta: le arcate compatte dei violini, il tuono degli archi gravi nella Marcia funebre, la vittoria del Finale svelano un Beethoven titanico nel dolore e nella gioia. Resta scolpita nella memoria.
Vadin Repin è un quarantenne passionale nel Concerto n. 1 per violino e orchestra di Bruch, pezzo “caldo”, cui segue il bis del Paganini strabiliante del Carnevale di Venezia. Entusiasmo generale, anche del presidente Napolitano.