Da Lisbona una rivelazione

Prima apparizione assoluta in Italia (al Festival romano “Invito alla danza”) per la Companhia Portuguesa de Bailado Contemporâneo: un’autentica rivelazione. Quello di Vasco Wellenkamp (formatosi alla scuola di Martha Graham e Merce Cunningham) direttore artistico e coreografo dell’eccellente formazione di Lisbona, è uno stile di danza di solido impianto classico – e si vede! – che adotta il dinamismo e la creatività del linguaggio contemporaneo. Stile Da Lisbona una rivelazione che nasce, soprattutto, in sintonia con la musica; traducendola poi in un’interpretazione di movimento che scava nei territori interiori. Nello spettacolo La voce umana della passione egli non si limita alla semplice visualizzazione danzata delle note, ma punta su costruzioni parallele alla musica per restituirci diversi aspetti del sentimento della passione umana. Intesa, sulla partitura di Mozart Misha, come gioia corale e spirituale: percorsi collettivi incalzanti in un rincorrersi dei danzatori, ora velocissimo ora quasi mormorato, con cadute, salti, e piccoli movimenti; intesa pure come amore appassionato e tenero tra un uomo e una donna dipanato sull’intensa trama melodica di Webern, che ingloba gestualmente due sedie; e, infine, espressa come sentimento della compassione e della carità. Ispirato al tema dell’amore eterno della sinfonia De Requiem di Britten, in questo terzo brano, tra fumi e luci d’atmosfera, trionfa la luce e il richiamo divino. Che trascina dietro anche il pubblico. NEW YORK CITY BALLET Attesa delusa per il New York City Ballet, la prestigiosa formazione legata al nome del suo fondatore George Balanchine. Del grande coreografo di origine georgiana, inventore del neoclassicismo ballettistico, ricorrono i vent’anni dalla sua scomparsa. E l’occasione di vedere la compagnia che ne conserva e tramanda il “verbo” era tra le più ghiotte dell’estate. Forse per il numero ridotto dei ballerini; forse per i brani scelti, fatto sta che il programma presentato nella suggestiva cornice di Villa Adriana per il Festival EuroMediterraneo, non ha molto entusiasmato. Davidsbundlertanze (1980) soffriva di una certa staticità e leziosità nel descrivere gli stati d’animo e gli incontri del compositore romantico Robert Schumann. Anche le brevi coreografie di Who cares? (1970), pur sostenute dalla spumeggiante musica di Gershwin, non hanno riscattato una serata mediocre. Unico guizzo il folgorante passo a due estratto dal “combattimento danzato” Agon (1957): linee essenziali di una geometria in movimento aguzza e tesa, scolpita sulla musica di Stravinskij. È il Balanchine astratto e dall’architettura cristallina, che più ci piace. Ma troppo breve per emozionarci.

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