Cyber-bullismo, come contrastarlo

In attesa del testo attuativo del Ministero dell'Istruzione, tra le varie novità che accompagnano il nuovo anno scolastico che ha preso il via da pochi giorni c’è l’entrata in vigore delle nuove disposizioni introdotte per prevenire e contrastare il bullismo nella Rete.

Ad inizio settembre, sul sito del Garante della Privacy, a seguito dell’entrata in vigore della nuova legge sul cyber-bullismo, è stata pubblicata una scheda illustrata per spiegare ai ragazzi come e quando possono richiedere l’oscuramento o la rimozione di foto o post offensivi nei loro confronti, o di cui non hanno dato autorizzazione per la diffusione.

Come fare? Si deve inviare una richiesta al sito internet su cui è stato pubblicato il contenuto ritenuto offensivo. L’istanza può essere inviata direttamente dal minore, se questo ha più di 14 anni, oppure da un genitore o da chi esercita la potestà genitoriale.

Se poi non è stato possibile identificare il gestore del sito o del social network, oppure esso avesse ignorato la richiesta di rimozione dei contenuti per più di 24 ore, la vittima può rivolgersi direttamente al Garante inviando all’indirizzo preposto (cyberbullismo@gpdp.it) lo specifico modulo pubblicato di recente.

Misure preventive a scuola
Ogni scuola, poi, dovrebbe aver individuato nel proprio organico un docente referente, che avrà il compito di coordinare le iniziative di prevenzione e contrasto al cyber-bullismo.

In aggiunta a ciò, come previsto dalla legge sulla cosiddetta Buona Scuola, nel triennio 2017 – 2019 sarà necessario attuare la formazione del personale scolastico sul tema del cyber-bullismo e modificare i regolamenti scolastici affinché prevedano esplicite sanzioni disciplinari, commisurate alla gravità degli atti compiuti.

Il Ministero, entro il 18 settembre, avrebbe dovuto presentare le linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo nelle scuole, che poi andranno aggiornate ogni due anni. Non è ancora stato fatto, ma si attendono a breve.

Qualora si verificassero atti di cyberbullismo, il dirigente scolastico deve informare tempestivamente i genitori dei minori coinvolti: i regolamenti scolastici dovranno prevedere esplicite sanzioni disciplinari, commisurate alla gravità degli atti compiuti. I servizi territoriali, con l’ausilio delle associazioni, dovrebbero promuovere progetti personalizzati per sostenere le vittime di cyberbullismo e per rieducare, anche attraverso l’esercizio di attività riparatorie o di utilità sociale, i minori autori degli atti di bullismo in Rete. Se non c’è querela o denuncia, per quest’ultimi scatta l’ammonimento e il questore convoca il minore insieme ad almeno un genitore.

La grossa novità del provvedimento entrato in vigore a giugno riguarda, come si diceva, la possibilità di chiedere l’oscuramento, la rimozione o il blocco dei contenuti che siano stati diffusi in rete (foto e video imbarazzanti o offensivi, post sui social network in cui si è minacciati, offesi, insultati…). Se entro 24 il gestore non avrà provveduto alla rimozione dei contenuti, infatti, l’interessato può rivolgere l’analoga richiesta al Garante per la protezione dei dati personali, che dovrà attivarsi per rimuovere i contenuti entro 48 ore.

Foto metafora del bullismo online

Non sono poche, comunque, le perplessità per un sistema che viene da più parti visto come troppo macchinoso e poco incisivo a livello pratico. L’avvocato Marisa Marraffino, esperta di reati informatici, si mostra alquanto perplessa: “Restano le difficoltà pratiche nel rimuovere i video in tutti i casi in cui, ad esempio, questi siano stati condivisi su più siti oppure gli autori non siano identificabili. Si dà poi al gestore del sito o del social network la facoltà di rimuovere il contenuto entro 48 ore, senza imporre sanzioni in caso di inadempimento. È facile prevedere come andrà a finire. Si dà lo stesso termine di 48 ore anche al Garante per la protezione dei dati personali che difficilmente, a mio parere, riuscirà in questi termini a rimuovere tutti i contenuti illeciti”.

Prevenzione, prevenzione e ancora prevenzione
L’introduzione dello strumento di ammonimento previsto dalla legge, secondo l’avvocato, “sarà utile soprattutto quando i contenuti circolano ancora su sistemi di messaggistica cosiddetti privati, come WhatsApp o Snapchat”. Anche in questo caso però, la legge lascia troppa possibilità di interpretazione, elencando una serie precisa di reati per quali è prevista questa sanzione, escludendone altri, come il reato di sostituzione di persona, che pure si verifica molto frequentemente.

“Credo molto di più nell’efficacia preventiva degli strumenti previsti dalla legge e soprattutto nella formazione dei docenti che potranno rappresentare in futuro un valido punto di riferimento per gli studenti anche su questi temi”, continua l’avvocato Marraffino. Come spesso accade, la prevenzione è l’arma più efficace per affrontare problematiche come quella del cyber-bullismo. “Non si tratta di censurare la rete, semmai – spiega – di rispettare l’identità digitale altrui, sulla quale oggi si regge il futuro, anche professionale, dell’individuo. Un video può distruggere la vita di una persona e l’assoluta deresponsabilizzazione di chi veicola questi contenuti non è una conquista di civiltà”.

 

 

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