Dalla fontana al carrello
Non c’è turista che non venga a Roma e non metta in programma, fra le sue mete, una puntatina alla Fontana di Trevi. Il monumentale complesso settecentesco, uno dei simboli di Roma, che ha fatto il giro del mondo con La dolce vita di Federico Fellini, porta con sé una altrettanto nota leggenda: qualsiasi turista che lanci una monetina nella fontana, voltato di spalle, tornerà di sicuro a visitare la città eterna. E siccome quasi sempre chi soggiorna a Roma è ben contento di tornarci, ecco che il lancio della monetina è un gesto ripetutissimo nei 365 giorni dell’anno. Ma dove vanno a finire tutti quegli spiccioli? Ogni tanto qualcuno ci prova a inventarsi il modo di… rimetterli in circolazione, magari facendoli passare dalle proprie tasche. In genere, però, entrano nel circuito della solidarietà e da adesso in poi si trasformeranno in aiuti alimentari per le famiglie più bisognose della città. Dalla fontana al carrello di spesa, dunque. Sì, perché è appena partito un progetto sostenuto dalla Caritas diocesana e dal Comune di Roma, per la costruzione di un emporio, ovvero un supermercato dove le persone che vivono la cosiddetta crisi della terza settimana potranno reperire gratuitamente generi di prima necessità (www.caritasroma.it). Sono cinquemila le famiglie che nella città capitolina non arrivano alla fine del mese. Non necessariamente immigrati, clochard o disperati qual si voglia. Semplicemente famiglie monoreddito che guadagnano poco più o poco meno di mille euro al mese dai quali devono ricavare l’affitto, il cibo, il vestiario, le medicine, le visite mediche…. Gente che non è abituata a bussare alla porta per chiedere aiuto. Sono i nuovi poveri: persone che hanno perso il lavoro, sfrattati che non possono permettersi un affitto proibitivo, pensionati che non sanno come tirare avanti. La condizione di disagio, nelle piccole come nelle grandi città, colpisce sempre più nuclei familiari che finiscono per ritrovarsi nel circuito dell’emarginazione sociale. Per queste persone basta una voce in più di spesa, un esame medico, la rottura di un elettrodomestico, una macchina che rimane in panne, un anziano da accudire con cure particolari, un bambino che cresce ed è crisi seria. Anche a Roma, una città la cui popolazione continua ad aumentare, sale il numero delle persone che vanno incontro a questo tipo di difficoltà. Alcuni vivono in case fatiscenti, dalle scarse condizioni igieniche, magari senza luce e gas. Popolano l’immensa periferia capitolina per lo più, senza per questo tralasciare piccoli locali disseminati qua e la nella città. E se a certe cose possono rinunciare, almeno al cibo, quello no. La Caritas, anche a Roma, ha una lunga ed efficiente tradizione di solidarietà e viene incontro a tanti bisogni coi suoi numerosi centri, i servizi, le mense, dove persone con difficoltà di diverso genere bussano a tutte le stagioni, alla ricerca di cibo, riparo, calore umano. Un impegno costante, concreto a dar voce a chi non ha voce – ha affermato il direttore, mons. Guerino Di Tora – e aprire uno spazio per la distribuzione di beni alimentari a quelle famiglie che si collocano appena al di sopra o al di sotto della soglia della povertà, significa restituire ad esse anche la dignità della voce. Ecco dunque il progetto dell’emporio, che sarà realizzato appunto in parte con le monetine della Fontana di Trevi, in parte da un gruppo di sponsor solidali. Sarà un vero e proprio supermercato di medie dimensioni con casse automatizzate, carrelli, scaffali e insegne. Vi potranno accedere anche persone prive di residenza o di una dimora stabile che avranno ottenuto dai servizi sociali municipali, o dai centri di ascolto Caritas, l’autorizzazione per il rilascio di un credito di spesa. E sarà con questo che i clienti speciali di quest’emporio pagheranno i loro acquisti. Microcredito a Vicenza Nel vicentino, invece, sta avendo grande successo un’iniziativa di microcredito giunta al suo primo anno di attività. Evidentemente un modo di promuovere economia alla maniera del premio Nobel per la pace Muhammad Yunus esportabile anche fuori dal Bangladesh. In dieci mesi sono stati 87 i microprestiti a persone per un totale di 146.065 euro. L’idea del microcredito etico-sociale è nata nel vicentino nel 2004 dalla constatazione di un crescente disagio sociale presso fasce di persone e di famiglie chiamate a sostenere spese superiori alle capacità economiche immediate. Per vari motivi esse infatti spesso faticano ad accedere al credito bancario ordinario, pur potendo sostenere spese rateali. I prestiti, dell’importo massimo di tremila euro, vengono concessi grazie ad un fondo rotativo di garanzia, che si alimenta con donazioni della Caritas e della diocesi, delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali della provincia, di alcuni comuni e di privati. Ma chi sono le persone che chiedono di accedere al microcredito della Caritas vicentina (www.caritas.vicenza.it)? Da un’indagine condotta su un campione dalla ricercatrice Maria Cristina Ghiotto, emerge che la domanda di prestiti viene espressa prevalentemente da persone fra i 30 e i 50 anni (71 per cento). Si tratta sia di italiani che di stranieri. Le situazioni di disagio al femminile riguardano una volta su tre donne che hanno un vissuto di solitudine, quasi sempre in presenza di figli, mentre le richieste dei maschi riguardano coppie con figli. La metà del campione vive una condizione di debolezza rispetto al mercato del lavoro (un terzo è inattivo e il 12 per cento precario, ma la metà delle richieste riguarda, e questo fa riflettere, persone che hanno un’occupazione stabile). Le cause della temporanea difficoltà economica sono legate in quasi un caso su due alla difficoltà a fare fronte all’affitto o al pagamento delle bollette; la restante metà è legata in particolare all’abitazione e a debiti precedenti. La maggior parte delle domande analizzate (quasi due su tre) riguarda persone che non si sono rivolte in precedenza a nessuno, mentre tre su dieci si erano rivolte ai servizi pubblici. Più di un terzo delle persone sono state inviate proprio dai servizi pubblici, e questo fa emergere un limite funzionale degli stessi e più in generale del sistema di protezione sociale sottolinea Maria Cristina Ghiotto. I dati consuntivi pongono in risalto che l’insolvenza, che si prevedeva piuttosto alta visto il profilo dei beneficiari, è ben al di sotto delle previsioni. Questo rassicura i promotori e fa ben sperare per il futuro. È evidente che perché il progetto Microcredito possa proseguire il suo servizio, è necessario che il fondo rotativo venga sempre alimentato con nuove donazioni, pena l’esaurimento delle disponibilità economiche per altre persone in necessità. Dunque le porte della solidarietà sono anche qui aperte a tutti. E non solo da Natale a Capodanno!