Crocifisso sì o no
La querelle circa l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, in Italia, rischia ancora una volta di aprire la strada alla zuffa.
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La querelle circa l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, in Italia, rischia ancora una volta di aprire la strada alla zuffa. Occorre invece ragionarvi sopra insieme e con pacatezza. C’è un punto su cui tutti siamo d’accordo. In quanto è esposto in un luogo pubblico che esprime la laicità dello Stato, il simbolo del crocifisso non ha immediatamente significato religioso. Ne consegue che ha valore culturale. È questo – dal punto di vista della Corte del Consiglio d’Europa (18 marzo 2011) – ciò che ne rende non discriminante l’esposizione.
Ma allora questo simbolo non rischia d’essere ridotto a qualcosa di innocuo e indifferente? D’altra parte, è possibile per la coscienza cristiana ridurlo a un mero fatto culturale? Se restiamo prigionieri di questa dialettica non si cava un ragno dal buco. Bisogna guardare piuttosto alla posta in gioco, cercando di affrontare i veri problemi che ci stanno di fronte.
Intanto, sarebbe un segno di maturità il riconoscimento da parte di tutti gli italiani – a prescindere dalle personali convinzioni – dell’eredità ricca e complessa che ha plasmato l’identità nazionale e ha da mostrare a tutt’oggi la sua fecondità e creatività. A partire dal cristianesimo. Arte, pensiero, vita sociale e ispirazione civile non sarebbero quelli che sono, se questa presenza non vi fosse stata e a tutt’oggi non desse segni robusti di vitalità.
E poi siamo sinceri: non è un simbolo esposto nelle aule che garantisce la fedeltà a un’ispirazione e a una tradizione come quella cristiana. Il crocifisso ha da informare di sé, del suo modo di sentire l’uomo e la storia e di servire il bene comune, tutte le espressioni della comunità cristiana.
Pensiamo a una cosa soltanto. Il crocifisso raffigura colui, che sul legno della croce, ha dato sé stesso per l’altro. Così, il simbolo principe della fede cristiana è quello del servizio, della dedizione, dell’accoglienza.
Di fatto, oggi, la questione non è più semplicemente quella della coabitazione tra chi aderisce alla fede cristiana e chi ha sposato un’ispirazione laica di vita. Ci sono tra noi altre comunità e tradizioni religiose. Bisogna imparare a convivere.
E non è facile. La storia è fatta di conquiste, migrazioni, rimescolamenti etnici e culturali il più delle volte a carattere cruento. Il nostro tempo non è diverso dagli altri. Diverso ha da essere come ciò deve avvenire: nel segno della giustizia, della solidarietà e della fraternità. È questo che il crocifisso c’insegna.