Dalla Cattedra al Cortile

Verso la fine degli anni ‘80 il card. C.M. Martini diede inizio a Milano alla “Cattedra dei non credenti”. Il 12 febbraio 2011 a Bologna e il 24-25 marzo 2011 a Parigi il card. G. Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ha presentato rispettivamente la Fondazione “Il Cortile dei Gentili” e il “Progetto per il dialogo con i non credenti”, in risposta all’invito di papa Benedetto XVI. All’interno del vasto campo della cultura, ecco la proposta di un “dialogo della vita” che interpella tutti, anche i consacrati e le consacrate
Cortile dei gentili

La “Cattedra dei non credenti”

 

Credente e non credente convivono nel cuore di ogni uomo. Si parlano dentro, si interrogano a vicenda, si rimandano domande pungenti e risposte inquietanti. Il cardinale Carlo Maria Martini ha voluto esteriorizzare questo confronto istituendo a Milano… la cosiddetta ‘Cattedra dei non credenti’, una serie di incontri con credenti e non credenti del mondo della cultura, della ricerca scientifica, dello spettacolo. Senza difese, senza paure, in un dialogo vivace ma paziente con il pubblico e con il cardinale, la ‘cattedra’ ha riflettuto sui grandi temi dell’esistere”: è questo un breve stralcio da una presentazione della “Cattedra dei non credenti”, significativa attività che a partire dal 1987 il card. Martini promosse nella capitale ambrosiana[1].

 

Scienziati e filosofi, psicologi e artisti, letterati e teologi, per diversi anni hanno accettato di confrontarsi sugli interrogativi fondamentali dell’esistenza umana[2], non tanto per svolgere un atto accademico, quanto piuttosto come una sincera “esercitazione dello spirito”[3]: “come ‘una spada che ferisce l’anima’, la voce di questa atipica cattedra rende pubblico ciò che abita nel cuore di ciascuno, raggiunge l’intimità, non lascia indifferenti e invita a prendere posizione davanti a quella fede che, se è autentica, ‘vuole assumere dimensioni sociali, perché rivela un senso al progresso e dà coraggio per lottare senza posa contro l’assurdità, la degradazione e il decadimento’[4].

 

In un contesto più favorevole a confronti mediatici di carattere sensazionalistico e spettacolare, e poco avvezzo a porre interrogativi fondamentali su cui confrontarsi “razionalmente”, la “Cattedra dei non credenti” ha rappresentato senz’altro, nel panorama culturale non solo italiano, un significativo esempio di fruttuoso dialogo, una vera e propria “sfida” sia al relativismo che al fondamentalismo, perché l’affermazione del proprio credere o non credere veniva corredatadi ragioni su cui confrontarsi, e posta all’interno di un cammino di ricerca sincera della verità, condiviso, che non pretendeva di annullare le differenze, ma di metterle in relazione. L’arricchimento reciproco e la fruttuosità del dialogo poteva essere così avvertita da ciascuno dei protagonisti, così da evitare al credente di dare per scontate le proprie ragioni del credere, e al non credente di chiudersi in una solitudine a volte disperata.

 

Il “Cortile dei Gentili”

 

Vent’anni dopo papa Benedetto XVI, che con l’invito ad “allargare gli orizzonti della razionalità”[5] ha offerto alla Chiesa attraverso il suo magistero una chiave di lettura fondamentale per il dialogo con la cultura contemporanea, il 21 dicembre 2009 nel discorso alla curia romana, in occasione degli auguri natalizi, ha parlato per la prima volta esplicitamente della proposta del “Cortile dei Gentili”: “Come primo passo dell’evangelizzazione dobbiamo cercare di tenere desta tale ricerca; dobbiamo preoccuparci che l’uomo non accantoni la questione su Dio come questione essenziale della sua esistenza. Preoccuparci perché egli accetti tale questione e la nostalgia che in essa si nasconde. Mi viene qui in mente la parola che Gesù cita dal profeta Isaia, che cioè il tempio dovrebbe essere una casa di preghiera per tutti i popoli (cf. Is 56, 7; Mc 11, 17). Egli pensava al cosiddetto cortile dei gentili, che sgomberò da affari esteriori perché ci fosse lo spazio libero per i gentili che lì volevano pregare l’unico Dio, anche se non potevano prendere parte al mistero, al cui servizio era riservato l’interno del tempio…

 

Io penso che la Chiesa dovrebbe anche oggi aprire una sorta di ‘cortile dei gentili’ dove gli uomini possano in una qualche maniera agganciarsi a Dio, senza conoscerlo e prima che abbiano trovato l’accesso al suo mistero, al cui servizio sta la vita interna della Chiesa. Al dialogo con le religioni deve oggi aggiungersi soprattutto il dialogo con coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come Sconosciuto[6]Se il cortile dei gentili era originariamente quello spazio dell’antico Tempio di Gerusalemme ove – non essendo riservato esclusivamente agli Israeliti – tutti potevano accedere con libertà, indipendentemente dall’orientamento religioso di appartenenza, dalla lingua e dalla cultura, così oggi il “Cortile dei Gentili” può rappresentare una sorta di “nuovo areopago” ove al mondo dei credenti e dei non credenti (agnostici e atei) viene offerto uno spazio di incontro e di confronto attorno alle domande “ultime” dell’uomo, un’opportunità per farsi dono reciprocamente delle diverse sensibilità e visioni. .

