Dal carisma di Chiara Lubich un rinnovato impegno per la fraternità
Ci sono strade che diventano luogo di incontro di persone, culture e tradizioni. Una di questa, piccola ma molto caratteristica, la troviamo a Napoli, nella II Municipalità. Siamo nel quartiere Pendino, a due passi da piazza Mercato, da dove partì la rivolta di Masaniello, dove furono giustiziati i primi martiri della Repubblica partenopea e dove sorge la basilica della Madonna del Carmine, cuore mariano della città, che custodisce il crocifisso “miracoloso” e l’icona della Vergine Bruna. Di fronte alla stazione Porta Nolana della circumvesuviana, da qualche giorno la terza traversa di Corso Garibaldi è stata ribattezzata via Chiara Lubich, in onore della fondatrice del Movimento dei Focolari.
Lungo questa strada, ogni giorno, passano migliaia di studenti e lavoratori provenienti dalla periferia e dalla provincia. Qui, nel periodo natalizio, si accorre per ammirare l’esposizione di frutti di mare e pesce fresco, anche se molti degli antichi negozi oggi accolgono attività multietniche, segno della trasformazione del territorio, che ospita molti migranti e intreccia antichi e nuovi profumi, sapori, idiomi, colori e tradizioni. In questo quartiere popolare “difficile” è stata intitolata una strada a Chiara Lubich, come ha spiegato la vicesindaca Laura Lieto, per il suo apporto per la pace, per i diritti umani e per essere ancora fonte di ispirazione per tante persone impegnate nel dialogo.
Qui passa tutti i giorni Giacomo Secondulfo, che vive nel vesuviano. «Quando eravamo ragazzi –ricorda –, eravamo soliti attraversare il quartiere Pendino per recarci verso la struttura di San Severino dove si tenevano le manifestazioni del Movimento dei Focolari. Adesso attraverso la medesima strada per andare a lavoro e questo è un modo per ritornare ai tempi in cui tra gli entusiasmi giovanili e le difficoltà che pure esistevano, riuscivamo sempre a pensare all’essenziale». Questa strada, ha dichiarato Edgardo Olimpo, presidente regionale Mppu, «sarebbe piaciuta a Chiara, perché qui c’è il mondo, c’è vita, e lei voleva l’incontro, le relazioni, il rispetto per la cultura dell’altro, senza rinunciare alla propria».
28 anni del Movimento politico per l’unità
L’intitolazione della strada è avvenuta il 2 maggio scorso: una data speciale, per i membri del Movimento politico per l’unità dei Focolari, che fu fondato a Napoli, proprio in quel giorno, nel 1996. Alla cerimonia in via Lubich è dunque seguito il convegno dal titolo “Dal carisma dell’unità di Chiara un impegno per la fraternità”.
Una fraternità davvero universale, a partire dai relatori. In un momento storico che vede in atto la Terza guerra mondiale a pezzi, sono stati invitati i rappresentanti delle tre principali religioni monoteiste: il rabbino capo di Napoli Cesare Moscati, i vescovi ausiliari mons. Michele Autuoro e mons. Gaetano Castello, l’imam Abdallah Massimo Cozzolino dell’Associazione culturale islamica, lo scrittore Maurizio De Giovanni, rappresentante della ricca tradizione culturale laica cittadina, e l’assessora Teresa Armato, in rappresentanza dell’amministrazione.
Insieme a loro il presidente campano Olimpo e la presidente nazionale Mppu, Argia Albanese, Gabriele Bardo, corresponsabile del Movimento dei Focolari in Italia e Albania, e Antonio Maria Baggio, direttore del Centro di ricerca su politica e diritti umani dell’Istituto universitario Sophia di Loppiano.
