Dal mare di Trieste un grido e una preghiera per la pace
Domenica 5 novembre, in una domenica piena di sole, in contraddizione alle previsioni meteorologiche attese, più di 1.500 persone si sono ritrovate sul molo Audace, senza bandiere e striscioni, accogliendo l’invito del vescovo, del rabbino e del presidente della comunità islamica, assieme ai rappresentanti delle chiese cristiane e confessioni religiose presenti a Trieste, per un momento di preghiera silenziosa. Lo scopo era far proprio e gridare nel silenzio il dolore di tanti uomini e donne che piangono per le violenze che stanno insanguinando i popoli.
All’inizio dei 15 minuti di raccoglimento il vescovo ha dato lettura del messaggio congiunto firmato assieme al rav Eliahu Alexandre Meloni, rabbino capo di Trieste e Omar Akram, presidente della comunità islamica di Trieste.
Nel messaggio si dice tra l’altro: «La guerra e la sofferenza e la morte di tanti uomini, donne e bambini, ci lasciano sgomenti. Dio non vuole né questa, né nessuna guerra. Oggi noi nel nome dell’unico Dio ci siamo riuniti per chiedere che venga permesso il ricongiungimento delle famiglie, che cessi la violenza delle armi, che con umanità ci si prenda cura della popolazione civile, che si riprenda il dialogo. «Dio ascolta il grido di chi piange. Dio chiede a tutti il coraggio di fare un passo per cercare di comprendere il dolore dell’altro che abbiamo di fronte».
Al termine è stato particolarmente significativo l’abbraccio tra i rappresentanti delle religioni cui è seguito un simultaneo e caldo applauso dei presenti in segno di ringraziamento per aver vissuto un momento di vera fraternità.
Non è assolutamente irrilevante infatti che tante persone di diversa estrazione culturale, etnica, religiosa siano rimaste un quarto d’ora in totale silenzio (cosa che di per sé ha dell’incredibile ai nostri tempi quando tutti parlano, parlano in continuazione, spesso senza costrutto), chiedendo la pace ognuno secondo le proprie convinzioni ma insieme. Con lo sguardo rivolto al mare e al Medio Oriente. Ma quel silenzio profondo ha detto più di tante parole.
Mario Ravalico