Dal sangue ceceno alle paure di Taiwan
Mercoledì 19 marzo: Cecenia, ucciso Umarov
Doku Umarov era una figura leggendaria del separatismo ceceno. Aveva preso il posto di Shamil Basayev, mitico eroe, nel jihad anti-russo. Da tempo se ne erano perse le tracce e si pensava che fosse stato ammazzato in qualche scontro a fuoco con l’esercito del presidente locale, Kadyrov. Già varie volte era stato dato per ucciso, in particolare nell’aprile 2011 in Inguscezia, dove in realtà era stato solo ferito. Ora un sito vicino alla guerriglia cecena, Kavkazcenter, ha annunciato che Umarov «è diventato shahid», cioè martire, un eufemismo per dire che ha cessato di vivere per mano dei nemici. Ma non si sa né dove, né come, né quando l’uccisione è avvenuta.
Giovedì 20 marzo: Iran, liberata Sakineh
Mentre il dossier iraniano si riaccende per l’incontro a Vienna del comitato per il nucleare iraniano e Putin minaccia, per ritorsione contro le minacce della Nato e del G7 sulla faccenda crimeana, di «rivedere la propria posizione sul problema del nucleare iraniano» – il che in soldoni vorrebbe dire mettere uno stop ai controlli dell’autorità internazionale ad hoc – un segnale di libertà viene dalle carceri persiane: è stata infatti liberata una donna di nome Sakineh, 45 anni, condannata nel 2010 alla lapidazione per adulterio e per complicità nell’omicidio del marito, in combutta con il presunto amante. Il mondo intero sembrò voler prendere le sue difese, al punto che la condanna fu sospesa. La liberazione sarebbe avvenuta «per clemenza» in seguito a un tentativo di suicidio.
Venerdì 21 marzo: verso le elezioni in Indonesia
Non si presentano sotto i migliori auspici le elezioni legislative previste nell’immenso Paese asiatico per il prossimo 7 aprile. Nella provincia di Aceh, nell’isola di Sumatra, la provincia indonesiana che gode della più forte autonomia e in cui, caso unico, si applica la shari'a, le violenze, gli assassini e le aggressioni si moltiplicano. La causa principale è la faida scoppiata all’interno dei ribelli che avevano tenuto in scacco i governi di Jakarta per un trentennio, prima del trattato di pace firmato il 15 agosto 2005. Le rivalità strettamente politiche si stanno sommando alle rivalità economiche: la provincia di Aceh, in effetti, è ricca di gas e petrolio…
Sabato 22 marzo: invalidate le elezioni thailandesi
Contrariamente ad ogni aspettativa, la Corte costituzionale thailandese ha invalidato le elezioni del 2 febbraio scorso, che come si ricorderà erano state boicottate dall’opposizione al governo Shinawatra. Cosa vuol dire? Che l’esecutivo resta in carica solo per l’ordinaria amministrazione, non essendo più in carica nessun Parlamento. Si attende ora la data delle nuove elezioni, mentre si è alla vigilia del voto per il Senato previsto per il 30 marzo. Se le manifestazioni dell’opposizione si sono un po’ sgonfiate, il clima di sfiducia e tensione è invece peggiorato ulteriormente.
Domenica 23 marzo: Siria, sempre peggio
Mentre è notizia di oggi l’attacco di un caccia turco ad un omologo siriano, conclusosi con l’abbattimento di quest’ultimo – la tensione tra i due Paesi è alle stelle, accentuata dal fatto che Erdogan è in chiara difficoltà all’interno del Paese, come testimonia l’oscuramento di Twitter, e quindi spinge sulla leva nazionalista e sul "nemico" esterno –, sul terreno le truppe governative, con l’appoggio determinante degli Hezbollah libanesi, stanno riconquistando città dopo città il terreno perso nei confronti dei ribelli. Ribelli che avanzano ormai in ordine sparso, come era da sempre evidente, ma come l’opinione pubblica mondiale non aveva capito, concentrandosi solamente sul "nemico" Assad. Chi può essere appoggiato, tra i ribelli, dalle cancellerie occidentali?
Lunedì 24 marzo: Tunisia e Fmi
La Tunisia continua la sua marcia di avvicinamento a una vita realmente democratica. Dopo aver messo a posto la Costituzione, per aiutare e sostenere la transizione politica, il governo tunisino sta cercando di portare a casa un prestito di 225 milioni di dollari da parte del Fondo monetario internazionale, una cui delegazione, al termine dei suoi lavori a Tunisi, ha espresso parere favorevole. Nel giugno 2013 l’Fmi aveva concesso una "striscia" di aiuti per un totale di 1,7 miliardi, solo parzialmente versati per le turbolenze dei mesi scorsi.
Martedì 25 marzo: proteste di studenti a Taiwan
Un’altra piazza si infiamma, a Taipei, capitale di Taiwan. I giovani studenti che occupavano il Parlamento sono stati sgomberati a forza dalla polizia, con 150 feriti e 60 arresti. Cosa chiedono gli studenti? Che il presidente Ma Ying Jeou non firmi un trattato di libero commercio con la Cina. C’è il timore assai diffuso tra la popolazione, giovanile in particolare, che Pechino stia stringendo in un abbraccio mortale Taiwan, che di fatto perderebbe la propria indipendenza, che data al 1949, quando Chiang Kai Shek riparò nell’isola, cacciato dai maoisti vincitori sul continente.