Dal sacro allo spirituale in una poesia di Georg Trakl
Si presenta e si commenta una poesia di Georg Trakl, poeta austriaco morto ventisettenne nel 1914 per
overdose di cocaina, probabilmente suicida. In essa appare evidente la fine del “religioso” non per secolarizzazione materialistica, o per oltrepassamento heideggeriano, ma per coestensione alla totalità del percepibile e del dicibile, fino alla quasi insostenibile identificazione. Dalla poesia di Trakl, nella purezza dolorosa che sempre la sommuove come il vento una bandiera, provengono luci intramontabili di verità umana, estrema, spogliata di ogni connotato sia civile che religioso in senso tradizionale, e perciò indotta a una nudità silenziosa e spirituale, simile a quella in cui Genesi e Apocalisse possono rispecchiarsi l’una nell’altra: in un oltrepassare che supera, con la disperazione, la fede stessa, sulla soglia cioè della più comprensiva morte, nell’inizio, quasi, di una visione ultima e definitiva.
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