Custodi della Pasqua

Vivere la risurrezione vuol dire avere in cuore la comunità, il dolore altrui, la sospensione. Ogni attimo della nostra vita dovrebbe avere in sé quei misteri pasquali che non sono affatto lontani dalla nostra quotidianità
Resurrezione

Succede che, improvvisamente, e non si sa per quali meccanismi particolari, una parola, un termine salga improvvisamente sulle labbra della gente. È successo col termine “custodia” e col verbo “custodire”, portati in auge da papa Francesco nell’omelia all' inizio del suo ministero come vescovo di Roma. Quasi che quella parola dovesse prorompere dalla folla e prendere una sua solidità.

Mi azzardo quindi ad utilizzare questo termine anche per dare il titolo a quest’editoriale nel giorno della risurrezione di Gesù: “Custodi della Pasqua”. Che vuol dire? Ognuno potrebbe indicare il senso che bisognerebbe dare a quest’espressione. Da parte mia propongo una riflessione sul mistero pasquale intero, perché per il cristiano tutto l’anno dovrebbe essere una Settimana santa. E ogni attimo della nostra vita dovrebbe averla in sé tutta e completa.

Custodi del Giovedì Santo. Essere custodi della comunità, soprattutto nel momento della relazione difficile, se non dell’angoscia per la disunità. Essere custodi del pane spezzato, cioè della condivisione, dell’unità dei cristiani e del genere umano. Essere custodi della fratellanza più vicina a noi e di quella universale.

Custodi del Venerdì Santo. Essere custodi del dolore nostro e altrui, cercare di lenirlo, seguendo l’invito di papa Francesco ad essere concreti nel servizio. E poi ricordarci che nell’abbandono Gesù in croce si è fatto carico di tutti gli abbandoni, passati, presenti e futuri. Anche dei nostri personali.

Custodi del Sabato Santo. Che cosa può suggerirci il silenzio del Sabato Santo? La sospensione è totale. C'è lo spazio del tempo: quello che si frappone tra la morte e la risurrezione. È il tempo che va vissuto senza risposte alle nostre domande, o addirittura senza domande, semplicemente essendo, vivendo il momento presente. Custodendo la solitudine, la sospensione, l’incertezza.

Custodi della Domenica di risurrezione. È il Cristo risorto. Una persona. La Persona. Custodire la Pasqua vuol forse dire non sbandierare questa certezza con l’orgoglio del superbo, di chi ha vissuto la carità, ma riproporla con la propria vita, gioiosi ma non sguaiati, con la sobrietà, il rispetto e la benevolenza insegnata dal Vangelo. Custodi della risurrezione anche di chi non crede alla risurrezione.

Buona Pasqua, custodiamoci reciprocamente.

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