Da Todi un’agenda per il Paese
Certo non mancano le contraddizioni, ma queste non offuscano la novità che i cattolici del Forum del lavoro, riuniti per la seconda volta a Todi il 21 e 22 ottobre, hanno presentato all’Italia. L’agenda per il Paese passa attraverso quattro questioni: i valori che danno senso alle priorità, le riforme istituzionali con al centro l’Europa e una rivisitazione semplificata di federalismo, un impulso alla crescita che passa per una nuova coesione sociale, un nuovo welfare che cammini su una economia civile.
Il clima era positivo tra gli organizzatori (Mcl, Cisl, Compagnia delle Opere, Confcooperative, Confartigianato, Acli) e gli invitati: associazioni, movimenti (tra gli altri Azione cattolica, Rinnovamento nello Spirito, Sant’Egidio, Focolari, Retinopera ecc.) e intellettuali. Tutti hanno contribuito a redigere l’agenda per il Paese, un’agenda che si pensa diversa da quella Monti, ma, allo stesso tempo, come prosieguo dell’esperienza dell’attuale governo.
Dopo la stagione della Dc e l’impegno plurale della Seconda repubblica, la Terza si annuncia con una presenza del mondo cattolico che si ritrova per dire la propria a partire dai contenuti. In dialogo con i tanti soggetti consapevoli della gravità della situazione etica, sociale e istituzionale, prima che economica, in cui si trova l’Italia, e ispirati dalla recente enciclica sociale di Benedetto XVI, "Caritas in veritate".
Non sono mancate le note stonate. Il portavoce del Forum, Natale Forlani, e Coldiretti hanno deciso di non continuare l’esperienza intrapresa l’anno scorso. Sono soprattutto le valutazioni relative ai possibili sbocchi elettorali a dividere gli organizzatori. Nelle conclusioni Bonanni ha tenuto a sottolineare che il Forum non vuole dar vita ad un partito, ma avere una funzione "maieutica", cioè vuole aiutare chi in questo tempo sta pensando ad una nuova offerta politica. Un soggetto che già dalle prossime elezioni sappia coniugare la sobrietà dell’esercizio del potere con l’efficacia delle soluzioni.
In un’epoca in cui «la politica ha divorziato dal potere» (come da un po’ va predicando il sociologo Bauman), la prima preoccupazione dovrebbe riguardare il reinserimento delle esigenze popolari nei circuiti della politica. Bisognerebbe riaffermare il primato del popolo e della condivisione delle scelte, per sopperire alla stagione, pur necessaria, dei tecnici, dei richiami ai vincoli europei, delle preoccupazioni del Fondo monetario internazionale e dei circuiti dei mercati finanziari, o semplicemente dei giochetti del politichese. Riavviare le virtù del legame democratico è il lavoro più urgente da far ripartire. Ai dirigenti convenuti a Todi è stato segnalata la contraddizione. Le prossime settimane ci diranno della loro lungimiranza e delle sue probabilità di contribuire al bene del Paese.