Da vice-capitale dell’Impero a città azzurra

Mamata Banerjee, primo ministro del Bengala, ha deciso, con le autorità cittadine, di dare a Kolkata, la vecchia Calcutta, una nuova veste
Kolkata

La notizia ha fatto senza dubbio scalpore: una città che si colora di azzurro. E non si tratta di una città, o meglio di una metropoli, qualsiasi, ma di Kolkata, la vecchia Calcutta. Un tempo seconda città dell’Impero di sua maestà britannica, poi identificata con il genio di Tagore, per finire a essere sinonimo di povertà e di fame endemica, Calcutta, nell’immaginario degli ultimi decenni, è sempre stata coniugata al nome di Madre Teresa.
 
È una metropoli dai mille volti, che non finisce mai di stupire e, anche questa volta, non si è smentita. In India è famosa la Pink city, Jaipur, situata dall’altra parte dell’immenso Paese, nel deserto del Rajasthan, che fornisce quella pietra rosata di cui sono costruiti i suoi edifici. A Kolkata, invece, il colore che pare regnare sovrano è il grigio, tipico dell’umidità del Bengala e dell’inquinamento rampante, che rendono l’aria irrespirabile e colorano tutto di una tonalità che appiattisce qualsiasi cosa. Nell’ultimo decennio le autorità hanno, però, iniziato un’opera di ristrutturazione e di restauro degli edifici della zona centrale, attorno al Victoria Memorial. L’operazione, senza dubbio riuscita, ha dato una veste nuova all’antica vice-capitale dell’Impero britannico.
 
Ora la notizia, inattesa e per certi versi incredibile, di dare un colore alla città. Mamata Banerjee, la minuscola Primo ministro del Bengala, indomito politico capace di sconfiggere il partito comunista che aveva governato lo Stato del Bengala per oltre un trentennio, ha deciso con le autorità cittadine di dare un colore uniforme alla metropoli. Dalla zona di Cossipore, a Nord, fino a quella di Naktala, all’estremo Sud, i piccoli e i grandi giardini vestono già la nuova uniforme: muri e ringhiere di cinta, panchine e spesso tronchi degli alberi, hanno già la nuova veste. Il grande viadotto della Ajc bose road ha ricevuto due mani di azzurro. Anche i taxi cambieranno e, in controtendenza con il tacito accordo mondiale che li vede quasi sempre gialli, vestiranno l’azzurro e il bianco. Non mancano, poi, gli incentivi: una riduzione sulle imposte sugli immobili per coloro che decideranno di accettare l’idea del Primo ministro locale, ridipingendo le rispettive abitazioni.
 
Un noto artista locale, Suvaprasanna, chiamato in causa, ha sottolineato che, pur accettando i due colori proposti dalla Banerjee, sarà necessario far uso delle tonalità giuste per i diversi ambienti ed edifici, per mettere in evidenza le caratteristiche e le bellezze dei vari luoghi. Con tale decisione già operativa, tutti gli edifici governativi saranno ridipinti, lasciando la tipica combinazione coloniale di rosso e giallo opaco, che li aveva caratterizzati per quasi due secoli.
 
Ironia della sorte: Mamata, sebbene decisa e indomita, non potrà far nulla per adeguare l’edificio dove ha sede il suo ufficio alle nuove direttive. Writers building, sede degli uffici amministrativi del governo dello Stato del Bengala, essendo patrimonio archeologico, dovrà mantenere i suoi mattoni rossi a vista. Ma un tocco di azzurro non mancherà.  Sarà, infatti, illuminato in bianco e azzurro.
 
Tuttavia, nel tipico spirito bengalese ci sono anche quelli che non sono d’accordo. La Bengal taxi association, la potente organizzazione che riunisce la maggioranza dei tassisti della metropoli, ha già fatto sapere che non reputa necessaria la spesa – da 100 ai 150 euro – che ogni proprietario dovrà sostenere per cambiare il colore dei taxi.  Le autorità sanno che sarà necessario un adeguato negoziato per arrivare a una soluzione della controversia.  La Bengal tax association è, infatti, famosa per la capacità di indire scioperi generali nel giro di poche ore, lasciando a piedi milioni di abitanti di Kolkata.
 
 

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