Dai Grandi laghi il segno del martirio

Si sono celebrati i funerali delle tre suore saveriane, Lucia,Olga e Bernardetta. La loro vita, nella sua semplicità, è stata straordinaria, nell’obbedienza al Vangelo e ai più piccoli e poveri
Funerale delle suore

Si sono celebrati i funerali delle tre suore saveriane, Lucia,Olga e Bernardetta, uccise alla periferia di Bujumboura. Le salme partite dal Burundi sono arrivate nella Repubblica Democratica del Congo attraverso una grande processione, che ha unito Burundi e Congo.

Le bare, custodite dalla preghiera del popolo, sono state un grande appello alla fraternità e alla pace. La loro vita, nella sua semplicità, è stata straordinaria.

Lucia aveva dato con gioia il servizio di ostetrica dieci anni in Brasile e poi per 23 anni in Congo e poi gli ultimi sette anni a Kamenge, in Burundi. Olga per circa 40 anni catechista in Congo. Bernardetta era partita per il Congo nel 1970 e aveva svolto percorsi di formazione tra le donne e per l’alfabetizzazione degli adulti.

Al cuore di questa vita, semplice e fedele, il dono del martirio, che è al tempo stesso dono di Dio, ma anche giudizio di Dio sulle infedeltà della Chiesa. Il discepolo del Signore sa che questo è inscritto nel mistero del discepolo: se il seme non muore, non produce frutto, molto frutto.

Certo, la morte improvvisa e violenta di un fratello, di una sorella ci stupisce, ci interpella, ci spaventa. Anche noi vorremmo un cristianesimo senza persecuzione, senza martirio, in una coabitazione facile e collaudata con il mondo. Ma il Vangelo non chiede questo.

Già nelle beatitudini di Luca Gesù così si rivolge ai suoi discepoli: «Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo facevano i loro padri con i profeti» (Lc.6,22-23).

È tutto già scritto, è tutto già detto. Quando Gesù manda in missione i discepoli, dice: «Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi». Ed è evidente che un agnello di fronte a un lupo è destinato a soccombere, nella sua debolezza e nella sua mitezza.

E nel libro dell’apocalisse Gesù è il martire fedele, perché fa obbedienza al Padre fino alla fine, e la storia dei due martiri, che sta al centro del libro, indica il mistero dei due olivi e delle due lampade che stanno davanti al Signore, che alla fine sigilleranno la loro vita con il martirio e i loro cadaveri saranno esposti nella grande piazza, dove appunto il Signore fu crocifisso.

Non si tratta di cercare il martirio a tutti costi, quasi un eroismo cristiano, che potrebbe dare l’impressione di sfidare Dio. Nessuna libido mortis, ma semplicemente amore del Crocifisso risorto, obbedienza ai suoi tempi e alla sua parola e soprattutto ai più piccoli e poveri, come hanno fatto queste tre suore.

Nel discorso apocalittico in Luca, Gesù dice ai discepoli e a tutti: «Ma prima di tutto questo, metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio. Questo vi darà occasione di rendere testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa: io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi, sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime» (Lc.22).

Un testo che racconta la storia di queste straordinarie suore, che racconta l’oggi di una Chiesa dove la persecuzione è il sigillo alla verità della martyria, con un punto in più. Il mistero del martire arriva a pienezza con il perdono del persecutore, perché nessuno può essere perduto, in primis il persecutore, l’assassino, il carnefice. O il perdono perdona l’impossibile o non è.

Questo è lo sguardo umile e discreto di Dio, non fiammeggiante. Lo sguardo di misericordia di Dio verso tutti i carnefici. Lo sguardo di Gesù, che dalla croce chiede al Padre di perdonare i suoi carnefici, che non sanno quello che fanno. Lo sguardo di queste tre suore che al centro della regione dei grandi laghi, come Abele, hanno versato il sangue per obbedienza al loro Signore. Essendo state fedeli nel poco, davvero Dio le ha rese fedeli nel molto.

Queste tre piccole suore indicano che la via del cristiano di fronte alla persecuzione non è quella della difesa, tanto meno con le armi, ma della obbedienza al Vangelo del Signore.

Allo stesso tempo le Chiese che vivono il tempo della persecuzione non devono partire, ma restare per condividere tutto con tutti. Le altre Chiese devono porre il segno della fraternità, della condivisione, perché il tempo della prova diventi il tempo della comunione.

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