Con i loro interventi, spiega Diana Pezza Borrelli, tra i fondatori del Movimento, «ho visto concretizzarsi l’orizzonte del dialogo a 360° che Chiara Lubich mi aveva indicato senza remore e senza limiti. Quando nel 1996 venne a Napoli – ricorda emozionata – mi donò uno sguardo diverso sulla città. Guardando i panni stesi da un condominio all’altro, abitudine allora criticata e oggi divenuta una finta caratteristica per attrarre i turisti, Chiara mi disse: “Guarda come si amano tra un condominio e l’altro”. Per lei la nostra terra era bellissima. Questo riconoscimento le era dovuto». L’evento è stato seguito in presenza, nella sede della scuola superiore per mediatori linguistici IUM Academy School di piazza Nicola Amore, e in streaming e può essere rivisto sul canale YouTube di Mppu Italia.
Il dialogo che crea fraternità
Per Chiara Lubich, ha spiegato il presidente Mppu Campania Olimpo, bisognava «vivere la fraternità come categoria politica per raggiungere il bene comune». Servono ascolto, dialogo e contaminazione per diventare costruttori di pace e di fraternità, attraverso azioni concrete. Il Movimento politico per l’unità, ha spiegato la presidente nazionale Albanese, è laico e non schierato partiticamente. È nato per il desiderio di realizzare le parole del Vangelo “Che tutti siano uno”, sintesi del carisma di Chiara Lubich, «anche nell’ambito umano più difficile, controverso e disunito, qual è quello della politica».
L’ideale dell’unità può illuminare pure questo settore, ecco perché nel 1996 Chiara Lubich affidò a «quella rete che allora si stava costituendo, di persone di buona volontà impegnate in vari livelli della politica, il compito di vivere un’esperienza umana dove potessero convivere le diversità di pensiero, nella ricerca perenne del dialogo e dell’ascolto reciproco. Questo è il Movimento politico per l’unità, che – ha affermato Albanese – ancora oggi è un’esperienza di vita, di pensiero, ma soprattutto di relazione. Un luogo dove il confronto sui temi che interessano la vita pubblica, il governo delle città o delle Nazioni viene letto, studiato, vissuto con uno sguardo fraterno, perché ci riconosciamo prima fratelli e cittadini di una comune umanità, di un’unica comunità», capace di «andare al di là delle differenze per cogliere quello che unisce e che pone al di sopra di ogni finalità di parte il bene comune».
Dall’intuizione di Lubich, la fraternità è divenuta una categoria politica grazie all’impegno di tanti studiosi, come il politologo Antonio Maria Baggio (IUS Sophia), che ha presentato la figura della fondatrice dei Focolari. All’epoca, il modello cristiano era diverso dalla figura della donna “fattrice” del fascismo: si proponeva una forma di emancipazione femminile che andava oltre le sole opere di tipo caritativo e assistenziale. C’erano una grande spinta all’apostolato, una testimonianza fattiva di partecipazione alla vita e una preparazione alla leadership già esercitata, in quanto alle donne venivano affidate le ragazze più piccole. C’era una grande esperienza di sorellanza, non «per un principio femminista, ma per un’antropologia cristiana corretta» in cui, ha aggiunto Baggio, «Cristo è il modello dell’uomo e della donna e Maria è il modello dell’uomo e della donna».
In pellegrinaggio con i francescani a Loreto, dove la tradizione vuole che sia custodita la casetta di Nazareth dove era vissuto Gesù, Chiara Lubich capisce che la sua strada sarà diversa da quelle note fino ad allora: non la consacrazione nel mondo, né il matrimonio né la vita in convento. Una scelta, spiega Baggio, «che ha a che fare con la vita della famiglia di Nazareth, dove erano raccolte a suo avviso tutte le vocazioni», e che racchiudeva già in germe ciò che poi porterà alla nascita del Mppu nel 1996: un movimento sociale e politico, non religioso.
I primi rapporti con la politica avvengono grazie all’incontro di Lubich con il politico Igino Giordani, poi ritenuto da Chiara cofondatore dei Focolari, nei quali il parlamentare rappresentava la parte umana, indipendente da quella carismatica. Allo stesso modo il Movimento politico per l’unità non ha un rapporto di dipendenza istituzionale col Movimento dei Focolari. Da qui l’impegno per un dialogo aperto, tenace, concreto, come quello sperimentato a Napoli tra musulmani, ebrei, cristiani, rappresentanti della cultura laica e non solo, visti i tanti messaggi giunti da rappresentanti di diverse religioni, chiese e istituzioni.
