Dai piccoli… agli alti livelli: PACE!
Stamattina, 22 novembre, scendo dalla collina verso il centro di Trento – i cui tetti sono timidamente imbiancati dalla prima spruzzatina di neve -: voglio sentire come batte il cuore della città per la pace. E sintonizzarmi. È prevista infatti una Marcia per chiedere Pace, diritti, solidarietà che vede coinvolti centinaia di bambini/e e ragazze/i di nidi, scuole dell’infanzia scuole primarie e secondarie inferiori.
Già sulla strada mi rivolge la parola un’anziana signora, partendo dalla bandiera della pace che porto sulle spalle: «Anche le mie nipotine verranno alla manifestazione a cui penso stia andando lei – mi dice -. Io vengo giù dalla valle di Cembra e oggi c’era la neve per cui ho dovuto prendere la corriera ma volevo proprio esserci con le mie nipotine!».
I primi che incontro accanto all’aiuola del dado della pace in piazza Fiera sono gli allievi della scuola dell’infanzia di Cristo Re. «Che cosa siete venuti a fare qui?». »La danza della pace, non solo… «A scuola vivete in pace o in guerra?». «In pace». «Anche quando qualcuno vi fa un dispetto, per esempio vi porta via il berretto come faccio io ora… che fate? come risolvete?»… «Con le paroline, con le paroline gentili!», rispondono convinti in coro Beatrice Zakaria, Emma, Amelia, Aurora…
La loro maestra, Claudia delinea ciò che sta dietro a questa manifestazione: «Abbiamo scelto di essere qua perché crediamo molto nell’educazione e nella trasversalità educativa che c’è fra scuola e famiglia. E pensiamo che nei bambini soprattutto da piccoli – dove si creano una propria identità – faccia bene mettere il seme della pace nel loro cuore. Quindi non solo partecipiamo alla marcia, ma lavoriamo tutto l’anno attraverso albi illustrati, attraverso conversazioni che facciamo con loro… Attraverso proprio lo scambio facciamo capire loro che pace vuol dire anche gentilezza, vuol dire collaborazione, vuol dire rispetto dell’altro: ecco puntiamo tanto anche sull’ inclusione. Infatti il nostro progetto l’abbiamo intitolato “Collaborazione, diritto all’inclusione e alla pace».
Espongono orgogliosi i loro cartelli quelli della 5C Aldo Gorfer: Martin, Gaia, Ussem, Abira: “La guerra è brutta, distrugge, la guerra non serve a risolvere i problemi. La pace è bella e porta felicità, ricchezza e abbondanza”. Anche se qualcuno, stuzzicato dalla domanda: «La guerra invece porta ricchezza secondo te?». «Eh beh, un po’ sì, perché quando vinci poi ti pagano!»…un ragionamento tutto da approfondire!
Nella 4C, delle Pigarelli, c’è anche Sofia dell’Ucraina. La maestra Giovanna viene dalla Sicilia e mi confida di aver abitato proprio dove è stato ucciso il giudice Falcone, quindi di averla vissuta da vicino la violenza, di sentirla ancora bruciare dentro… «Per noi è importante che ci sia la pace perché i bambini ne hanno bisogno e tutti ne abbiamo bisogno. È un tempo di grande guerra e sofferenza e nessuno è escluso da questa sofferenza, da questo dolore: siamo tutti coinvolti e dobbiamo tutti attivarci perché la pace ci sia e le guerre cessino.
In classe facciamo tanta educazione alla cittadinanza perché le scuole Pigarelli sono un arcobaleno di colori, dove comunque diventa – se non gestito così per via delle tante etnie che ci sono – molto difficile stare insieme. Quindi occorre sempre mediare, trovare dei punti di incontro. Le famiglie sono disponibili, ci sono, sempre, e questo agevola il nostro lavoro, sono proprio da apprezzare. Quindi è bellissimo quando io vengo alle Pigarellii perché vedo questo arcobaleno di etnie che mi riempie il cuore e dico: “Dai! dobbiamo farla!”».
Mentre la marcia si avvia per le vie del centro storico, sfilano quelli di Trento 7 Pedrolli. «Perché se tutti vogliono la pace fanno la guerra?». «… è perché vogliono il territorio degli altri e non sanno scusarsi, dirlo a parole e quindi usano la violenza e non sono per niente gentili».
Impressiona lo sfilare in testa di tante carrozzine dei bambini dei nidi, legate dal Filo magico della pace. Mi incuriosisce conoscere l’opinione del papà che spinge una carrozzina con due gemelli. «Mi scusi se glielo chiedo, come può permettersi di essere qui, lei lavora?». «Sì, lavoro, sono un autonomo… sono qui perché è la giornata nazionale dei diritti dei bambini… perchè Sì! Mi sono preso del tempo per passare qualcosa ai bambini».
