Da chi andremo?

Da chi andremo? Dove andremo? È la domanda che ci poniamo per la nostra vita personale. Ed è anche la domanda che ci poniamo per il cammino dell’Europa. È la domanda che dobbiamo porci perché la risposta non è più ovvia. Per il cammino futuro dell’Europa si lotta e spesso si litiga. La risposta di noi cristiani a questa domanda può avere le sue radici soltanto in Gesù Cristo. Una risposta che ci conduce a lui. In un momento di grande difficoltà, mentre le masse gli stavano voltando le spalle, Gesù rivolse ai discepoli questa domanda: Forse anche voi volete andarvene? . Una domanda difficile, per la tendenza generale che allontanava da Gesù. Simon Pietro gli rispose: Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio (Gv 6, 67-69). È la sfida della fede – vale a dire l’applicazione pratica e fiduciosa della parola di Gesù alla vita quotidiana – che ha portato i discepoli a riconoscere che Gesù è la figura chiave della loro vita. È la figura chiave per la riuscita della vita di ogni singolo uomo ma anche per la riuscita della comunità umana. L’impegno basato sulla fiducia ha portato i discepoli a una certezza che non vacilla neanche quando la maggioranza prende altre strade. Il Vangelo di Gesù si rivolge ad ogni singolo uomo e donna e invita a dare una risposta personale con la imitazione di Gesù Cristo. Il Vangelo costituisce pertanto la forza trainante, la garanzia perenne per l’intangibilità della dignità del singolo che non può venir sacrificata a nessuna istituzione comunitaria: né allo Stato, né al popolo, né a un partito, né a nessun’altra istituzione. Allo stesso tempo Gesù Cristo, mediante lo Spirito Santo, riunisce tutti i suoi seguaci nel suo corpo, nella comunità del popolo di Dio. Le Chiese e le comunità cristiane, se si limitano a essere lo specchio della società frantumata dall’individualismo, perdono la loro funzione di sale della terra che Gesù ha attribuito ai suoi discepoli. In molte parti d’Europa il rapporto tra le Chiese è ancora caratterizzato da pregiudizi e da discriminazioni. Non potremo servire l’Europa e il mondo se ciascuno guarda solo alla propria strada e ai propri interessi particolari. Per noi l’amore per Gesù e la comunione con lui è veramente così grande, così forte, così importante da avere la precedenza assoluta rispetto alle differenze nell’insegnamento e nella pratica quotidiana? Ciascuno di noi sa che l’entusiasmo per l’Europa, se mai c’è stato, ha oggi lasciato il posto allo scetticismo e persino alla paura di subire svantaggi. In questa situazione critica noi cristiani dobbiamo chiederci se la nostra adesione a Cristo è veramente più forte delle forze che ci dividono, le quali si impinguano degli interessi economici, etnici, culturali e confessionali. I nostri movimenti possono e devono contribuire a far sì che il rinnovamento spirituale dell’Europa venga sostenuto e promosso dal Vangelo di Gesù vissuto e annunciato sia a livello personale che pubblico. Sì, ne sono convinto: il maggior contributo che noi cristiani possiamo dare a un’Europa della fede è l’annuncio amorevole, attendibile, chiaro e invitante del Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo, crocifisso e risorto, che ci ha promesso il suo ritorno. Noi siamo debitori a tutti gli europei del Vangelo di Gesù. Ne va della salvezza e del bene dell’uomo. Da chi andremo?. Ottanta anni fa, un indiano cristiano, Sadhu Sundar Singh, viaggiava attraverso l’Europa. Nel racconto del suo viaggio, osservava con rammarico di aver incontrato in Europa cristiani senza Cristo. Cristiani che forse sanno qualcosa su Cristo – anche questo oggi corrisponde sempre meno a verità – ma che non lo conoscono. Conoscerlo, vuol dire confidare nella sua parola e compiere il cammino della vita quotidiana insieme con lui e in comunione con i suoi discepoli. Singh ha scritto: Christianity is Christ, cioè la cristianità è Cristo. Un rinnovamento dei cristiani che nasca dalla relazione personale con Gesù Cristo crocifisso e risorto è il servizio più grande che la cristianità può rendere all’Europa moderna. Le correnti del nostro tempo ci sballottano di qua e di là. Ad esse opporremo con serena e lieta fiducia la risposta dei discepoli: Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna, noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio. Questo, l’Europa deve saperlo.

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