Cultura e innovazione contro la crisi

Una città dinamica che avverte meno la crisi. Investe in cultura, innovazione, recupero del patrimonio artistico, infrastrutture, ma sono esperienze difficili da consolidare in un Paese fermo. A colloquio con Marco Filippeschi, al secondo mandato come sindaco di Pisa, nello splendido palazzo Gambacorti, della seconda metà del Trecento, che si affaccia sul Lungarno
Marco Filippeschi

Buone prassi e punti di forza della sua città?
«La città ha la capacità di essere dinamica anche nella crisi che avvertiamo con effetti ridotti rispetto al resto del Paese perché c’è una propensione all’innovazione con grandi istituzioni che garantiscono una certa tenuta. Siamo all’avanguardia nell’innovazione digitale, a Pisa è nata l’informatica, non ci sono solo studi e ricerche, ma tante aziende che si sono insediate per offrire servizi nel territorio fondati sulla rivoluzione digitale».

Oltre piazza dei Miracoli qual è l’offerta turistica e culturale che Pisa offre?
«La città ha anche una rinnovata capacità di saper riproporre la sua immagine come città d’arte e di turismo con grandi investimenti che abbiamo fatto per il recupero e la valorizzazione del patrimonio culturale. Abbiamo un grande progetto di 40 milioni, finanziato al 60 per cento dalla Comunità europea, il resto sono investimenti del Comune per il recupero della cinta muraria alto medievale, delle fortificazioni, di alcune aree strategiche con monumenti abbandonati o sottovalutati, la pavimentazione di piazza Cavalieri, del corso e progetti per asili e centri per anziani nel centro storico».

Pisa è un crocevia strategico: stazione ferroviaria, nodo autostradale e un aeroporto con 4,5 milioni di passeggeri l’anno che continua a crescere…
«Continuiamo a investire sull’aeroporto per complessivi 160 milioni di euro fino al 2015. Ci sarà anche un nuovo collegamento, un People mover, un trenino elettrico che lo collegherà alla stazione ferroviaria anche se dista solo 800 metri. E ci sarà l’ammodernamento dell’aviostazione: allungamento delle piste, abbattimento dell’impatto ambientale, una nuova torre di controllo».

Ci sono, però, varie questioni aperte con il governo…
«Riguardano la Biblioteca universitaria, la dismissione di tre caserme nel centro storico, un museo per le antiche navi di Pisa, tanto per fare qualche esempio. Il problema è che abbiamo avuto un rapporto migliore con la Regione Toscana e la Comunità europea piuttosto che con i Governi italiani. Siamo una città che s’è data molto da fare, ma con il ministero dei Beni culturali, per esempio, abbiamo trovato difficoltà a mandare avanti progetti già impostati, con accordi di programma, finanziabili. Anche se spingiamo sull’innovazione digitale, sull'energia rinnovabile, avvertiamo la fragilità di queste esperienze. È difficile consolidarle in un Paese fermo e farle diventare sistematiche».

Altre criticità?
«Abbiamo tutti i problemi di una città metropolitana, anche se abbiamo solo 91 mila abitanti che diventano 150 mila con i pendolari e gli studenti, e una percentuale molto alta, proporzioni fatte, di 900 persone di etnia rom. C’è una grande pressione su una città piccola: tanti turisti sporcano molto. La fetta di costi più importante del bilancio comunale è per tenere pulita la città. Non prendiamo un euro dall’indotto di piazza del Duomo e c’è una sproporzione enorme tra i costi dell’accoglienza e ciò che entra. Si crea una ricchezza privata, ma poco pubblica. Abbiamo equilibri ambientali fragili, due terzi del territorio sono parchi naturali e si deve intervenire con grande accortezza. Ma la città ha fiducia e un suo progetto, una sua idea di sviluppo, si è aperto un porto turistico in foce d’Arno, aprirà Ikea, nella zona industriale ci sono nuove aziende nel campo dell’innovazione digitale. Da noi non si può essere pessimisti».

Che tipo di penetrazione malavitosa è presente nel territorio e come si combatte?
«L’anticorruzione è complessa e la stiamo mettendo a regime. Per ora siamo abbastanza protetti e teniamo la guardia alta. C’è un protocollo d’intesa con la Prefettura e la Camera di commercio per scambiarci informazioni sensibili. Alcuni segnali di malaffare ci sono stati nella ristorazione in provincia di Pisa. Per ora siamo abbastanza tranquilli, prestiamo grande attenzione e cerchiamo di collaborare con il prefetto e i rappresentanti delle altre istituzioni per alzare le antenne ad ogni minimo segnale».

Esiste una fattiva collaborazione con i Focolari?
«Abbiamo aderito all’iniziativa “Città per la fraternità”, abbiamo ospitato alcuni eventi: Sportmeet, Run for unity, c’è un rapporto di collaborazione per inserirsi in aree critiche, come con il dopolavoro ferroviario vicino alla stazione. Per scrivere il mio ultimo programma elettorale ho usato citazioni tratte dal libro di Paolo Crepaz Vivere la città edito da Città Nuova. Mi piacerebbe organizzare con voi un convegno sul “Patto di comunità” per promuovere un’economia sociale e rendere sistematica la capacità di attrarre contributi privati per progetti di valenza sociale. C’è una sintonia e un grande spazio di ideazione e sperimentazione culturale che potrebbe anche diventare un laboratorio permanente a livello nazionale. Negli impegni concreti c’è stato il tentativo di animare il dopolavoro ferroviario e vorrei collaborare con la scuola di formazione politica che avete intrapreso. In Toscana c’è la cittadella di Loppiano e Pisa, come centro di alta formazione, ricerca, studi universitari, potrebbe essere per voi uno spazio per un rinnovamento dal basso. Pisa è una città dove investire per fare azioni concrete non estemporanee».

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