Crozza Italia
Beppe Grillo continua a non trovar posto nella tv di oggi. Da anni riempie tutte le sere un Palasport d’Italia, vende libri e dvd come gli scrittori più affermati, dialoga online con migliaia di fan sul suo blog, diventato uno dei primi dieci d’Europa. Eppure il piccolo schermo lo tiene lontano, ben attento a non terrorizzare i più generosi investitori pubblicitari spesso nel mirino delle pungenti denunce del comico genovese. Viene subito da pensare all’esilio dal video di Grillo, guardando al martedì sera, alle 21.30 su La7, Crozza Italia, il primo programma da incontrastato one-man show di Maurizio Crozza. C’è chi lo ricorderà per le brillanti imitazioni di Luciano Pavarotti e Serse Cosmi a Mai dire gol prima e a Quelli che il calcio poi, o magari per le canzoni cult pro Zapatero in stile Gipsy King, nell’ultimo programma di Celentano. Nelle cinque puntate Crozza non fa mistero di voler riportare in tv il Grillo mattatore dei mitici Te la do io l’America e Te lo do il Brasile. Genovese come il suo maestro, Crozza spara un fuoco di fila di monologhi, battute, imitazioni, piccoli filmati ironici che colpiscono la politica e il costume e che ricordano molto da vicino l’inimitabile Grillo parlante. Il risultato è però piuttosto diseguale. Tra i comici più bravi della sua generazione, Crozza sembra soffrire la distanza lunga di un programma intero. Alcuni suoi sketch restano fulminanti, molte delle sue battute ricordano Woody Allen e meriterebbero di finire sulle tshirt per quanto sanno essere incisive e sagaci. Anche Elio e le Storie Tese e Giorgia gli danno una bella mano, ma in un’ora e mezzo tanti sono i momenti di stanca, diversi i monologhi tirati via senza troppa convinzione. Uscire dalla logica di Zelig è il suo obiettivo. Legittimamente intende smarcarsi dalla strategia del comico tv di successo che impone un tormentone, una trovata linguistica propinata poi ogni volta, senza varianti al pubblico, come un cantante con il suo brano da hit parade. Crozza punta a mostrarsi comico dalle molte facce e dalle mille risorse non un battutista qualsiasi da risata registrata. Ma se l’intelligenza e il talento sono fuori discussione, resta l’impressione di un centometrista mandato a correre la maratona di New York. Ad appesantire il programma c’è anche una certa autoreferenzialità di cui sembrano soffrire molti comici di sinistra. In alcuni momenti sembra d’essere ad una Festa dell’Unità per l’insistenza con cui si parla di temi, miti e argomenti che sono familiari solo ad alcuni. È questo il paradosso: con un programma intero per parlare a tutti, Crozza si chiude in una nicchia dove far ridere solo pochi. http://crozzaitalia.la7.it/