«Anche nell’islam – ha affermato l’imam Cozzolino – il concetto di fraternità è fondamentale. Nel Corano si dice sempre che i veri credenti sono fratelli», nel senso che «non puoi aspirare al Paradiso se non vuoi per il fratello ciò che vorresti per te stesso. Una via dedicata a Chiara Lubich, in un quartiere difficile come Pendino, è un segno di speranza». E l’impegno delle religioni è proprio quello di «dare segnali di speranza e di tracciare delle prospettive rispetto ad un futuro che deve riacquistare luminosità». In un periodo di guerra come quello che stiamo vivendo, ha sottolineato l’imam, è necessario proporre un messaggio di pace senza fraintendimenti: «noi siamo dalla parte della pace, siamo dalla parte dell’uomo».
In un video messaggio, il rabbino capo di Napoli Moscati ha spiegato che partendo dalle differenze tra le tre principali religioni monoteiste, «e accettandole come un dono divino, è possibile adoperarsi per far sì che le religioni – anziché fomentatrici di odio, guerra, spargimento di sangue innocente – divengano sollecitatrici di pace attraverso il dialogo interreligioso. È necessario mettersi insieme per realizzare iniziative concrete di carità, di servizio, di giustizia e di pace. È possibile e doveroso lavorare insieme: si creano così quelle condizioni di mutua fiducia che sono la strada maestra per un dialogo interreligioso interculturale e, perché no, anche politico».
Nel suo intervento, monsignor Autuoro ha ricordato le parole di Lubich, che definiva la politica l’amore degli amori, perché il suo compito è quello di creare e custodire le condizioni che permettono a tutti gli altri amori di fiorire, consentendo a ciascuno di realizzare la propria vocazione. «Chiara – ha affermato –si pone non solo nel cuore della Chiesa, ma nel cuore del mondo. Ci invita a essere cittadini attivi, impegnati per una città nuova e per essere cittadini del mondo, perché solo così si può veramente sognare quella fraternità universale che lei ha ricevuto come ideale nelle ore drammatiche della seconda guerra mondiale».
Per lo scrittore Maurizio De Giovanni il Movimento politico per l’unità «è un tentativo di creare un dialogo, un contesto comune per tutte le forze che in questa città sono sempre state individuali e contrapposte. L’idea di combattere insieme per gli obiettivi comuni, per migliorare il luogo in cui viviamo, è fondamentale».
Gabriele Bardo, corresponsabile dei Focolari in Italia e Albania, ha ricordato come la fraternità «è più attuale e necessaria che mai. Papa Francesco ci richiama costantemente ad essere artigiani di pace in questo mondo dilaniato da tanti conflitti. Come Movimento dei Focolari cerchiamo di impegnarci in questo senso, spesso in collaborazione con tante realtà espressioni dell’ambito ecclesiale e della società civile», con iniziative che anche in Campania vedono tante persone impegnate per la fraternità, la solidarietà, la promozione umana.
Monsignor Gaetano Castello, vicario generale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, ha invece ricordato che la Bibbia comincia con Caino e Abele, per sottolineare come la fraternità sia frutto dell’educazione e non della natura. È una sfida, «che va accolta e portata avanti con la consapevolezza che è Caino che fonda la prima città. Questo vuol dire che la fraternità è continuamente a rischio e può essere facilmente rifiutata». C’è sempre un istinto a prevalere sull’altro per realizzarsi come individui e questo può avvenire anche per le fedi. «Io credo – ha concluso il vescovo – che dobbiamo raccogliere questa sfida, quest’utopia, nel senso di una cosa quasi irraggiungibile», ma che proprio per questo ci stimola ancora di più a sforzarci per muoverci un po’ più in fretta e più solidalmente insieme.
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