Cupio dissolvi
Certamente ci si può spiegare l’ultima mossa del cavaliere con una prostrazione personale in cui la lucidità e la razionalità sono state messe tra parentesi dalla paura di un futuro che si annuncia drammatico per il condannato Berlusconi. Tanto da ingenerare un “cupio dissolvi”, un desiderio di annullamento, in sostanza nichilista.
Persino il suo indiscusso e straordinario fiuto politico pare essere caduto in una crisi irreparabile, per la stessa ammissione di alcuni suoi collaboratori, se è vero come è vero che il gesto delle dimissioni in massa della compagine parlamentare del Pdl ha lasciato il cerino acceso proprio nelle mani del partito di Berlusconi: si licenziava il governo non per motivi economici, ma personali del leader.
La mossa di ieri, giustificata con il mancato rinvio dell’aumento dell’iva, tendeva a rimettere il cerino nelle mani del Pd. Ma si sa che la copertura era stata trovata ed era stato convocato il Consiglio dei ministri di venerdì per approvare il decreto. Nel frattempo era scoppiata la bomba delle dimissioni dei parlamentari, e quindi Letta nel Consiglio dei ministri aveva proposto di rinviare l’approvazione del decreto a dopo la verifica parlamentare. Tutti i ministri, compresi quelli del Pdl, avevano approvato tale proposta.
La situazione è “inquietante”, usando l’aggettivo indicato da Napolitano. Molto inquietante. E ciò accade per motivi che trovano le loro radici in antichi conflitti, ma che oggi si coagulano in una disperazione personale anche comprensibile, se non fosse che ad andarci di mezzo è un intero paese. Come dice il Sole24ore, la cultura istituzionale e politica di un paese è messa in pericolo da un conflitto di interessi personale.
Meglio non dir di più, le parole in questi casi non fanno che accelerare lo sfascio. Ma una cosa va detta, non si può tornare a votare con questa legge elettorale, che è alla radice di tanti mali della nostra attuale democrazia: l’ultimo esempio è la dimostrazione della totale dipendenza dei parlamentari Pdl dal loro leader e dai suoi più stretti collaboratori. Deputati e senatori paiono essere stati privati della loro libertà di coscienza, così come in passato è accaduto anche in altri partiti.
Ma ci si lasci sperare, contro ogni evidenza, che il passaggio parlamentare possa spingere deputati e senatori di tutti i partiti a ricordarsi che il loro primo compito è quello di servire il Paese e il bene comune, sostenendo il Governo almeno fino alla legge di stabilità e alla riforma del sistema elettorale.