Il Cyrano di Luca Barbareschi
Il Cyrano di Luca Barbareschi
Brutto ma bello nel suo essere temerario, Cyrano paga di persona per ogni atto di coraggiosa intransigenza; è straordinariamente moderno, un simbolo di coerenza e di libertà che ancora oggi continua a sorprenderci. Quella di Rostand è una riflessione amara sulla vita. Cyrano stesso è un eroe perdente che muore senza la spada in mano e senza poter guardare il suo nemico in faccia. È un uomo normale che tende verso l’alto nonostante il suo naso, la sua bruttezza, la sua ‘claudicanza psicologica’. Che cerca di non concentrarsi solo sulla parte peggiore di sé. Rostand scrive con un’ironia meravigliosa la vita avventurosa di questo cavaliere sconfitto, acrobata della parola e funambolo del verso che si batte per affermare la profonda libertà della poesia. A interpretarlo è ora Luca Barbareschi inaugurando la stagione del Centenario del Teatro Eliseo. “Cyrano de Bergerac”, di Edmond Rostand adattamento e regia Nicoletta Robello Bracciforti, con Linda Gennari, Duilio Paciello, Thomas Trabacchi, Duccio Camerini, Massimo De Lorenzo, scene Matteo Soltanto, costumi Silvia Bisconti, luci Pietro Sperduti, musiche originali Arturo Annecchino. A Roma, teatro Eliseo, dal 30/10 al 25/11.
Il gabbiano lituano
Con questa opera il regista lituano Oskaras Koršunovas prosegue il percorso di ricerca già intrapreso con Amleto e i Bassifondi, per diagnosticare le malattie del nostro tempo, la gotta della nostra anima. Con questo lavoro di Čechov Koršunovas vuole recuperare la passione, l’amore, la gelosia e l’odio presente nelle opere di Čechov con l’obiettivo di cogliere il cuore dell’opera, che spesso è nascosto sotto costumi, decori, scenografie sontuose e intonazioni trascinanti. In questo processo creativo, lo spettatore diventa parte integrante dell’opera stessa. “Il gabbiano”, di Anton Čechov, regia, scenografia Oskaras Koršunovas, con Nele Savicenko, Martynas Nedzinskas, Darius Meskauskas, Agneska Ravdo, Vytautas Anuzis, Kirilas Glusajevas, Airida Gintautaite, Rasa Samuolyte, Darius Gumauskas, Dainius Gavenonis, musiche Gintaras Sodeika, video Aurelija Maknyte, luci Eugenijus Sabaliauskas, costumi Dovile Gudaciauskaite. Produzione OKT – Oskaras Koršunovas Theatre. A Pontedera, Teatro Era, il 3 e 4/11.
La Napoli di Peppe e Toni Servillo
Un concerto, un recital, una festa fatta di musica, poesia e canzoni che celebra Napoli, l’eterna magia della sua tradizione vivente, l’importanza dell’incontro fra le epoche e della più ampia condivisione culturale. I fratelli Servillo, con il prezioso supporto dei Solis String Quartet, cantano poesie e recitano canzoni, facendo rivivere e rendendo omaggio ad alcune delle vette più alte della cultura scenica partenopea, fra letteratura, teatro e musica. La parola canta attraversa l’opera di autori classici, da Eduardo De Filippo a Raffaele Viviani, da E. A. Mario a Libero Bovio, fino a voci contemporanee come quelle di Enzo Moscato, Mimmo Borrelli e Michele Sovente. “La parola canta” con Peppe Servillo e Toni Servillo e i Solis String Quartet, suono Massimo D’Avanzo, disegno luci Francesco Adinolfi. Produzione Teatri Uniti. A Perugia, Teatro Morlacchi, dal 31/10 al 4/11.
Il giorno del mio compleanno
Vincitore del premio Bruntwood 2013 per Playwriting, l’opera prima dell’inglese Luke Norris (1985) So Here We Are è un racconto su ciò che può accadere quando non succede niente, uno sguardo compassionevole sulle giovani vite interrotte e un toccante ritratto di amicizie infantili che faticano ad accettare la loro vita adulta. Il dialogo di Norris è esilarante ma non così spiritoso da sembrare artificiale. È autenticamente banale, come se avesse registrato le conversazioni sugli autobus o nei pub o, data l’immaturità dei personaggi, nei campi da calcio; questo approccio naturale e realistico è la vera forza del testo. Le rivelazioni e gli snodi della vicenda narrata non avvengono mai in un modo sorprendente, ma come naturali evoluzioni drammaturgiche. “Il giorno del mio compleanno” da “So here we are” di Luke Norris, traduzione Enrico Luttmann, regia Silvio Peroni, con Giovanni Arezzo, Antonio Bandiera, Laurence Mazzoni, Federico Gariglio, Grazia Capraro, Luca Terracciano. Produzione Khora Teatro in coproduzione con Compagnia Mauri Sturno. A Milano, Teatro Filodrammatici, dal 6 all’11/11.
Ivan e i cani
Una storia vera accaduta a un bambino nella Russia degli anni Novanta, la Russia poverissima di Boris Eltsin, raccontata come se fosse ora. Come se fosse una fiaba. La gente era così povera, racconta Ivan, che i papà e le mamme cominciarono a sbarazzarsi di quello che nelle case mangiava, beveva e aveva bisogno di cure. I primi a essere abbandonati furono i cani. La madre di Ivan ha un uomo che ama e che la picchia quando si riempie di vodka fino agli occhi perché non c’è lavoro e gli uomini si sentono inutili. Ivan è un incomodo, quest’uomo lo tratta male, vorrebbe che se ne andasse. E un giorno Ivan lo fa. Indossa il suo cappotto più pesante, i guanti di lana, si mette in tasca due pacchetti di patatine ed esce per le strade di Mosca. “Ivan & the dogs” di Hattie Naylor, traduzione e regia Monica Capuani, con Lorenzo Lavia, costumi Andrea Viotti, scene Gianluca Amodio, luci Francesco Traverso. A Roma, Teatro Belli dal 29/10 al 1/11, per la rassegna TREND nuove frontiere della scena britannica – XVII edizione festival a cura di Rodolfo di Giammarco.