 

Si è aperto così, grazie al Pontificio Consiglio della Cultura – con un primo incontro di presentazione della Fondazione “Il Cortile dei Gentili”, svoltosi all’Università di Bologna il 12 febbraio 2011 – questo significativo itinerario di dialogo e di ricerca, cui è seguito un ulteriore prestigioso evento a Parigi il 24 e 25 marzo 2011, con il coinvolgimento di istituzioni come la Sorbona, l’Unesco, l’Académie de France e la Notre Dame. Con grande chiarezza e lucidità, il card. G. Ravasi ha riassunto il senso di questi incontri con vari rappresentanti del mondo della cultura: il “Cortile dei Gentili”rappresenta “il luogo di un incontro, ma anche una metafora. Credenti e non credenti abitano la stessa terra e vivono nelle stesse aule delle università. Ma c’è il rischio che si isolino nel proprio recinto sacrale o laico, ignorandosi se va bene, o prendendosi a sberleffi nella maggior parte dei casi. Allora bisogna trovare uno spazio comune, abbattere muri di separazione nella cultura e negli atteggiamenti. Noi ci vogliamo provare… per un autentico dialogo vanno esclusi gli estremismi e gli integralismi, ma va evitato anche il sincretismo ideologico che porta alla definizione di un minimo comune denominatore, che non serve a nessuno. Si possono scoprire consonanze anche in contributi differenti che rimarranno sempre tali. La cosa importante è suscitare la ricerca attorno, in definitiva, alla questione di Dio, che potrà anche rimanere sconosciuto e ignoto alla fine per molti, ma sul quale nessuno è autorizzato a negare che ci si debbano porre domande[7].

 

Una nuova occasione, per tutti

 

È interessante anzitutto notare la continuità di approccio e di prospettive tra la “Cattedra dei non credenti” e il “Cortile dei Gentili” – passata anche attraverso varie iniziative ed esperienze quali i “Dialoghi in cattedrale”, o i convegni e le iniziative del “Progetto Culturale” –, evidenziando tuttavia anche gli aspetti peculiari presenti nella nuova proposta che oggi viene presentata, in un contesto di pluralità di religioni e di “nuovi miti”[8]C’è un aspetto particolarmente significativo da evidenziare: l’invito a dialogare che oggi Benedetto XVI propone non si colloca in un ambito neutro o imparziale rispetto alla proposta del Dio cristiano: “Il Cortile dei Gentili, infatti, non era fuori del tempio, ma dentro. Non era un luogo profano ma già sacro. È un luogo non ancora confessionale, non ancora liturgico, non ancora ecclesiastico, ma è un luogo religioso. Ratzinger… dice che i nuovi Gentili vorrebbero pregarlo e adorarlo anche come ‘Sconosciuto’. Chiede quindi una proposta di fede e di religione… Nella proposta del Cortile dei Gentili si vede l’idea ratzingeriana che il Dio di Gesù Cristo sia risposta alle profonde attese umane, e come tale, secondo lui, dovrebbe essere proposto. La proposta di fede e di religione è perciò anche una proposta di ragione[9].. 

 

Si “allarga” così quello spazio comune in cui si impara a scoprire che il problema di Dio è ineludibile per l’uomo, non solo e non tanto come esigenza intellettualistica, ma soprattutto come possibilità per lui di essere costruttore della società senza annullarsi nella storia[10], di essere – nel Dio “vivo e vero”, ed in quel “noi” inclusivo aperto dall’evento battesimale ed offerto all’intera famiglia umana – quel “di più” cui ciascuno aspira intimamente nella storia e per l’eternità. L’uomo infatti ha bisogno di fare comunione con sé, con gli altri e con Dio, e il Dio vivo e vero è Trinità.

In questo contesto si rinnova così la chiamata, a partire dalla stessa esperienza della vita religiosa e dei tesori di sapienza e di dialogo che appartengono ai suoi “antichi” e “nuovi” carismi, di praticare con responsabilità e con gioia il “dialogo della vita” a tutto campo (anzi … a tutto cortile!) con i fratelli e le sorelle del nostro tempo, e con loro “coltivare il fiore del dialogo”.

 



[1] C.M. Martini, Cattedra dei non credenti, Rusconi, Milano 1992, quarta di copertina.

[2] Cf. le pubblicazioni di alcuni dei testi relativi alle cattedre annuali, come p.e. l’VIII (Questa nostra benedetta maledetta città, Gribaudi, Milano 1996), la IX (Fedi e violenze, Rosenberg & Sellier, Torino 1997), la X (Orizzonti e limiti della scienza, Raffaello Cortina, Milano 1999), l’XI (Figli di Crono, Raffaello Cortina, Milano 2001).

[3] Il senso di questa iniziativa viene descritto dallo stesso card. Martini in Cattedra dei non credenti, cit., pp. 5-9.

[4] Ibid., quarta di copertina.

[5] Cf. L. Leuzzi, Allargare gli orizzonti della razionalità. I discorsi per l’Università di Benedetto XVI, Paoline, Milano 2008; S. Spiri – T. Valentini, Allargare gli orizzonti della razionalità. Prospettive per la filosofia, Editori Riuniti, Roma 2010.

[6] Benedetto XVI, Discorsi ai cardinali, arcivescovi, vescovi e direttori del Governatorato SCV per la presentazione degli auguri natalizi, Città del Vaticano, 21 dicembre 2009.

[7] A. Bobbio, Intervista al card. Gianfranco Ravasi, 7 febbraio 2011 (www.famigliacristiana.it).

[8] Cf. M. Introvigne, Il cortile dei gentili. La Chiesa e la sfida della nuova religiosità: “sette”, nuove credenze, magie, San Paolo, Cinisello Balsamo 2010.

[9] S. Fontana, Nel Cortile dei Gentili Benedetto XVI invita atei e credenti a parlare di Dio, in L’Occidente, 7 gennaio 2010.

[10] Cf., a questo proposito, L. Leuzzi, La questione di Dio oggi. Il nuovo cortile dei gentili, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2010.

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