Dal mondo all’happening creativo
Quattro percorsi creati dai Giovani per un mondo unito all’OpenCity: comunicazione, vita, armonia nelle città e sport per un cambiamento visibile e di colore
Imbattersi in un calcio balilla “umano” – in tutti i sensi – fa sorridere i genitori che accompagnano i bambini, e divertire un sacco i ragazzi. È lo sport che può essere giocato tenendo conto dell’altro. È accaduto ieri sera durante una delle tappe dell’Open City, al salone San Benedetto, con i Giovani per il mondo unito del Valdarno. Un programma coraggiosamente ripetuto ogni ora, in cui si metteva a frutto la creatività che parli di “uno stile di vita diverso”.
Quattro i percorsi che danno la dimensione e gli ambiti in cui è possibile vivere ogni giorno la cultura del dare: la comunicazione, con delle “prove” sulle differenti modalità di dare una notizia e l’effetto e l’impatto che hanno sulle nostre vite; come vivere la propria città ideale, realizzabile attraverso la costruzione di un plastico. Un altro percorso riguarda la testimonianza di questo cambiamento visibile: c’è chi racconta la propria esperienza che riannoda i contatti con i Paesi più poveri, creando legami duraturi e fruttuosi. «Sono stato 20 giorni in Brasile con la mia diocesi: a Marañhao, uno degli stati federali più poveri del Sud America dopo Haiti − racconta Jacopo, 20 anni di Figline −. Lì si vive una povertà materiale e culturale pazzesca, ma siamo riusciti a dar vita ad un doposcuola per ragazzi delle elementari ed oggi cerchiamo di organizzare altri eventi per continuare a dare una mano».
Ma si parla anche di EdC, e a farlo stavolta sono anche le storie dei ragazzi: operare in modo diverso nel campo del lavoro si può. «Lavoro nell’amministrazione di un’azienda − racconta Roberta, 28 anni −. Significa vivere porgendo ascolto a ciò che mi dicono clienti e fornitori, o prendere una decisione forte e denunciare certi illeciti. Questa è la responsabilità che sono chiamata a vivere, per rendere visibile il cambiamento».