Dal Canada con furore

Ieri a Milano, Ryder Hesjedal ha conquistato la 95° edizione del Giro d’Italia. Giù dal podio gli italiani Ivan Basso e Michele Scarponi mentre Marco Pinotti si aggiudica la cronometro conclusiva
Ryder Hesjedal al centro

Sul gradino più alto del podio alza le braccia al cielo, ma stenta a crederci. Esulta, si gode l’applauso dei tifosi, poi ritratta, infine capisce che è tutto vero. In piazza Duomo a Milano, il viso di Ryder Hesjedal è un valzer di emozioni: sono quelle dell’innamorato al primo grande appuntamento. Pochi passi più in là c’è “lei”, aspetta solo di essere accarezzata, coccolata, baciata: è la maglia rosa. L’ha inseguita, acciuffata, persa e riabbracciata, ma questa volta è sua, per sempre. A 31 anni, Ryder Hesjedal, corridore del team Garmin-Barracuda, è il primo ciclista canadese a vincere il Giro d’Italia.

Un amore folle, inatteso, quello di Ryder per la maglia rosa, ma è risaputo: al cuor non si comanda. Si dice che l’amore, a volte, sia cieco e questa volta lo è perché nessuno avrebbe scommesso su questa relazione da primato. Nemmeno i bookmaker, che al via del Giro, lo scorso 5 maggio, quotavano la vittoria finale di Hesjedal 1 a 50.

Ivan Basso, Michele Scarponi, Joaquim Rodriguez, i principali pretendenti per la conquista della maglia rosa, sono rimasti a bocca aperta, pedalata dopo pedalata, di fronte alla fatica e alla sorprendente tenuta di Hesjedal anche sulle grandi salite come: passo Manghen, Alpe di Pampeago, passo Tonale, Mortirolo e Stelvio. Quasi come se la storia di questo platonico amore tra Hesjedal e le grandi corse a tappe fosse cosa già scritta. Bastava invece guardare la classifica finale del Tour de France 2010, dove Hesjedal ha conquistato il sesto posto finale, per capire che si poteva trattare di un “cattivo cliente”. Poco da fare o meglio da inventare.

L’attendismo è stato il comune denominatore di chi sulla carta avrebbe dovuto dare spettacolo e, vuoi perché non ce n’era, vuoi per la paura di perdere, alla fine la corsa ha dato ragione a chi ha voluto rischiare, mettendoci il cuore, l’anima e la fantasia che in fondo è il sale del ciclismo.

Dietro Hesjedal e Joaquim Rodriguez, ecco Thomas De Gendt, 25 anni, fiammingo, del team Vacansoleil,  fino a pochi giorni fa, semianonimo ciclista di buone speranze. Ha vinto la tappa con arrivo allo Stelvio, rischiando di far saltare il banco, con un attacco d’altri tempi, su una salita d’altri tempi. Basso, Scarponi, Rodriguez e soci, sono rimasti a guardare, mentre De Gendt prendeva il largo, fino ad accumulare minuti su minuti, arrivando ad essere maglia rosa virtuale. Lungo i tornanti dello Stelvio, la gente è tornata ad emozionarsi all’ombra di Fausto Coppi, i telespettatori si sono alzati dalla poltrona e lo share è schizzato al 32 per cento. «Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio si alzò e andò ad aprire e vide che non c'era nessuno». Ecco perché la gente ha applaudito l’innamorato Ryder Hesjedal e l’indomito Thomas De Gendt: solo la strada ha il diritto di scommettere sul coraggio dei corridori.

ARRIVO 21^ tappa
 
1. Marco Pinotti (Ita, Bmc)
km 28,2 in 33'06"
2. Geraint Thomas (Gbr, Sky) a 39"
3. Jesse Sergent (Nzl, RadioShack) a 53"
4. Alex Rasmussen (Den) a 1'00"
5. Thomas De Gendt (Bel) a 1'01"
6. Ryder Hesjedal (Can) a 1'09"
7. Gustav Erik Larsson (Swe) a 1'14"
8. Maciej Bodnar (Pol) a 1'15"
9. Svein Tuft (Can) a 1'22"
10. Julien Vermote (Bel) a 1'23"
 
CLASSIFICA FINALE
1. Ryder Hesjedal (Can, Garmin) in 91h39'02"
2. Joaquin Rodriguez Oliver (Esp, Katusha) a 16"
3. Thomas De Gendt (Bel, Vacansoleil) a 1'39"
4. Michele Scarponi (Ita) a 2'05"
5. Ivan Basso (Ita) a 3'44"
6. Damiano Cunego (Ita) a 4'40"
7. Rigoberto Uran Uran (Col) a 5'57"
8. Domenico Pozzovivo (Ita) a 6'28"
9. Sergio Luis Heano Montoya (Col) a 7'50"
10. Mikel Nieve Ituralde (Esp) a 8'08"
 
 
 

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