Grande Fabrizio! E la mamma Anna: «Anche noi vogliamo la pace, ma forse non facciamo abbastanza, siamo ancora deboli come voce…». «Concordo, se scendessimo tutti in piazza a chiedere che cessi il rumore delle armi…». «Facciamo poco, anche rispetto a quello che si faceva 30 anni fa…». Alexandra viene dalla Romania e accompagna Alex. Con i suoi compagni della scuola dell’infanzia Torrione, regalano ai passanti un cartellino con la frase di Madre Teresa “Un piccolo sorriso è l’inizio della pace”.
Bisogna riconoscere che le istituzioni cittadine sono da sempre molto attente alla realtà della famiglia e alla centralità proprio dei più piccoli. L’attuale vicesindaca, Elisabetta Bozzarelli: «Si parte dai più piccoli che hanno la possibilità di sperimentarla, di imparare a praticarla nelle classi e poi la portano in famiglia, a casa. È una città, Trento, che parla di pace, perché la vive nelle relazioni umane e sociali ed è una cosa meravigliosa vedere oggi tutti questi bambini dai più piccoli del nido insieme a mamme, papà, nonni, ai più grandi, che vogliono la pace, chiedono la pace ai grandi della terra: impariamo dai piccoli!».
E il sindaco Franco Ianeselli: «La pace non è solo un’assenza di guerra, la pace è una cultura. E quindi ai bambini non si insegna a fare politica a stare da una parte o dall’altra si insegna e si lavora con loro su questa idea di rispetto, di confronto con le altre persone, di ricerca di una sintesi quando si parte da un diverbio». A lui vengono consegnati due messaggi destinati ai potenti della terra. “Care persone che governate i nostri paesi, come state? Forse siete un po’ troppo arrabbiati e lo sappiamo che è difficile andare d’accordo, ma fare la guerra non è la risposta giusta! Mettetevi d’accordo e fate la pace! E’ urgente! Se non riuscite possono aiutarvi i bambini…”.
Toccano queste loro parole… Che ripeto, sono legate già ad una vita, ad una pratica. Me lo conferma anche una rappresentanza dei ragazzi delle superiori dell’Istituto Tecnico Buonarroti. Con la loro prof.ssa di IRC, Manuela, hanno fatto un progetto sulla figura dell’uomo giusto, anche nelle istituzioni: «Siamo qui – dice Marco – perché riteniamo che questo sia un argomento importante e che bisogna presentare anche ai livelli alti…».
Come dicevo sopra, lo snodarsi della marcia era legato da un filo che teneva uniti tutti i partecipanti. Intercetto chi ha avuto e preparato questa modalità: Alice Tambosi e le colleghe del Centro Moda Canossa. «Partecipiamo promuovendo l’inclusività e quindi diamo ai ragazzi che seguono un percorso differenziato all’interno della nostra scuola, la possibilità di essere protagonisti. Abbiamo con loro creato questo Filo magico della pace che ha collegato tutte le varie realtà, dal nido addirittura alle case di riposo! Oggi sono arrivati qui tantissimi gomitoli. E questo sta proprio a simboleggiare che quando le persone lavorano e fanno insieme, il significato e il valore autentico di pace, di gentilezza e di sentirsi appartenenti ad una comunità si realizza!».
Ma cosa sta sotto questo filo? Leggete bene la loro presentazione (magari vi vien voglia di copiare l’idea!): Trasforma una vecchia t-shirt in un “filo” simbolico. Ad ogni azione di pace e gentilezza che compi, fai un nodo sul filo. Scrivi un breve messaggio da appendere a ciascun nodo, raccontando cosa hai fatto e come ti sei sentito. Questo filo speciale dopo la Marcia della Pace sarà parte di un’opera collettiva che prenderà vita al Parco di Piazza Venezia. Ogni nodo, ogni gesto, ogni parola contribuirà a un grande simbolo di speranza e unità. Unisciti a noi per celebrare la pace e la gentilezza: ogni piccola azione fa la differenza!
Mi avvio alla fine, con la poesia di una giovane, nome d’arte Alba, che riflette anche i miei sentimenti a fine mattina. Venuta a Trento per il suo giorno libero ha incrociato casualmente i ragazzi in marcia che l’hanno invitata a seguirli in piazza. «Come vivi questa realtà del mondo?». «A volte bene, a volte male, e infatti a volte mi sfogo, molto spesso scrivendo… del mondo, com’è, come potrebbe migliorare in molti versi. Lo scrivo per me in primis, ma anche per condividerlo. Sto cercando di trasmettere, di lasciare qualche traccia in giro».
La purezza di quegli occhioni che chiedevano dove andassi.
Mi condussero tra loro.
Delicati e vivi.
Immersi nella grinta di manifestare per la pace.
Occhi miei lucidi
per la bellezza che in loro vedevo.
Credono nel futuro.
La pace,
la base per un domani duraturo.
Finisco con commozione con quanto scrive una maestra sulla chat Tuttopace: «Nella calma della strada di ritorno, una bambina mi ha detto: “Maestra, oggi Dio è felice!”».
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