Da chi è formata una famiglia? La scelta della Slovenia

Una lunga battaglia, durata un anno, per abrogare, con un referendum popolare, una legge che permetteva i matrimoni tra persone dello stesso sesso e la possibilità di adozione
Slovenia

Da una parte è ovvio, ma non era così negli ultimi due mesi nel piccolo paese alpino. Come tutto il mondo occidentale, anche la Slovenia è stata influenzata dalla teoria del gender.

Con un intenso lavoro di lobby dentro il parlamento il 3 Marzo del 2015, con una procedura veloce e senza un’amplia consultazione, era stata varata una legge che definiva la famiglia come unione di due persone senza definire il sesso. Tale legge è stata percepita dalla gente come lontana dal buon senso e che, anche giuridicamente, avrebbe comportato il cambiamento di molte altre leggi.

 

Si sono così aperti al mercato dell’utero in affitto, di bambini e adozioni. Subito dopo la proclamazione della legge, il popolo sloveno in pochi giorni ha raccolto le firme necessarie per il referendum. Non era un referendum contro i diritti degli omosessuali, ma era solamente contro la ridefinizione del significato della parola famiglia come espressa dalle lobby lgbt.

 

Certo, le prime reazioni di chi era favorevole alla legge erano state molto critiche: «Nella società moderna non possiamo permettere che la maggioranza decida sui diritti della minoranza, anzi, non è lecito, bisogna che la Corte suprema tolga al popolo il diritto di esprimere il suo parere». Il 26 marzo il Parlamento nazionale vota per bloccare il referendum per il motivo che esso violerebbe la norma costituzionale che vieta votazioni popolari su leggi che eliminano un’incostituzionalità nel campo dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

 

La raccolta delle firme è stata fermata, il Tribunale costituzionale ha discusso in largo e lungo. È giusto lasciare che il popolo decida se è diritto degli uomini avere bambini, indipendentemente dal modo con quale arrivano al loro possesso, o è piuttosto il diritto del bambino ad avere un padre e una madre? In questo campo anche organizzazioni per la difesa dei diritti umani si sono orientati a favore della legge. Il Tribunale costituzionale, ha dichiarato il 22 ottobre che il Parlamento nazionale non aveva la possibilità di dichiarare un referendum incostituzionale.

 

Per un voto la bilancia giuridica si è dichiarata a favore (4 magistrati contro 3), e ha dato la possibilità alla gente di pronunciarsi. Così il Parlamento ha messo in programma, il 4 novembre, un referendum per il 20 dicembre 2015. Appena 45 giorni di campagna. I media sloveni si sono schierati apertamente contro il referendum. La coalizione, contro la legge, dal nome “Si tratta di bambini”, aiutata da alcuni partiti, associazioni e movimenti, si è preparata con numerose manifestazioni per dare voce alle famiglie diffondendo, con il passaparola, quanto realmente cambiava la concezione di famiglia con la nuova legge. Queste persone, di diverse appartenenze religiose e schieramenti, non si sono risparmiate nel preparare conferenze, tavole rotonde o semplici incontri nelle comunità civili locali.

Contemporaneamente, con non meno intensità, tantissime preghiere si innalzavano al Creatore chiedendo aiuto par salvare la sua opera. Sull’importanza del referendum era ben cosciente papa Francesco che così si è rivolto ad un gruppo di sloveni in una udienza generale di dicembre: «Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini sloveni. Per loro tramite desidero far giungere il mio apprezzamento all’intera Chiesa slovena per il suo impegno in favore della famiglia, incoraggiando tutti, specialmente quanti hanno responsabilità pubbliche, a sostenere la famiglia, struttura di riferimento del vivere sociale».

 

E il popolo sloveno ha scelto.  I “no” alla legge hanno prevalso sui “si”(63% per l’abrogazione della legge contro il 37% dei sostenitori). Con questo voto la Slovenia è uno dei pochi Paesi che approva una legge di uguaglianza dei diritti degli omosessuali per poi revocarla.

Va segnalato che in questi ultimi anni in Slovacchia, Ungheria, Croazia e Macedonia, i rispettivi parlamenti nazionali hanno aggiunto nelle loro Costituzioni che la famiglia è formata da un uomo e una donna.

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